7° Cisa: la strategia

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    7º Convegno della stampa alpina: la strategia.

     

    Eallora noi ha proseguito Parazzini come Associazione alpini, pretendiamo che le truppe alpine non vengano snaturate da un punto di vista tecnico, ma soprattutto morale, che non prescinda da certi pilastri. Dobbiamo porre delle condizioni ai nostri interlocutori. E non facciamo certo un discorso razzista se pretendiamo che il reclutamento si svolga nelle zone tipiche di reclutamento alpino.
    Ben venga chi viene da Bari, ben vengano quelli che volontariamente hanno scelto di diventare alpini, come chi sceglie la vita militare come servizio permanente. Devono però essere create le condizioni per incentivare chi vuole arruolarsi: garanzie economiche (se vogliamo fare gli americani, ripeto, ci vogliono i soldi che hanno gli americani!), una casa, una famiglia, un’assistenza sanitaria quel pacchetto di agevolazioni che lo invoglino ad arruolarsi.
    E questo dev’essere garantito anche ai giovani delle zone alpine e non solo ai ragazzi del Meridione, perché chi è nato in montagna possa andare negli alpini e quando ha finito il servizio possa avere dei gettoni da spendere nella società per poter accedere a un lavoro, magari nelle stesse strutture della montagna, come
    guide o maestri di sci .
    Sono anni ha continuato il presidente che andiamo dicendo queste cose. A Roma, silenzio. Ma allora c’è una volontà che vuole eliminare la specializzazione: è questo il nostro dubbio. Ma noi dobbiamo impuntarci su questo aspetto, perché adesso siamo ancora numerosi e siamo in grado di condizionare. Però dobbiamo essere uniti. Non possiamo ammettere che una sezione, avendo un interesse specifico, avvicini il politico o lo Stato Maggiore sconfessando la Sede nazionale! E ha tracciato la strategia: Noi dobbiamo avere punti dei fermi sui quali non dobbiamo transigere, ma tutto questo dev’essere prima di tutti compito della Sede nazionale, non delle singole sezioni, che sarebbero esposte al ricatto nella loro città: l’ospedale o la caserma?E la caserma se ne va. La scuola o la caserma?E la caserma viene chiusa .
    E ha tracciato la strategia: Dobbiamo essere rigorosi, dobbiamo saper dire di no. Altrimenti si faranno i divorzi. Siamo stufi di chiedere un reparto in Lombardia: se ce lo mettono adesso siamo in grado di accettare la sfida di garantire cinque o seicento VFA, che possono poi diventare VFB, ma se aspettiamo che la leva sia definitivamente sospesa e verrà fatto ad arte noi non saremo neanche più in grado di accettare questa sfida e poi daranno la colpa a noi.
    E, parimenti, è ora che vengano istituiti anche per la Taurinense reparti di VFA, in modo da consentire ai giovani della Liguria, del Piemonte e della Valle D’Aosta di arruolarsi nelle truppe alpine, e così pure per gli abruzzesi Lo stiamo ripetendo da anni: ce lo promettono e poi non lo fanno. E noi qui, a porgere sempre l’altra guancia! Ma è ora di restituire lo schiaffone!
    Avviandosi alla conclusione, Parazzini ha infine ricordato la recente adesione dei vigili del fuoco professionisti allo sciopero dei sindacati contro la guerra in Iraq, nonostante fosse stato proclamato lo stato di calamità. Alla faccia della protezione civile! E noi dovremmo essere confusi con queste concettualità?Siamo stufi! Non ci divertiamo più, noi abbiamo diritto invece di gioire. Abbiamo il diritto di gridare viva l’Italia e viva gli Alpini .