Divagazioni

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    DI CESARE DI DATO


    Sempre diverse e sempre uguali.
    Le nostre adunate sono proprio questo: esse ci ripropongono schemi apparentemente fissi ma in realtà permeati da tali varianti da consentirci l’ossimoro di apertura. Anzitutto la popolazione della città ospitante: il suo modo di reagire costituirebbe un ghiotto boccone per uno psicologo delle masse. Si passa dall’entusiasmo profondamente alpino di una Brescia 2000 al contenuto affetto marinaresco di una Genova 2001, dal caloroso, quasi soffocante abbraccio catanese alla rocciosa ospitalità aostana.
    Rocciosa, come rocciose sono le sue montagne, taciturna ma capace di slanci generosi, fedeltà totale, sopportazione somma: la storia del battaglione Aosta ne è la conferma. Un esempio per tutti: all’indomani di Catania la redazione fu sommersa da oltre un centinaio di lettere colme di entusiatiche parole per la visita degli alpini; tra esse nessuna di segno negativo. Aosta ha taciuto, totalmente, e i messaggi ricevuti provenivano da partecipanti esterni alla valle. Ma non è stato un silenzio di indifferenza, è stato il silenzio di chi coltiva gelosamente nel cuore i propri sentimenti, un silenzio più eloquente di qualsiasi altra esternazione: Aosta vuol dire Alpini e per quella gente l’assioma è quasi un dogma, per cui è inutile porlo in evidenza. Devo dire che ce l’aspettavamo e che ne siamo soddisfatti.
    Ma torniamo nel seminato. Ci sono altri infiniti piccoli episodi che diversificano questa adunata dalle altre: Luino, per esempio, che fa sfilare quale alfiere della sezione la campionessa mondiale militare di fondo Alessandra Rigamonti del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur, perciò alle armi, iscritta al gruppo di Cunardo (VA), mentre Milano affida il drappo al suo socio di colore Andrea Pala secondo una decisione che condividiamo pienamente. Segnaliamo la cosa non perché eccezionale faremmo un torto ai due protagonisti ma perché la decisione dei due presidenti Bottinelli e Tona è la dimostrazione che l’ANA corre con i tempi. E poi, consentite a chi scrive un tocco romantico: accanto alla bella ragazza e al fiero giovanotto vedevo sfilare idealmente Maria Plozner Mentil e Pasqualino Tolmezzo.
    C’è poi Bruno Miraglio, della sezione di Torino, che ripete l’impresa dell’anno scorso in Sicilia, e conclude, venerdì 9 maggio, la sua cinque giorni di marcia nella piazzetta del Palazzo della Regione, accolto dal nostro presidente in persona: per non perdere le buone abitudini alpine raccoglie quindici compagni di viaggio e percorre la strada da Alpignano ad Aosta con tappe intorno ai 30 40 Km, per il solo piacere di rimanere a contatto della natura: vederli arrivare è stato un piacere, per l’ordine e per la disciplina che li contraddistingueva. Non è da meno il generale veterinario Franco Cussino, il quale, virtuoso dell’armonica a bocca da lui denominata Fanfara alpina tascabile , si esibisce al teatro Giacosa suonando le nostre migliori canzoni e riscuotendo l’incondizionato applauso dei numerosi presenti. Un piacere per chi ama la musica. Non basta: il nostro Pasetta, al secolo Tommaso D’Amico di Barrea (L’Aquila), il popolare ultimo luparo d’Abruzzo che i nostri lettori hanno conosciuto attraverso un paio di servizi di questa rivista, sente il bisogno di scrivere i versi dell’Inno al mulo, che farà poi musicare dall’alpino Gallina, mentre Sergio Milani, in memoria del padre Bruno, alpino dell’Aosta, fa stampare a tempo di record e presenta un libro sulle gesta del battaglione nell’ingrata e troppo dimenticata campagna del Montenegro, sulla scorta delle memorie del genitore a lui strappate in anni di pazienti colloqui. Certo, ci sono anche gli aspetti negativi: i trabiccolari per esempio, contro la cui stupidità ragion non vale; disturbatori della quiete pubblica e quel che è peggio, offenditori del buon nome dell’ANA non hanno ancora capito che più che simpatia riscuotono compatimento; o gli ubriachi che, chissà perché si abbandonano a libagioni credendo in tal modo di esaltare una virile alpinità, senza sapere che costituiscono spettacolo ripugnante e ben lontano allo spirito alpino (quello morale, ben s’intende). O, ancora, i violenti che, spiace per loro, non sono molto differenti dai loro colleghi di infausta memoria genovese nei giorni del G8. Sempre diverse e sempre uguali le nostre adunate dicevamo: ora possiamo aggiungere e sempre inimitabili .