CASALE MONFERRATO Recuperata alla citt la fortezza con una operazione di P.C.

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    Questa è una bella storia, di quelle che fa piacere raccontare, perché fa bene al cuore, non solo di noi Alpini; e se leggendola vi troverete, oltre alla cronaca pura e semplice dei fatti, anche l’orgoglio di appartenere al nostro Corpo, tanto meglio: sarà stato il premio migliore alle nostre fatiche. (…)

    (…) La Cittadella fortificata di Casale, costruita all’inizio del XVII secolo all’epoca in cui le artiglierie potevano ancora essere vanificate da spessi bastioni, rappresentò per tutto il ‘600 la più munita piazzaforte d’Europa, chiave di volta della Pianura Padana sulle cui ricchezze si incrociarono i destini e gli eserciti di Gonzaga e Savoia, francesi ed imperiali; con il castello medioevale e la cinta muraria che chiudeva la città, costituiva un formidabile sistema difensivo.
    Per più di due secoli la Cittadella fu teatro di memorabili assedi, da quello ricordato dal Manzoni nei Promessi Sposi e che servì anche alla trama dell’Isola del giorno prima, di Umberto Eco all’ultimo ad opera degli Austriaci, durante le guerre di Indipendenza; prima della sua quasi totale demolizione in epoca più recente (e non per motivi bellici, bensì urbanistici: dopo l’Unità d’Italia la piazzaforte era diventata inutile!).
    Durante l’occupazione nazista, contro il muro della sua antica Polveriera furono trucidati i partigiani di una formazione locale, la Banda Tom: la memoria di quell’eccidio rimane indelebilmente scolpita nella storia della città come tragico epilogo della barbarie di tutte le guerre. Della vasta area fortificata rimangono oggi una frazione delle mura Nord, con i camminamenti di guardia ed il fossato, e la zona centrale, su circa 5 ettari, che fino a pochi decenni fa erano utilizzati dall’Esercito come percorso di guerra. Con l’abbandono dei militari, negli anni ’90, la Cittadella fu lasciata al degrado, invasa da sterpaglie, immondizia, topi. Un vero e proprio sfregio della città che ormai preme fin sotto le sue mura.



    Fino a che la sezione di Casale non decide che è ora di intervenire per recuperare la Cittadella trasformandola in un parco pubblico.
    Notate, non è un caso che sia stata una sezione dell’ANA a farsi promotrice dell’iniziativa: nel trasformare un’antica piazzaforte, teatro di battaglie e di morte, in un giardino a disposizione della città, con sentieri per passeggiare e prati per farci correre i bambini c’è tutta la grande anima (e l’organizzazione) degli Alpini. Nasce così, dopo i contatti con il Comune (proprietario dell’area) e gli altri enti interessati l’Operazione Cittadella 2003, un’articolata esercitazione di Protezione civile del 1 raggruppamento (Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) che si
    svolge per un’intera settimana. I numeri sono senza precedenti: fra i sessanta ed i cento volontari in azione ogni giorno, su un totale di 181 volontari per circa 400
    presenze nella settimana; dieci sezioni coinvolte: con Casale, Novara, Alessandria, Biella, Ceva, Cuneo, Genova, Ivrea, Mondovì, Saluzzo e Valsesia, che hanno fornito quasi 3.000 ore di lavoro, usando di tutti i mezzi specifici in dotazione ai nuclei di P.C., dai fuoristrada alle motoseghe ai decespugliatori. I nostri volontari erano coordinati in sedici cantieri di lavoro diversi. Fortunatamente non c’è stato alcun incidente che abbia coinvolto il personale della Croce Rossa, comunque sempre presente, grazie anche alle ferree norme di lavoro che prevedono caschi, occhiali protettivi e indumenti antitaglio.
    Al termine della bonifica, erano stati asportati oltre mille quintali di materiale, molti dei quali bruciati in focolai vigilati anche di notte.
    Per questi aspetti, possiamo dire che l’operazione Cittadella 2003 è stata esemplare: nel senso che ha fornito un modello di integrazione fra enti, di collaborazione fra le sezioni, di rodaggio della macchina di P.C. al quale rifarsi per esperienze future, che certamente non mancheranno.
    Ma, più dei numeri che pure stanno a testimoniare il notevole sforzo logistico ed organizzativo, dovrebbe prevalere una considerazione, che è la valenza sociale dell’intera operazione: non si trattava solo di disboscare un pezzo di terra abbandonata, bensì di recuperare un pezzo importante di storia, di restituire a una città un vero e proprio luogo della memoria.
    Si è riprodotta per l’operazione Cittadella quella tipica atmosfera che circonda le nostre adunate, dove il tempo ordinario sembra sospeso e tutti giovani, meno giovani, operai, impiegati, pensionati, stimati professionisti si dimettono dal loro
    ruolo quotidiano e, spogliatisi delle tute blu e dei completi grigi da ufficio, rivestono l’abito tanto atteso del volontario, che ha un comune denominatore nel nostro cappello con la penna nera. Citando il profeta Isaia, il vescovo di Casale, monsignor Zaccheo ha lodato l’impegno degli alpini, un impegno che trasforma le lance in falci : complimento più spontaneo non poteva fare a dei monferrini, abituati a preferire i fatti alle parole; nel caso specifico abbiamo convertito le nostre armi in motoseghe, ma cosa volete, noi alpini siamo gente organizzata


    Renato Traverso