Il Nobel per la pace?
Gli alpini sono oggi i soldati per la pace più amati al mondo per amore, umanità, simpatia (ricordo il pianto della gente di Sarajevo alla partenza dei contingenti italiani!) e competenza professionale, espresse nelle missioni di solidarietà e sicurezza democratica nelle zone colpite da guerre e catastrofi. Chiediamo che Napolitano venga a Bolzano con loro per continuare quella missione straordinaria di civiltà e di ricostruzione sociale, economica, culturale, politica e ideale così necessaria per il nostro Paese. Come insegnanti per la pace facciamo la proposta di premiare gli alpini e Napolitano con il premio Nobel per la pace per i loro grandi meriti di promozione della convivenza civile in Italia e nel mondo, soprattutto in questa parte della storia segnata da una gravissima crisi antropologica, economica ed identitaria. Cominceremo dal 1° gennaio 2012, giornata mondiale per la Pace, a raccogliere fra i cittadini del nostro Paese e fra i 400mila alpini che arriveranno a Bolzano le firme e il consenso utili a rendere praticabile e sostenibile questo progetto.
Roberto Celli - Bolzano
Ricerca di testimonianze storiche sull’affondamento del “Galilea”
In occasione del 70° anniversario dell’affondamento del piroscafo “Galilea”, avvenuto nel mar Egeo la notte tra il 28 e il 29 marzo 1942, il gruppo di Muris di Ragogna (Udine) sta curando la pubblicazione di una memoria storica per la quale chiede la collaborazione di chiunque sia in grado di fornire informazioni. Il “Galilea” riportava in patria 875 alpini (di cui 650 del btg. “Gemona”) una quarantina di bersaglieri, altrettanti carabinieri, oltre a marinai imbarcati a vario titolo (una ventina), artiglieri, autieri e militari di varie armi che si recavano in licenza, per un totale di circa 1.275 uomini, compresi 75 marinai civili militarizzati. Sulla nave si trovavano anche alcuni prigionieri greci. Dal disastro si salvarono circa 280 uomini, tra cui 15 ufficiali delle varie Armi (9 erano alpini) e 19 sottufficiali (3 alpini) mentre i corpi recuperati, secondo stime rimaste provvisorie, furono circa duecento.
Quando la tradizione è una forza
Nelle nostre Forze Armate abbiamo enti, reparti, unità dalle caratteristiche completamente diverse tra di loro. Da dove deriva questa caratterizzazione, in che cosa consiste, quali effetti produce? In sintesi, questa caratterizzazione deriva dalla storia dell’Unità e costituisce quella che comunemente viene indicata come la “tradizione” di questo o quell’ente, reparto o unità. Ma cosa intendiamo per “tradizione”?
In breve
Notizie in breve.
Per Luca commozione e orgoglio
È stata una serata particolare quella che abbiamo vissuto giovedì 22 dicembre nel salone d’onore di Palazzo Cusani, sede del Circolo Ufficiali di Milano. Doveva essere la presentazione del bel libro-diario di Luca Barisonzi, La Patria chiamò, curato da Paola Chiesa, uscito per i tipi della Mursia ed invece si è trasformata in un abbraccio della città ai nostri soldati impegnati in Afghanistan. Oltre al giovane alpino Luca, gravemente ferito a Bala Murghab il 18 gennaio 2011, accompagnato dai famigliari, c’erano anche la moglie e i genitori di Luca Sanna caduto nella stessa circostanza.
La custodia dei nuovi sacrari
Ho letto con vivo interesse l’articolo su L’Alpino di novembre in merito alla riunione dei presidenti del 2° raggruppamento e alle proposte emerse. Verso la fine dello scritto si parla dei sacrari. Seppur tenuti perfettamente, mai una volta ho visto là un custode ad accogliere e a controllare i visitatori che si recano ad onorare la memoria dei nostri Caduti. In tutte le occasioni in cui passo con il mio cappello alpino un groppo alla gola mi prende e inizio a piangere. Sono sicuro di non essere il solo perché noi alpini siamo fatti così. La mia idea: potremmo essere noi volontari/e di Protezione civile, potremo essere noi alpini e alpine in sinergia con il comando Truppe alpine a tenere aperto e ad essere guide durante i fine settimana e le festività.
Giovanni Bissoli - Rivalta (VR)
I muli alla sfilata del 2 Giugno
Mi rivolgo a te sperando di trovarti solidale in un pensiero che è in fondo una rabbiosa constatazione, resa provocatoriamente evidente guardando le immagini televisive della sfilata del 2 Giugno. Come certamente ricordi i reparti hanno in gran parte sfilato con uniformi storiche. Bene! Mi piange il cuore sapere che noi alpini non possiamo avere nelle nostre testimonianze storiche la presenza di quell’umile, obbediente, eroico animale, il mulo, che ha condiviso la sua vita con gli alpini in pace e in guerra.
