Dall'altra parte dell'Ortigara

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    Luserna, un paesino aggrappato ai pendii che dagli altipiani di Vezzena scendono a precipizio sulla valle dell’Astico, probabilmente non dice nulla ai lettori de L’Alpino. Non è una grave lacuna nella conoscenza della geografia se questa piccola comunità, settecento anime, tagliata fuori dalle linee di collegamento tra il Veneto e il Trentino, sfugge all’attenzione degli appassionati di montagna.

    Eppure più d’un motivo ci sarebbe per andare a curiosare tra le belle e antiche costruzioni che resistono ai canoni dell’edilizia moderna, disseminate come sono secondo le leggi dell’andamento e dell’economia del terreno. Il borgo, adagiato su un costone con un panorama da mozzafiato, vanta origini antichissime, come dimostra l’abbondanza di scorie di fusione del rame (oltre tremila anni a.C.) attribuite all’ottima qualità del faggio, ma deve la sua rinomanza per essere l’ultimo lembo degli altipiani dove si parla ancora il cimbro , una lingua risalente all’antico bavarese e qui radicata mille anni fa con le migrazioni favorite dai vescovi conti, ai tempi delle carestie nel Medioevo.

    Durante la prima guerra mondiale il forte omonimo, pochi chilometri sopra l’abitato, conosciuto col soprannome di Padreterno per la sua possanza e la coriacea resistenza, subì da parte dell’artiglieria italiana, in poco più di una settimana, una valanga di cinquemila colpi di medio e grosso calibro. Il terrificante bombardamento fece quasi impazzire gli assediati fino a indurre il comandante ad alzare bandiera bianca: fu processato due volte dalla corte marziale e due volte assolto.

    Oggi, il forte, messo in sicurezza con opportune opere di restauro, è visitabile e consente di farsi un’idea del sistema difensivo messo in opera all’inizio del 900 dall’Austria e dall’Italia. Quello però che dovrebbe convincere gli appassionati di memorie storiche, a novant’anni dalla battaglia dell’Ortigara, a dare un’occhiata nell’altro versante del fronte italiano, dalla parte del trentino, è l’interessante mostra allestita dal Centro Documentazione Luserna per iniziativa del sindaco, Luigi Colussi Castellan, uno studioso di patrie memorie prestato all’amministrazione pubblica. Articolata su quattro piani riesce, con una scelta intelligente di reperti e una ricca documentazione fotografica, a fare rivivere l’odissea di quelle popolazioni esposte ai pericoli di una guerra non prevista (l’Italia era alleata dell’Austria) e costrette a sfollare in Boemia. Ancora più angoscioso si evidenzia il dramma dei giovani chiamati alle armi, di sentimenti italiani ma con una cartolina di precetto e antichi legami all’insegna dell’Imperatore.

    Sessantamila i trentini che hanno combattuto sotto le bandiere dell’aquila bicipite, diecimilacinquecento i Caduti, quasi tutti sul fronte orientale. Una bella pubblicazione curata da Lorenzo Baratter, Dagli altopiani a Caporetto , bilingue, corredata da immagini di straordinaria efficacia, completa il contributo di memoria e di storia di quei pochi tenaci Cimbri , rimasti nella loro terra amara e bella . (v.b.)