Corrado Perona

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    Dell’ultimo decennio della storia dell’Ana, Corrado Perona ne ha passati quattro decimi da Presidente nazionale, protagonista in prima persona. Gli altri sei da padre nobile, appassionato e carismatico. All’anagrafe non concede nulla, ma proprio nulla. Nel fisico e nella testa. Forse soltanto la fedelissima Anna ha qualche chance di successo, ma per il resto la mente è sempre da prima linea. Memoria, passione, intelligenza, un mix che ti coinvolge e ti travolge, senza perdere un colpo che sia uno. Con lui non si segna il passo, ma bisogna stare al passo, senza distrazioni.

    Presidente, che lettura fa di questi ultimi tempi? Sono anni positivi, nonostante il vento non sia favorevole, da un punto di vista politico e culturale, in generale. Non credevo che l’Ana avrebbe potuto reggere così bene. Il merito va tutto agli alpini, dal Presidente nazionale, al Consiglio direttivo, ai Presidenti di Sezione, Capigruppo e tutti gli alpini che operano con grande generosità e discrezione.

    Parlando della politica, mi sembra di percepire un tuo disagio che non fai nulla per nascondere… È un disagio vero che nasce dal vedere come non si faccia nulla per custodire il bene comune, la nostra identità nazionale. Quarant’anni fa abbiamo cominciato a demolire il 25 Aprile, oggi stiamo trasformando il 2 Giugno nella festa della convivialità, dell’integrazione sociale con gli stranieri, come sostiene qualche politico di spicco. Integrarsi è fondamentale, ma il 2 Giugno deve rimanere la festa della nostra Nazione, dei suoi valori, della sua Costituzione e dei principi su cui si fonda. Il rischio è quello di una erosione continua delle fondamenta, che alla fine potrebbe far crollare la casa.

    Visto che ritieni gli alpini adeguati a contenere questa sfida epocale, quale ricetta proponi per incentivare il loro ruolo, visto che oggi non abbiamo più la leva obbligatoria? Personalmente sono favorevole a reintrodurre una leva snella, di sei, otto mesi da attivare soprattutto nel servizio alla montagna. La montagna in Italia va dalle Isole fino alle Alpi, attraversando tutto il Paese. E la montagna oggi conosce un grande momento di fragilità, per la popolazione sempre meno numerosa che ha il coraggio di restare, per la cura che necessiterebbero i suoi sentieri, i torrenti, i boschi. Ovviamente un servizio da portare avanti come alpini, con le Truppe Alpine, il Corpo forestale, con le Comunità montane e i sindaci responsabili. Gli alpini, uomini di montagna potrebbe davvero segnare una iniezione di fiducia e una boccata di ossigeno nel rivitalizzare questo ambiente, che è quello delle loro origini.

    Questo per quanto concerne i giovani, ma per gli altri che volessero far propri i valori alpini? Da sempre io sono favorevole a incentivare in tutti i modi l’avvento degli amici e degli aggregati. Il nostro Dna è capace di attrarre uomini e donne di qualsiasi età. Il nostro spirito di solidarietà e il primato del fare sulle parole sono proposte capaci di affascinare qualsiasi persona dotata di buon senso e di senso civico.

    Parlando della esperienza passata della mininaja, che hai visto durante la tua presidenza, sussistono pareri molto discordanti… Non facciamone una beatificazione, ma neppure demonizziamo. Si è trattato di un momento di speranza, una piccola luce che indicava comunque un valore. Poi il cappello non l’abbiamo dato noi per un atto di buonismo, ma glielo ha dato lo Stato, a giovani che erano comunque motivati. La speranza, che in tanti casi si è rivelata una certezza, è che sotto quel cappello qualcosa di nostro è rimasto.

    Ti preoccupa che l’individualismo strisciante possa intaccare la nostra identità? Non siamo esenti dai virus, ma trovo che l’Ana sia ancora allineata e coperta intorno ad alcuni valori ben definiti. E questo non perché riceviamo ordini dall’alto, ma perché questi valori ce li portiamo dentro.

    Quale spot pubblicitario ti piacerebbe proporre per il nostro futuro? Quello dell’incontro con i ragazzi nelle scuole. Prima di tutto perché è un target nazionale diffuso ovunque, in secondo luogo perché è una grande opportunità per farli riflettere sui nostri valori, distraendoli da quel lavaggio del cervello che sono i luoghi comuni di certa cultura contemporanea e, qualche volta, anche ideologici.