Renato Sartor - Conegliano (TV)
ALESSANDRIA – A Tortona una “Piazza brigata Taurinense”
Tortona ha dedicato una piazza alla brigata alpina Taurinense, quella antistante la sede del gruppo alpini, promotori dell’iniziativa accolta di buon grado dal Consiglio comunale. La cerimonia - presente il vice comandante della brigata col. Serafino Canale e il sindaco Massimo Berutti - è stata accompagnata dalla fanfara alpina Valle Bormida. In serata, al Teatro Civico, prima del concerto del coro alpini Montenero della sezione di Alessandria, è stato conferito alla brigata il “Grosso d’Oro”, massima onorificenza cittadina che viene assegnata a persone o enti meritevoli attivi sul territorio.
Cultura popolare e trabiccoli
Il mio insegnante di lettere all’istituto d’arte negli anni sessanta redarguiva me e i miei compagni del fatto che non avevamo alcuna passione per la cultura popolare. Oltre ai trattati di estetica crociana cercava d’inculcarci la cultura popolare che in Italia riesce a produrre più risultati della cultura ufficiale. L’artigianalità è ancora il tessuto produttivo e a volte riesce a raggiungere risultati di eccellenza. Così: in mezzo al mar ci stan camin che fumano… è cultura popolare autentica, figlia di tradizioni e spontaneità. Un artigiano che ama il proprio lavoro produce cultura. Alle Adunate degli alpini vorrei rivalutare i trabiccoli ed i loro creatori italiani estrosi, a volte approssimativi ma autentici come sanno essere gli alpini!
Guido Da Riva - Sassuolo (MO)
Ancora un alpino a Beirut
La mia generazione, ma credo non solo la mia, ha in testa un cliché degli ufficiali superiori che ricalca la descrizione fatta dall’aspirante ufficiale Ermes Rosa, nel bel libro “Arditi sul Grappa”, del primo incontro - era in leggero ritardo dovuto alla baraonda della guerra - con il comandante del suo reggimento. “Il colonnello ci guarda con i suoi occhi freddi, poi si alza con un crescendo di voce da far crollare la caverna, ci dice… insegnerò loro cosa vuol dire ubbidire sotto le armi… intanto tengano gli arresti”. Più di novant’anni dopo, all’Adunata di Torino, sfila un bel gruppo di alpini con al centro un generale di Divisione in servizio. Salutano festosi la folla che li acclama; sembrano avere appena varcato la soglia della caserma per la libera uscita.
VAL SUSA – Una targa a ricordo del btg. Exilles
La realizzazione del volume “Salvare la memoria, graffiti della Grande Guerra nei campi di battaglia dei cinque Comuni del Pasubio”, ha impegnato gli autori ed i loro collaboratori in numerose uscite nella zona. A passo Buole, sul muro a secco accanto alla cappella commemorativa sorta nel 1964, è inciso “3° Alpini Exilles” a ricordo degli alpini del btg. Exilles, del 3° Rgt., che furono impegnati nella costruzione della camionabile Marani-Passo Buole-Zugna. L’Exilles, dopo un periodo in linea sul Corno Battisti, l’11 febbraio 1917, passando per Schio, si trasferì in ferrovia in Val Lagarina alle dipendenze del XXIX Corpo d’Armata.
L'appello di Gilberto
Sono responsabile del gruppo alpini di Cernusco sul Naviglio. Ho sperato che la lettera appello di Gilberto Frattini (L’Alpino, ottobre 2011, pag. 5) rimanesse a livello sezionale ed invece mi ritrovo a dover affrontare di nuovo il problema a livello nazionale. Mi limiterò ad esporre solo i fatti. Scrive Frattini: “Purtroppo anni fa ho subito un grave infortunio sul lavoro”. Ad esclusione degli alpini, tanti purtroppo lo illusero che tutto si sarebbe risolto. Nei lunghi mesi di degenza, non solo ospedaliera, alcuni alpini del gruppo ebbero con lui contatti giornalieri nonostante la posizione logistica della sua abitazione non favorevole. In seguito gli alpini, non solo del mio gruppo, lo portarono alle Adunate e nell’ultima alla quale partecipò non lo si poté lasciare un solo istante. Occorreva la presenza di persona qualificata, anche per le recenti normative in vigore. Chiedo scusa se i miei alpini e tutti quelli che hanno collaborato con noi non hanno potuto fare di più.
Stefano Coronelli - Cernusco S/N (MI)