Dür per durà!

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    Ho visto su L’Alpino di marzo una foto di congedati del 5° battaglione Edolo. Mi permetta un passo indietro: negli anni Sessanta io abitavo a Brescia. Sono cresciuto in quella città: la scuola media, il liceo, i primi amori e gli amici che non ho più rivisto ma che vivono sempre nella mia memoria.

    E poi il servizio militare negli alpini. Per un ragazzo di città quello fu il primo incontro con la bellezza e la solitudine delle montagne. Non ho mai amato armi e divise ma quei soldati, per oltre un anno, sono stati i miei compagni e i miei fratelli. Abbiamo diviso tutto anche la fatica che allora non ci pesava perché eravamo giovani e ricchi di sogni. Da quei ragazzi ho imparato i valori della solidarietà, del rispetto, dell’amicizia senza distinzione di ceto e di cultura. Un’esperienza che mi ha segnato in positivo. Sono rientrato in Sardegna, mia terra d’origine, da oltre 40 anni, e qui ho costruito la mia vita e i miei affetti. Sono troppo lontano nel tempo e nello spazio ma i ricordi sono sempre vivi. Mi farebbe piacere, attraverso il giornale, salutare gli alpini dell’Edolo. Magari qualcuno si ricorderà di me, quell’infermiere sardo che non restava mai in caserma a Merano ma seguiva i reparti nei campi invernali e nei campi estivi. Sul Gavia, a Glorenza, a Vipiteno, a Verona, a Roma e ai confini con l’Austria. Probabilmente all’epoca (1967- 1968) ero uno dei rari sardi tra gli alpini e c’ero capitato solo perché abitavo a Brescia. È stato un onore aver prestato servizio militare negli alpini.

    Leo Spanu – Sorso (Sassari)

    Questa lettera, racconta, più di mille discorsi, quali tracce lasci nell’animo di un giovane un periodo di servizio per il proprio Paese, vissuto insieme ad altri giovani. La fretta con cui s’è voluta chiudere l’esperienza della leva obbligatoria, non si è rivelata solo una scelta infelice, ma soprattutto una perdita di umanità.