La SMALP di una volta.
C’erano una volta centinaia di studenti universitari che un bel giorno lasciarono i banchi di scuola per ritrovarsi su una brandina alla Scuola Militare Alpina, ad Aosta. Erano milleseicento, inquadrati in due battaglioni alpini universitari e in due batterie alpini universitari (i BAU BAU), ed era il 15 marzo 1941. L’Italia era in guerra e tanti di loro non sarebbero più tornati: dalla Russia, dai Balcani, dalle loro montagne, combattendo nella guerra di Liberazione, dai campi di concentramento tedeschi.
Molti avrebbero conquistato l’agognata stelletta , molti spediti ai corsi di Bassano, Avellino, Lucca e Bra con i gradi di sergente non avrebbero neppure fatto in tempo a diventare ufficiale e la strisciolina d’oro sul cappello l’avrebbero messa solo grazie a un decreto giunto con sessant’anni di ritardo. Ma dei seicento sottotenenti assegnati a reparti combattenti 250 furono i Caduti, 65 i feriti mutilati, congelati, invalidi 208 decorati: 9 Medaglie d’Oro, 79 d’Argento, 81 di Bronzo, 33 Croci al valor militare, 5 Croci di ferro, una Bronze Star medal.
Fra loro, Peppino Prisco, scomparso lo scorso anno, il nostro pastpresident Nardo Caprioli, il decano degli speaker dell’Adunata Carlo Tricerri e altri ancora che abbiamo la fortuna di avere ancora fra noi e che sono i nostri punti di riferimento
di valori.
La voglia di ritrovarsi spinse una dozzina di superstiti, autonominatisi Comitato organizzativo con Nilo Pes, il furiere (tel. 0434 565339), e poi Bonifacio, Gerosa, Pellegrini, Sartori, Simonetto, Tricerri, Vicentini e il tuttofare Zanatta a riunire tutto il gruppo di superstiti in occasione dell’Adunata nazionale a Pescara, nel 1989. Si trovarono una dozzina. Ma furono più numerosi a Verona, l’anno successivo, e deposero un fiore sulla tomba del loro vecchio capitano Giacomo Lombardi.
L’anno scorso, in occasione del 60º, vollero darsi appuntamento ad Aosta. Pensavano di ritornare alla caserma Testafochi, di visitare le camerate nelle quali avevano dormito a vent’anni, che avevano riempito con la loro spensierata e incosciente allegria di giovani che ancora non conoscevano gli orrori della guerra, invece
Invece l’accoglienza fu freddina, accompagnata da scarsa disponibilità a scortarli, accompagnarli, accudirli, ospitarli a mensa il giorno di sabato Dio non voglia! e, figurarsi!, la domenica
Quei vecchi romantici che nessuno conosceva, che sconvolgevano i programmi del signor generale Insomma, fu una amara delusione.
Ma ci vuole ben altro per quei Ragazzi di Aosta 41 , che in occasione dell’Adunata del prossimo maggio vogliono fare l’appello e sfilare per la città che li vide baldanzosi AUC.
Sessantatré anni dopo ci saranno tutti, a ricordare le loro nove Medaglie d’Oro, i compagni che non ci sono più, quelli lasciati sul Don, in Grecia, quelli caduti nella guerra di Liberazione, nei campi di prigionia. Appartenevano a battaglioni che sono entrati nella leggenda, il Val Chiese, il Tirano, il Morbegno, il Val Cismon
Saranno i primi a sfilare, subito dopo i reparti in armi, saranno ancora I ragazzi di Aosta 41 , lo stesso cuore.
E sarà anche un’eccezione, che intende riparare l’amarezza avuta da questi reduci l’anno scorso.
Eccezione perché potranno sfilare in un’unica formazione, anche se provengono da sezioni diverse.
Un chiarimento che vale per quanti vorrebbero è comprensibile poter sfilare assieme ai vecchi commilitoni. Vorrebbero, ma sarebbe un’altra Adunata, soprattutto un’altra sfilata. Scomparirebbe l’identità delle sezioni. Lo diciamo per quanti ci scrivono per fare appelli di questo tipo, per chiamare a raccolta e sfilare
autonomamente.
No, cari alpini. No. L’Adunata si fa per tutti voi, per tutti noi. Per ritrovarsi nei giorni di vigilia, per fare una sana, chiassosa, spensierata baldoria fino alle ore piccole; per tornare najoni, lasciando alle spalle, per poche ore, per pochi giorni, gli affanni e gli impegni della nostra monotona o frenetica quotidianità.
Ma, finita la festa, la mattina dell’Adunata, ciascuno deve tornare con la propria sezione. Si sfila davanti al Labaro, sezione per sezione, compatti. Tutt’uno, come
sempre.