BRESCIA Alpinata sul monte Guglielmo

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    Per celebrare la fine del 1800 gli italiani decisero di erigere un Monumento al Redentore, su diciannove cime italiane, così come diciannove erano i secoli dominati dalla fede cristiana. Tra queste cime, anche grazie all’interessamento del sen. Montini, padre del futuro Paolo VI, venne scelto anche il Monte Guglielmo, montagna particolarmente cara ai bresciani. Con il tempo il monumento è stato impreziosito con una statua di Paolo VI e, proprio quest’anno, con un nuovo portale con l’immagine di Giovanni Paolo II, il papa che amava la montagna.

    Il Guglielmo (o Gölem, come qui viene chiamato) è, dunque, la montagna per antonomasia dei bresciani, simbolo, in qualche modo, anche della nostra millenaria civiltà cristiana . Dai quasi 2.000 metri della vetta il panorama è davvero eccezionale: nelle giornate terse si possono osservare in tutto il loro splendore i massicci delle Alpi occidentali con il Monte Rosa e il Monte Bianco, l’Adamello, la catena appenninica, il Lago d’Iseo adagiato nella conca Sebina.

    È su questa montagna che gli alpini bresciani, con una cerimonia assai semplice, ogni anno salgono per lasciare il fondo valle, respirare un po’ d’aria pulita, stare assieme e ricordare gli amici andati avanti. L’alpinata in Gölem, così hanno voluto chiamare questa iniziativa, è nata nel 1989 su iniziativa del Gruppo di Marone e si è via via estesa sino a divenire, dal 2002, un appuntamento fisso per gli alpini della sezione di Brescia.

    L’idea era assai semplice: sulla nostra montagna per ricordare i nostri Amici andati avanti . Da quell’anno, gli alpini bresciani hanno affrontato i 900 metri di dislivello, a tratti anche assai duro, con qualsiasi condizione meteorologica, per celebrare la Santa Messa in ricordo degli amici scomparsi. Hanno deciso di farlo lassù perché in montagna i ricordi corrono più lievi e le preghiere acquistano la forza straordinaria delle azioni dirette.

    Anche quest’anno, in una splendida giornata di sole, la seconda domenica di settembre, di buon mattino un migliaio di alpini hanno risalito le pendici del Monte Guglielmo e ne hanno raggiunto la vetta. Dagli zaini sono spuntati 84 gagliardetti che, senza bisogno di particolari istruzioni, si sono ordinatamente schierati a lato del monumento al Redentore. Sulle note del 33 , poi, ha fatto il suo ingresso il vessillo Sezionale scortato dal Presidente Davide Forlani e dal consigliere nazionale Cesare Lavizzari.

    I momenti ufficiali, l’alzabandiera, la deposizione della corona per i Caduti, il saluto del sindaco, del presidente sezionale e del consigliere nazionale, hanno preceduto la celebrazione eucaristica. Una cerimonia semplice e pulita come si addice agli alpini e alla montagna che non tollera inutili orpelli. Prima di scendere a valle ci si è fermati a mangiare sui prati, in rifugio. Dagli zaini è uscito ogni ben di Dio e i cuori si sono sciolti cullati dall’amicizia sincera che lo Spirito Alpino infonde. Dalle parole si è passati al canto, quasi senza accorgersi, con naturalezza.
    Perché gli alpini in montagna parlano poco, ma cantano e il loro canto, da lassù, viene sentito anche dagli amici andati avanti che sorridono.