Da Gardone con passione

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    di Cesare Di Dato

     

    Tanto hai più di lena quanto il monte è più nudo, più ripido, più alto Accolti in casa di D’Annunzio, non potevo rinunciare a una citazione del Vate che si attagliasse in qualche modo alla nostra natura alpina. E così apro con un verso tratto dalla Preghiera dei combattenti , che il Poeta scrisse nel gennaio 1916 e che mi pare soddisfi l’esigenza.
    Infatti la Sede nazionale e il nostro presidente, negli anni, hanno dovuto esprimere una non comune lena per cercare di scalare un monte ben difficile da affrontare, cioè la volontà dei tanti che hanno voluto ridimensionare funzioni e ordinamento delle Truppe alpine. La stampa alpina ha sempre sostenuto questa lotta: non c’è stato foglio di gruppo o rivista di sezione che non abbia trattato dell’alpinità e della sua quasi religiosità; essi hanno messo in guardia chi di dovere sul pericolo mortale che incombe sui nostri reparti, e perciò sull’Associazione, disperdendo a cuor leggero un patrimonio costruito anno dopo anno per cinque generazioni.
    Questo assillante imperativo categorico è puntualmente ricomparso nel corso del dibattito che ha fatto registrare un ulteriore miglioramento rispetto alle edizioni passate.
    Gli interventi di quest’anno sono stati più serrati, più incisivi, senza riprovevoli lamentele: si è potuto toccare con mano quanto i problemi che ci toccano e ci affliggono siano ben presenti nella mente di tutti. Non è una novità, ma l’attenzione con la quale i partecipanti hanno seguito le esposizioni dei colleghi, il silenzio che regnava durante i lavori nella suggestiva sala del convegno dominata
    dall’aereo che D’Annunzio usò per il suo volo su Vienna volo di pace si badi sono la dimostrazione di come il popolo alpino, e per esso i suoi rappresentanti di maggior spicco, sia partecipe della vita dell’Associazione; una vita sicuramente atipica ma che dovrebbe e potrebbe essere un esempio per gli esterni. Ecco allora tornare alla ribalta il tema dell’anno scorso a Recoaro: la visibilità; rispetto a un anno fa strada ne è stata fatta abbastanza, ma non è sufficiente. La dimostrazione numerica di quanto e di come i giornali nazionali e locali parlino di noi offerta agli astanti dallo scrivente deve essere un punto di partenza e non un traguardo: occorre insistere presso le redazioni, porre in essere i suggerimenti dello scorso anno, applicare il detto del nostro maestro Vitaliano Peduzzi: fare e far sapere. Come dire: un fatto che non compare su un giornale non è mai avvenuto. Di sicuro è d’obbligo abolire il fatalistico Tanto non ci ascoltano . A questo mi oppongo: non lo ha forse detto persino il buon Gesù?: Bussate e vi sarà aperto ; forse non si rivolgeva a noi, ma pensarlo è consolante.