L’alpino non iscritto

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    Sono la moglie di un alpino e ho sempre avuto grande ammirazione e simpatia per questo Corpo. Ultimamente però ho avuto una tremenda delusione nei confronti dell’Ana. Tempo fa è mancato mio fratello, era un alpino e aveva servito la Patria. Con mia grande sorpresa ho notato che mancava il gagliardetto del Gruppo, non c’erano alpini che indossavano il cappello e non è stata recitata la Preghiera dell’Alpino. Ho quindi chiesto spiegazioni e mi è stato detto che se non pagano la tessera non hanno diritto a questo trattamento. Mi sono chiesta allora dove sono le radici cristiane, i valori fondamentali di solidarietà e fratellanza, lo spirito di Corpo e la grande attenzione verso il prossimo. Questo mio sfogo non deve sminuire l’immenso e generoso lavoro che compiono e la loro grande disponibilità, ma dovrebbe invitare i vertici a una profonda riflessione per cambiare questa assurda regola. Spero che questa mia lettera scritta col cuore possa servire a smuovere le coscienze di chi di dovere.

    Ave Frassine Nave (Brescia)

    Mi spiace davvero per il sentimento di amarezza che prova in questo momento. Questi episodi, che non sono poi così infrequenti, dipendono da due cause. La prima l’ha ricordata lei. È chiaro che se uno non si iscrive all’Ana, a meno che non ci siano cause di altro tipo, è perché non ha voluto identificarsi e appartenere a questo gruppo. In questo caso ciò che lei lamenta è un po’ la conseguenza di una scelta fatta. Ci potrebbe essere una seconda causa che vorrei esprimere con una domanda: ammesso che un alpino non sia iscritto all’Ana, quanto però frequenta gli alpini del proprio paese? È chiaro che se anche i rapporti umani sono un po’ sfilacciati, poi anche il momento finale rischia di diventare un momento senza segni.