Cappelli: nuovi o bufferati

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    Buongiorno carissimi, con un gruppo di alpini qui al bar stiamo ridendo nel vedere gli alpini di Roma riuniti con cappelli nuovi di zecca. Ma come hanno fatto? Noi siamo proprio degli sporcaccioni trasandati. Chi ha fatto la naja è tornato a casa con cappelli usurati.

    Vorremmo sapere come hanno fatto a conservarli così perfettamente nuovi. Si vede che le intemperie del Campidoglio o del Quirinale non sono come quelle di Cortina o La Thuile. Questa non la potete pubblicare di certo. Avete la nostra comprensione. Ma lo scopo è stato quello di farvi fare una risata insieme a noi. Alla vostra salute! Complimenti per le lettere eccezionali e illuminate di Perona e il Direttore. Semo forti! Cordialità a tutti.

    Gaetano Alberti

    Caro monello, ho censurato parte della tua lettera, là dove l’alpino irridente diventava irriverente. Lo sai perfettamente, che un gruppo di ufficiali non può avere il cappello “bufferato” come quelli che vediamo in giro. Era ed è preteso dal loro ruolo e dal senso di dignità che tutta la divisa deve trasmettere, a cominciare dalla testa. Ma se i loro cappelli sono lustri come i pomoli di ottone, anche le bufere sui nostri, se permetti, sono un po’ taroccate. Quante operazioni abbiamo fatto di nascosto o in compagnia per dare ai nostri cappelli un tono vissuto, quando le tese ci calavano sugli orecchi facendoci sembrare dei Dumbo? E poi, caro Gaetano, confessalo. La foto è un po’ sgranata e la vista non è più quella d’un tempo. E allora brindiamoci su, ma senza prenderci troppo sul serio.