Nelle sfilate il suo colbacco di lana di pecora era inconfondibile: lo aveva ricevuto
da una donna russa, ai cui figli aveva donato due paia di scarpe fattesi spedire dal
padre, che a Brescia gestiva un negozio di calzature. Lui, Angelo Viviani, classe 1922,
arrivato sul Fronte del Don col 6º Reggimento alpini, 112ª compagnia del Valchiese,
Divisione Tridentina, lo aveva decorato col fregio delle Truppe Alpine e la nappina rossa
con la penna nera. È “andato avanti” alla soglia dei 99 anni. Ferito ma sopravvissuto
a Nikolajewka, dopo la guerra, aveva seguito le orme paterne nel mondo delle calzature
e si era sposato, avendo poi tre figli.
Attivissimo fino a pochi anni fa, portava la sua testimonianza nelle scuole, trasmettendo il messaggio di pace e fratellanza degli alpini, messaggio che aveva lasciato anche ai nipoti, scritto in alcune decine di pagine di diario.
Si riducono così a quattro i reduci della Sezione di Brescia. Due, “Gino” Amadori di
Padenghe e Giovanni Franceschini di Brescia hanno 101 anni, mentre Natale Boletti di
Molinetto di Mazzano e Giuseppe Pirlo di Gardone Valtrompia ne hanno 100.
ma.cor.