Carissimo direttore, leggendo L’Alpino di settembre mi sento di intervenire sull’ennesima discussione sul testo della Preghiera dell’Alpino. Sento molti alpini dire che è fuori luogo recitare “rendi forti le nostre armi con chiunque minacci la nostra millenaria civiltà cristiana”. A questi mi sento di rispondere da buon cristiano credente che se la preghiera la recitassero con il cuore si ricorderebbero che prima di quella frase ce n’è un’altra, che dice “armati come siamo di fede e di amore” (e non di fucili e cannoni) dunque, se dobbiamo riflettere, io direi di tornare dentro alle nostre coscienze dove forse vengono a mancare quelle armi che cita la nostra preghiera e cioè “la fede e l’amore per il prossimo”. Mi sento di ripetere che se la recitiamo anche con il cuore e non solo con la bocca, il Padre Nostro che sta lassù, la accetta volentieri come è stata scritta.
Girolamo Andreola, Gruppo di Farra, Sezione Valdobbiadene
Caro Girolamo, c’è tanta coerente essenzialità nelle parole che ci hai inoltrato. Nulla da aggiungere. Vorrei solo dedicare questo tuo scritto ai tanti malpancisti che trovano da ridire sulla nostra Preghiera. Anche dentro la Chiesa.