Alpini tra gli alpini

    0
    149

    Ci eravamo lasciati nel 2021, seminascosti dietro le mascherine, timorosi di abbracciarci. È passato un anno e, come da tradizione, siamo di nuovo qui, alla Messa in Duomo, fortemente voluta da Peppino Prisco per un momento di raccoglimento a ricordo di quanti sono “andati avanti”. Questo appuntamento è stato tra i pochi eventi alpini che si sono svolti, seppur nel rispetto di tutti i protocolli sanitari, anche nei periodi di restrizioni più intense. E quest’anno la cerimonia è stata ancor più significativa poiché ha chiuso le celebrazioni per il 150º del Corpo degli alpini, fine di un percorso ricco di eventi. Già dalle prime luci dell’alba la piazza ha iniziato a gremirsi di alpini venuti da ogni dove e Milano ha accolto tutti nel suo grande abbraccio.

    Il corteo partito da piazza della Scala si è trasformato in schieramento sul sagrato del Duomo, colorato da verdi gagliardetti e vessilli che insieme agli alpini hanno regalato un gran colpo d’occhio durante l’alzabandiera. Quindi l’ingresso in Duomo, dove i gagliardetti sull’attenti, hanno reso omaggio agli alpini Caduti e “andati avanti”. Poi la Preghiera dell’Alpino che regala sempre emozioni, personali ma allo stesso tempo fortemente condivise. La celebrazione ha quindi lasciato il posto agli interventi ufficiali delle autorità. Hanno preso la parola il presidente della Sezione di Milano, Valerio Fusar Imperatore, che ha voluto ricordare il reduce di 104 anni Marco Razzini e Silverio Vecchio, Segretario nazionale, “andati avanti” da poco.

    Ha poi rivolto un pensiero a Beppe Parazzini e Cesare Lavizzari, colonne della Sezione. Il presidente nazionale Sebastiano Favero ha parlato della rilevanza, per il nostro Paese, del futuro associativo dell’Ana e sullo stesso tema il presidente del Senato Ignazio La Russa ha ribadito l’importanza di coinvolgere i giovani, arrivando a presentare l’idea di proporre un disegno legge sulla mininaja volontaria, come avvenuto in passato. Dopo l’ammainabandiera di nuovo in corteo, al rullo dei tamburi e al ritmo del Trentatré, a scandire il passo e a dare il tempo ai battiti del cuore che, con lo scorrere del corteo, diventavano via via più forti. È una grande emozione sfilare dietro al Labaro e ai vessilli, difficile spiegare cosa si prova e quanto è bello essere alpini fra gli alpini.

    Passo dopo passo, si sente il calore della gente, quello che più è mancato nell’ultimo periodo e in un attimo ci si trova al sacrario di largo Gemelli per rendere onore ai Caduti: le autorità portano la mano alla tesa del cappello, attorno i vessilli e i gonfaloni schierati con i sindaci a testimoniare il forte legame con le amministrazioni. È stata una giornata ricca di emozioni e foriera di segnali rassicuranti per il futuro, nella speranza di un percorso che possa coinvolgere i giovani.

    Daniela Barindelli