La città e la provincia di Cuneo offrono anche al turista più distratto un colpo d’occhio di straordinaria bellezza. Adagiate ai piedi del Viso si aprono verso la campagna per mostrare senza ostentazione castelli e chiese, segni di una lunga storia e di una forte tradizione religiosa. Basterebbero questi elementi a giustificare un soggiorno per le colline, coltivate con la cura dei tempi antichi, e le austere piazze della città, che con uno splendido rettilineo s’incuneano verso la confluenza del Gesso e della Stura di Demonte.
Quest’anno, il 13 maggio, ci sarà una ragione in più per affollare borghi e città piemontesi, con la consueta allegria, in occasione dell’Adunata nazionale. È un avvenimento atteso da tanti lustri dalle sezioni della Granda e non avrà solo lo scopo di rinsaldare i legami di fraternità tra commilitoni desiderosi d’incontrarsi, ma vorrà anche essere un segno concreto della nostra capacità di organizzare un grande evento di forte significato civile, patriottico e alpino, senza cadere in banalità carnevalesche.
Da parecchi anni, a parte i disagi che sempre comporta la concentrazione di centinaia di migliaia di persone in qualsiasi città, si lamenta infatti un crescendo di episodi e di comportamenti poco in linea con quello che diciamo di essere: attenti e disponibili verso il prossimo, altruisti e generosi, rispettosi di persone e cose, fedeli continuatori degli insegnamenti dei veci . Assistiamo, con preoccupazione al decadimento dello stile e del significato dell’Adunata.
Non sono solo i trabiccoli, noiosi, ripetitivi, privi di un minimo di scanzonata allegria, usati unicamente per disturbare e possibilmente intasare il traffico, ma anche maleducazione e malcostume che lasciano una scia di scontento. Negli ultimi anni ci sono stati atti deprecabili che non hanno risparmiato nemmeno i nostri ragazzi in armi, oltre ad ambulanze ed auto. Sembra che gli avvenimenti da noi sempre censurati ad opera di gruppi di fanatici della politica o dello sport stiano pian piano entrando anche nel nostro costume. Bisogna dire basta. Tutti. Responsabili nazionali, presidenti di sezione, capigruppo, forze dell’ordine e alpini.
Ne vanno di mezzo la nostra credibilità e l’alto significato di una manifestazione unica per imponenza, partecipazione e coinvolgimento di istituzioni e cittadini. Nessuno deve dimenticare che sfilare a Cuneo significa rendere omaggio alla memoria di tutti i Caduti, da quelli dimenticati delle ambe eritree fino agli ultimi dell’Afghanistan. Una città con dieci Medaglie d’Oro. Da quella provincia sono partiti i leggendari battaglioni alpini che nel 1916 sul Monte Fior, sul Castelgomberto hanno tenuto testa, assieme alla mitica Brigata Sassari, ai terribili reparti bosniaci, inviati lì a valanga per annientare l’ultima difesa che impediva alla Strafexpedition di aprire le porte della Valsugana e della pianura vicentina.
Seimila ragazzi del Val Maira, del Monviso e di altri battaglioni piemontesi restarono lassù con le scarpe al sole , per non parlare del sacrificio della Cuneense nella ritirata di Russia che ha consentito a molti di tornare a baita . Gran parte della leggenda degli Alpini passa attraverso la tenacia e la disciplina di quei soldati che hanno conosciuto solo la parola dovere. Anche noi abbiamo un compito cui non è più possibile sottrarci: fare un’adunata di Alpini per gli Alpini. I giullari, i fracassoni, quelli che vengono solo per sbronzarsi se ne stiano alla larga; i teppisti, non importa se infiltrati o no, restino a casa.
È arrivato il momento in cui ognuno deve sentire la responsabilità di concorrere, anche con una semplice telefonata, al buon andamento di una manifestazione in cui l’Associazione s’identifica e si presenta al Paese come forza morale.
Vittorio Brunello