La storica Piazza Cavalli, cuore civico di Piacenza, si è trasformata in un suggestivo palcoscenico tricolore in occasione dell’alzabandiera, la cerimonia che venerdì mattina ha dato il via all’86ª Adunata nazionale degli Alpini. Sulla piazza erano schierate, davanti al palazzo del Comune, la Fanfara della brigata alpina Taurinense con una batteria del 1° reggimento artiglieria da montagna.
Intorno, vessilli e gagliardetti. Squilli di tromba hanno annunciato l’ingresso dei gonfaloni: della Provincia con il presidente Massimo Trespidi, dei Comuni del territorio e infine di Piacenza, Medaglia d’Oro della Resistenza, con il sindaco Paolo Dosi. Infine, sulle note del Trentatré, il Labaro scortato dal presidente Corrado Perona e dal Consiglio direttivo nazionale.
Un lungo applauso si è levato dalla gente che faceva corona alla piazza, applauso ripetuto quando sono stati resi gli onori al generale di Corpo d’Armata Alberto Primicerj, comandante delle Truppe alpine, che ha passato in rassegna lo schieramento assieme a Perona. Poi l’alzabandiera, con l’Inno di Mameli. Stupisce favorevolmente il coro che accompagna la musica scandita da cadenze briose: è un coro massiccio, forte, a piena voce che fa onore a questa città “Primogenita” che ha precorso l’Unità quando ancora sembrava solo un sogno.
Una conferma, non scontata ma sentita, di quei valori risorgimentali tessuti di ideali e di speranze così in contrasto con l’atmosfera politica e sociale che si respira oggi. Il sindaco Paolo Dosi ha dato agli alpini il benvenuto della città. Ha detto del suo orgoglio di ospitare l’adunata, ricordato il suo predecessore Roberto Reggi “che ha fortemente voluto l’adunata e tanto ha lavorato per renderla realizzabile”. E ha concluso: “Siete il volto migliore dell’Italia”, riconoscendo agli alpini spirito di servizio, altruismo, generosità in special modo nelle emergenze, augurandosi che l’adunata sia “l’occasione per sentirsi, cittadini e alpini, parte di un’unica, grande famiglia”.
Poi l’omaggio ai Caduti, con la deposizione di corone alle lapidi affisse nella loggia che ricordano non solo chi è caduto in guerra ma anche i caduti del lavoro. Infine gli onori finali al Labaro e al gonfalone della città. Centinaia di alpini si sono riversati nelle vie tutt’intorno. Si respirava ormai aria di festa: era già adunata. (ggb)