Che fare della bandiera?

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    Il 25 luglio di cinque anni fa un parlamentare della Repubblica, oggi ministro, pronunci frasi che i magistrati rubricarono come ‘vilipendio della Bandiera italiana’. In primo grado il parlamentare venne condannato a un anno e quattro mesi. Il parlamentare fece ricorso ma il processo di appello non ci sar: la Giunta per le autorizzazioni a procedere ha proposto alla Camera di archiviare il caso, ritenendo che rientra nelle prerogative di un parlamentare dire ci che ritiene pi opportuno. Noi per non intendiamo archiviare il caso e indirizziamo all’onorevole, oggi ministro, questa lettera aperta:


    Signor ministro, forse non spetta a noi stabilire se rientrasse nei suoi diritti, in relazione alla carica pubblica ricoperta cinque anni fa, dire pubblicamente parole tanto triviali nei confronti della nostra Bandiera. Certo che nel processo di primo grado che segu, lei venne condannato per vilipendio della Bandiera. Forse non spetta a noi giudicare il divieto a procedere nei suoi confronti in secondo grado, recentemente pronunciato dalla Giunta della Camera dei Deputati. Certo triste constatare che per la Giunta della Camera, affermare di ‘pulirsi il …con la Bandiera’ rientra ‘nell’insindacabilit dell’espressione del proprio pensiero di cui godono i parlamentari della Repubblica’. Spetta per a noi alpini, nell’assordante silenzio di tanti, ricordarle che dovrebbe presentare le sue scuse alle Forze Armate, non foss’altro perch la loro Bandiera ha ricoperto centinaia di migliaia di Caduti, sacrificatisi anche per garantire (purtroppo!) la libert di offenderla. Non solo. Le sue scuse dovrebbero andare anche a quei cittadini che hanno svolto e svolgono il loro dovere militare sotto quella stessa Bandiera pur conoscendo la scarsa considerazione in cui li tiene la classe politica cui lei stesso appartiene orgogliosi di essere strenui difensori di quei sentimenti che le sue infelici parole volevano irridere. Le sue scuse dovrebbero essere fatte a tutti i reduci, che hanno compiuto il loro dovere verso l’Italia rappresentata dalla Bandiera, e poi anche alle migliaia di vedove e di orfani di guerra, che hanno pianto e piangono an cor oggi chi non tornato, per essersi sacrificato per quella Bandiera. E, infine ma non certo per ultime, le scuse dovrebbero essere fatte al presidente della Repubblica, custode del Tricolore nel quale si riconoscono tutti gli italiani, governati e governanti. Accompagna queste righe una fotografia: quella di un alpino in armi che porta un’urna con i resti di un Caduto, uno delle migliaia di Caduti. A questo giovane, deposta nella tomba l’urna, cosa suggerisce di fare della Bandiera che l’avvolgeva?A lei, signor ministro, l’ultima parola.


    Mai tardi!