Alpini, bella razza
Sono la moglie di un alpino e per la prima volta io e la mia bambina di tre anni abbiamo partecipato ad un raduno alpino, quello del 1° raggruppamento. È stata una bella esperienza! Per entrambe! Una bella atmosfera, di grande serenità e di gioia.
Terra di mezzo
A tre lustri dal grave conflitto nei Balcani il Kosovo è una terra di mezzo, dal futuro incerto e dallo status internazionale non ben definito. Nel 2008 la proclamazione d’indipendenza, non riconosciuta da molti Stati - alcuni anche europei - ha riacutizzato le tensioni con la Serbia che rivendica il territorio. L’Unione Europea ha quindi rafforzato l’impegno internazionale con EULEX (acronimo di European Union Rule of Law Mission) per agevolare la costituzione di uno stato di diritto, cercando di aumentare la sicurezza interna, amministrare la giustizia e il controllo doganale. Il faticoso cammino verso la transizione non può prescindere dall’operato della KFOR (Kosovo force) che dallo scorso settembre è comandata dal generale di Divisione, alpino, Francesco Paolo Figliuolo.
Stupore e gratitudine
L’affetto, l’ammirazione, la fiducia verso gli alpini è fortemente radicata nelle persone ma non credevo così l’amore. Ho dovuto ricredermi. Durante il raduno del 1° raggruppamento ad Omegna, ho notato un balcone dove una famiglia esponeva con orgoglio la foto di un loro congiunto in divisa da alpino che ci sorrideva con simpatia.
Il centenario per gli alpini
Continua la serie di appuntamenti legata al centenario. È in edicola la monografia di Meridiani Montagne, dedicata alle cime della Grande Guerra.
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Ci sono una data e un luogo ai quali ho sempre pensato di far risalire il mito degli alpini. È la notte senza luna tra il 15 e il 16 giugno 1915, sul Monte Nero, nell’attuale Slovenia. Con il favore del buio, un gruppo di alpini dei battaglioni Susa ed Exilles riesce a raggiungere la vetta e ad assalire di sorpresa la postazione nemica. Lampi, boati scuotono la notte. Il Monte Nero, sotto il comando del capitano Arbarello, è preso.
Questo, come dicevo, è il mito dell’ardimento alpino così come me lo sono sempre immaginato, quello della faccia dura, delle penne nere che non si tirano indietro davanti al pericolo e sanno mettere in gioco la vita per arrivare all’obiettivo. Ma c’è un altro mito degli alpini, al quale mi sento più legato, e che è poi l’altra faccia della stessa medaglia. È quello dell’alpino buono, pronto ad accorrere, ad aiutare, a tirarsi su le maniche e a faticare per gli altri.
Onori ai Caduti d’oltremare
Il 5 ottobre la sezione di Bari ha organizzato e condotto l’annuale pellegrinaggio al Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare che è anche sede del museo dei cimeli di guerra. La struttura, progettata dalla prestigiosa penna che fu Paolo Caccia Dominioni, ospita le spoglie di circa 75mila militari italiani – 40mila ignoti – caduti in terra straniera dal 1940 al 1945, riportati in Patria a seguito della dismissione dei cimiteri di guerra costruiti a suo tempo nei territori stranieri. I resti dei Caduti provengono dai territori dove operarono le truppe italiane durante la prima e la seconda guerra mondiale: Balcani, Africa settentrionale e Orientale, Mediterraneo.
Le regole valgono per tutti
Scrivo in merito alla lagnanza della vedova dell’alpino il cui cappello non ha potuto sfilare a Pordenone nel modo da lei desiderato e auspicato. Intanto prego la signora di accettare il mio simbolico abbraccio farcito di tanto rispetto e tanto affetto.
MONZA – Attorno a un tavolo
“Ad excelsa tendo”. Il motto del 7° Alpini campeggia nella sezione di Monza sopra gli stemmi delle cinque Brigate. Con immodestia ci eravamo prefissati di chiudere la serie di tre conferenze sulla storia degli alpini invitando tutti i presidenti dell’ANA non solo per un titolato intervento sui temi proposti, ma soprattutto per “tirare la volata” all’incipiente raduno del 2° rgpt. Ebbene, sala strapiena di penne nere e serata riuscitissima giovedì 12 giugno, grazie soprattutto alla innegabile oratoria e affabilità dei tre presidenti: l’attuale Sebastiano Favero e gli emeriti Corrado Perona e Beppe Parazzini. Il tema era: “L’ANA ieri, oggi e domani”.
COMO – L’Adunata dei morbegnini
Il battaglione Morbegno nacque nel 1886, inquadrato nel 5° Alpini. Combatté su vari fronti: dall’Adamello all’Ortigara, dal Pasubio all’Isonzo. Nel 1920 fu coinvolto nei fatti di Fiume affrontando i legionari di D’Annunzio. Nel secondo conflitto mondiale diede prove eccelse in Grecia e in Russia dove fu duramente provato nella sacca di Warwarowka. Sciolto il 9 settembre del 1943, fu ricostituito nel 1956 nell’ambito della brigata Orobica.
Per un'Italia migliore
Negli anni 1957-58 ero nella Compagnia trasmissioni della Tridentina in Alto Adige. Nel novembre del 1958 mi trovavo in servizio di pattuglia sulla tratta ferroviaria all’altezza di Vandoies, per Brunico. Ad un certo punto sentii una raffica di mitra sparata ad altezza uomo che ci sfiorò le spalle.
Umilmente al servizio di tutti
Faccio riferimento alla lettera al direttore “La misura che fa la differenza” pubblicata su L’Alpino del mese scorso. Mi compiaccio per la sua risposta che mi sembra seria, pacata e condivisibile. Il nostro gruppo è nato per caso 29 anni fa con solo otto penne nere, non essendo il nostro un territorio di reclutamento alpino.
Il Papa in copertina
Bella la foto in copertina del nostro caro giornale. C’è il Papa sorridente, c’è il cappello alpineggiante, quello adatto per il carnevale, ma non è ritratto il cervello del proprietario del cappello, del fotografo e di chi ha pensato di mettere la foto in copertina. Tre cervelli in sintonia. Bella l’idea del batuffolo pronto a testimoniare il dileggio, ma utile in casi di emergenza. Ad esempio nel caso di un attacco di emorroidi.
L’occhio elettronico
Per stare al passo con gli sviluppi tecnologici la Protezione Civile dell’ANA ha deciso di esplorare il percorso dei cosiddetti droni, chiamati anche “Aeromobili a Pilotaggio Remoto”. L’ANA ha recentemente siglato un accordo quadro con il Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi (DIBRIS) dell’Università degli Studi di Genova. L’ambizioso progetto permetterà di formare delle squadre di droni, pilotati dai volontari della Protezione Civile, che opereranno nella ricerca di persone disperse in zone boschive accidentate o in edifici lesionati, e nel monitoraggio territoriale in tempo reale, in caso di eventi critici e calamità naturali (alluvioni, terremoti, frane, valanghe, incendi).