“Ci siamo anche noi”

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    Hanno un cuore alpino tanto quanto i loro uomini. Sono le donne degli alpini, sono mogli, madri, figlie che, nonostante non abbiano svolto il servizio militare, potrebbero portare senza alcun dubbio il cappello con la penna nera.

    Ci sono sempre, in prima linea, ad applaudire i loro uomini alle Adunate nazionali, a supportarli nelle loro attività di gruppo, a sostenere quell’ideale di solidarietà e fratellanza propria degli alpini. Per quei tre giorni di grande entusiasmo che è l’Adunata nazionale lasciano a casa le faccende quotidiane, caricano i bagagli sui camper, sui pullman, sulle auto, e seguono i loro uomini. Maria Teresa Truschelli, Giuseppina Donisi, Attilia Tonolli sono le mogli di alpini del gruppo di Villafranca sezione di Verona. “Dormiamo sul furgone dove sono predisposte le brande – raccontano – Ci adattiamo ovunque”. Il loro compito è quello di sparecchiare le lunghe tavolate, ma “alla cucina ci pensano gli uomini”. È bello stare con gli alpini – continuano -.

    È bello il loro cameratismo. Tra alpini, anche se non ci si conosce, ci si riconosce e c’è sempre un saluto. E poi c’è il loro impegno, la disponibilità ad aiutare, e noi li sosteniamo”. Le donne degli alpini sono anche quelle che troviamo a pelare patate per la cena nel campo di via XXI aprile. Si fa tutto per gli alpini. E in tutte si legge fierezza ed entusiasmo. Lo sanno bene, loro, cosa vuol dire “alpinità”. Al di là dell’aspetto goliardico c’è un impegno, il sacrificio quotidiano, la solidarietà che non può non essere compresa e supportata. “Sono in prima linea per tutto e tutti – dicono Luciana Nutti e Marisa Montanari, mogli di due alpini del gruppo di Forlì della sezione Bolognese-Romagnola, accampati nell’area 5 di viale Europa – Se il Comune ha bisogno ci sono gli alpini.

    Dell’alpino ci si può fidare”. E ricordano la presenza dei loro mariti durante la tragedia del Vajont o del terremoto in Friuli, o ancora della ristrutturazione della chiesa sconsacrata a Santa Sofia, in provincia di Forlì. E all’Adunata non mancano mai. Come Michela Bazzan, di Biella, consorte di Antonio Perona, figlio del presidente Corrado Perona. “L’Adunata è un’emozione grandissima – racconta – L’unione, la forza sono uniche. Solo gli alpini riescono ad aggregare così tante persone. Non si può non applaudire al loro passaggio durante la sfilata”. Forse, possiamo dire con un sorriso, è uno dei pochi momenti in cui le donne degli alpini sono tutte per loro, non hanno alcun motivo per cui “brontolare”, come spesso accade nella vita familiare.

    C’è poi chi vive con trepidazione l’attesa dell’Adunata, come tutte le donne dei presidenti di Sezione che con gli enti locali candidano la propria città ad ospitare un evento di tale portata. Ornella Lizzori è la moglie del presidente della sezione piacentina, Bruno Plucani, artefice della storica adunata 2013. “Ho vissuto tutta la fase di preparazione – racconta la signora -, tutta la frenesia, le preoccupazioni, l’attesa, la gioia di questa adunata”. Non nega di aver avuto la tentazione di dare suggerimenti, e talvolta, dice sorridendo, l’ha fatto, di sentirsi parte attiva di questo momento, ma è sempre stata a fianco del marito, con occhio “vigile”, ma discreto. E quando giunge il gran giorno della sfilata, le donne degli alpini si appostano alle transenne e per tutta la giornata, anche dodici ore, rimangono lì, fisse, ad applaudire.

    È un tifo da stadio quello di Angioletta Garrassi ed Egidia Musso, che seguono il gruppo della zona H di Brescia. Hanno il tricolore al collo, il megafono alla bocca e sono quasi afone. “Hip hip urrà – gridano al passare delle penne nere, chiunque esse siano” – Tifano per gli alpini, per il loro grande cuore. “Li seguiamo ovunque – dichiarano. Ovunque ci siano i nostri alpini, ci siamo anche noi”.

    Nadia Plucani