Alessio è un alpino, volontario in ferma breve, che da poco è rientrato in Italia con il 3º reggimento Alpini di stanza a Pinerolo.
Ha scritto in un articolo, pubblicato da Alpin del Domm , il giornale del gruppo Milano Centro, il cui direttore qui ringraziamo, la sua esperienza a Kabul, in Afghanistan, nell’ambito dell’operazione ISAF. Ben volentieri riprendiamo l’articolo del giornale del gruppo, perché riteniamo che questo racconto fatto in prima persona dall’alpino Alessio sia altamente significativo.
Da Alpin del Domm , giornale del gruppo Milano Centro.
Ciao a tutti,
mi chiamo Alessio, ho 23 anni e milito da 2 anni nel 3º rgt. Alpini Pinerolo (Taurinense). Da poco sono iscritto nella grande famiglia dell’ANA e sentivo il dovere di raccontare la mia recente esperienza fatta in Afghanistan, nell’ambito dell’operazione ISAF, come 3º contingente italiano in terra afgana. Devo ammettere e soprattutto non nascondere di aver provato un po’ di timore prima della partenza; timore che all’improvviso è svanito, proprio come in un brutto sogno, con l’accendersi dei motori dell’aereo che ci portava alla volta di Kabul.
Kabul è una città di origini antichissime, come antichissimo è ancora il loro modo di vivere e di pensare. Secondo me sono indietro con il tempo almeno di 100 anni. La gente qui vive, a mio avviso, malissimo; le condizioni igieniche sono pessime, non esistono reti fognarie e l’acqua viene ancora travasata a mano dai pozzi. Per le strade non esistono i semafori, o meglio in alcuni posti ci sono, ma non funzionano: le poche automobili transitano per la città come se fossero nel Far West, senza limiti di velocità e quasi senza un minimo di conoscenza del codice della strada. La cosa che più mi ha colpito di questa città è stato il gran numero di bambini che scorrazzano per le strade indisturbati, liberi, senza che nessuno li possa controllare, capaci di andare e di fare tutto quello che vogliono.
Molto spesso, a causa del disagio socio economico dell’Afghanistan, sono i bambini che ci rimettono, venendo sfruttati, o meglio, obbligati a lavorare già in tenera età, magari nei mercati o nei pascoli in campagna, con le greggi. Non tutti possono godere dell’istruzione.
Tutto sommato, è solo venendo in questi posti che puoi capire, o meglio scoprire, la bellezza dell’aiutare persone a risollevarsi da questa assurda guerra, dove le vere vittime sono sempre gli innocenti, come i bambini. La cosa bella è che noi alpini siamo rispettati e stimati da molte nazioni, molti ci conoscono e ci apprezzano, pochi conoscono la nostra storia, vissuta e scritta dai nostri nonni. Il compito di noi alpini in Afghanistan è molto importante e soprattutto delicato, perché essendo in un teatro ostile, non sempre ci si può fidare di chi abbiamo di fronte.
Il nostro compito, come del resto quello delle altre nazioni, era di controllo del territorio, per le strade del paese. È stata una bellissima esperienza, anche se non c’è stato un grandissimo contatto con la popolazione locale. Abbiamo lavorato molto e, secondo me, anche molto bene. Ci sono stati notevoli miglioramenti anche grazie al nostro impegno, e anche grazie al duro lavoro del Genio siamo riusciti a sistemare la nostra casa , migliorandola e rendendola più confortevole.
Oggi, a distanza di un mese dal mio rientro in Italia, posso dire che da questa esperienza ho imparato tantissime cose che mi hanno aiutato a riscoprire tutto ciò che nella nostra vita quotidiana non riusciamo più a vedere perché siamo sempre di corsa, oberati dal lavoro e dagli impegni. L’unica cosa che posso dire, con fermezza e sicurezza, è che stiamo facendo un ottimo lavoro.
Alessio