Al Colle di Nava per onorare la Cuneense

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    Era il 17 settembre 1950 quando, al Colle di Nava, per iniziativa di Giuseppe Colombo capogruppo di Sanremo, all’epoca inquadrato nella Sezione di Savona (quella di Imperia non era ancora stata ricostituita) fu inaugurato il cippo dedicato alle penne mozze dell’ultimo conflitto mondiale. Quel giorno molti furono i reduci che decisero di rivedersi sul Colle ogni anno, le prime domeniche di luglio, perché quel residuo lembo di terra italiana dopo la perdita di Briga, al termine della seconda guerra, poteva diventare il punto d’incontro con i molti connazionali che si erano trovati a passare la propria esistenza, forzatamente, su un territorio diventato straniero.

    Con questa rievocazione ha iniziato l’orazione ufficiale Gianfranco Marini, presidente della Sezione di Imperia, parlando ai reduci della Divisione Cuneense posti sul palco d’onore e alle numerose penne nere che hanno affollato il Colle di Nava, dove riposano le spoglie del generale Emilio Battisti che per primo aveva manifestato il desiderio di dedicare quel luogo pervaso di grande sacralità agli alpini caduti della sua Divisione, per la maggior parte liguri e piemontesi.

    Battisti era andato oltre, lasciando un testamento spirituale nel quale chiedeva che i suoi resti mortali riposassero nella cappella costruita nel 1958 ed ampliata dai giovani della Sezione di Imperia nel 1980, volendosi unire idealmente ai suoi ragazzi. Marini ha posto in risalto il fatto che il raduno al Colle di Nava, come Brescia, con Nikolajewka, l’Adamello, l’Ortigara, il rifugio Contrin, il monte Bernadia e il sacrario dei Caduti d’Oltremare, a Bari, non è una festa ma un pellegrinaggio.

    A Nava si viene non solo per onorare un impegno, ma per ottemperare a una regola religiosa che qualcuno ha insegnato, ma che nessuno ha mai imposto. Qui si viene liberi e coscienti di rendere giustizia e omaggio ai tanti ragazzi rimasti nei campi ghiacciati della steppa in una guerra non capita, una campagna disgraziata, un monumento al pressappochismo, montanari contro contadini.

    Col suo testamento, Battisti ha lasciato un messaggio molto forte, volendo riposare in questa zona: Io sono qui ma i miei figli dove sono? . Un messaggio di pace che merita di essere meditato. Raffaele Guglierame, sindaco di Pornassio, Comune ospitante, ha rimarcato il concetto ricordando che l’entroterra imperiese, culla del battaglione Pieve di Teco , che la Sezione di Imperia ha commemorato solennemente lo scorso mese di aprile in occasione dei 120 anni di costituzione, è sempre stato zona di reclutamento alpino e che non vi sono famiglie in tutto il territorio che non abbiano perduto un familiare nella Campagna di Russia.

    Il consigliere nazionale Luigi Bertino ha concluso i discorsi porgendo il saluto della sede nazionale che era rappresentata anche dai consiglieri Alfredo Nebiolo, responsabile delle manifestazioni nazionali e Bruno Gazzola. Al termine del rito religioso, celebrato dal cappellano alpino Don Fulvio, animato dal coro sezionale Monte Saccarello , il gruppo dei reduci ha scortato le autorità, tra cui il comandante del 2º Alpini Michele Risi, al cippo per la cerimonia in onore dei Caduti, percorrendo una selva di 200 gagliardetti e 22 vessilli, di cui 20 del 1º Raggruppamento a cui si sono aggiunti quelli di Bergamo e Pavia.

    Presente pure un picchetto armato di alpini della Taurinense, con la Fanfara della brigata che ha preceduto il corteo nel quale spiccava tra i vari gonfaloni quello della Provincia di Imperia, decorato di Medaglia d’Oro. Al rintocco della campana della chiesetta che ne custodisce le spoglie, è stato quindi reso l’onore al generale Emilio Battisti, ultimo comandante della Divisione martire, con la deposizione di una corbeille.

    Lo stesso omaggio è stato tributato dall’Associazione degli Chasseurs des Alpes della vicina Sezione di Mentone (Francia). Venire quassù, dedicare un pensiero e rivolgere una preghiera per tutti quelli che non hanno fatto ritorno è stato il miglior modo di passare una giornata, una delle poche da ricordare con commozione tra le tante un po’ sbiadite e un po’ tirate che ci scivolano addosso durante l’anno.

    Enzo Daprelà