Scritti… con la divisa
Dopo due accelerate, sembra proprio che il motore stia per partire. Il primo a mandare un messaggio è Gianfranco di Bologna, iscritto però al Gruppo di Zocca (Modena) - Car a Montorio Veronese nel 1959 e poi al 7º Alpini di stanza a Belluno - che scrive: «Sono sincero, ho pianto il giorno dell’arruolamento, ma ho pianto maggiormente nel salutare i commilitoni il giorno del congedo».
Caro Angelo, ti stimo
Il 17 gennaio mi sono finalmente arrivate le copie de L’Alpino di dicembre e gennaio. Il suo editoriale e quello del Presidente sono sempre un “concentrato” di umanità e di rigore alpino. Sono nell’anno dei settanta e quanto pubblica nelle lettere al direttore e nelle sue risposte, mi fa uscire qualche lacrima, non per protagonismo, ma per il mio essere alpino da quasi cinquant’anni come lo era stato mio padre, andato avanti nel lontano 1980.
Il grazie della signora Matelda
Caro (mi permetta di indirizzarmi a lei così) don Bruno, le chiedo un piccolo spazio sul suo giornale per un grande “grazie” ai meravigliosi alpini che hanno reso onore a Luigi Morena presso la chiesa di Santo Stefano ad Aosta il 9 febbraio 2017, giorno del suo funerale. Erano tanti.
Comandante ci mancherai
Chi conosceva il generale di Corpo d’Armata Luigi Morena, il Comandante, era convinto che questo momento non sarebbe mai arrivato. Gino, come si faceva chiamare dalla gran parte degli amici, sembrava eterno. E invece, con lo zaino dei suoi novantanove anni abbondanti sulle spalle, è “andato avanti” anche lui. Un uomo davvero speciale, per la tempra fisica che gli ha permesso di arrivare alla sua età, per la lucidità e l’effervescenza dello spirito, che non l’hanno mai abbandonato. La sua grande dote, tuttavia, era l’affabilità con cui riusciva a farsi voler bene a prima vista, con un sorriso che era un segnale di apertura e di accoglienza. Metteva chiunque a proprio agio, con qualcuna delle sue battute fini e spiritose.
Non sono un eroe, sono un alpino
Vorrei non passasse sotto silenzio l’emblematico episodio mandato in onda da una televisione. All’intervistatore che lo stava elogiando per aver condotto fuori zona rischio una bimba, portandola sulle proprie spalle per non meno di 7 chilometri, un giovane alpino in tuta mimetica che faceva parte dell’Esercito accorso in aiuto alle popolazione terremotate, ha risposto semplicemente: “Non sono un eroe, sono un alpino”. Grazie alpino, da tutti gli alpini d’Italia.
Lettera firmata
In viaggio verso sud
In seguito a vari sopralluoghi sono stati individuati quattro interventi, uno per ognuna delle nostre Sezioni direttamente coinvolte nel terremoto che ha colpito il Centro Italia. I progetti sono stati presi in considerazione dopo aver consultato i sindaci, la gente e gli alpini del posto e prevedono la realizzazione di strutture polifunzionali a carattere definitivo da realizzarsi entro quest’anno, in modo da rispondere concretamente e tempestivamente alle esigenze della popolazione. Ad oggi sul conto aperto dall’Ana per la raccolta di fondi per le popolazioni terremotate del Centro Italia vi è la somma di 1.148.000 euro. Nel Consiglio Direttivo Nazionale del 25 febbraio verranno discussi gli interventi da realizzare.
La forza di ricominciare
Infuriati, feriti, fatalisti, combattivi, solidali. L’animo delle persone che ho incontrato nel viaggio tra l’Abruzzo e le Marche varia sulle sfumature di uno stesso sentimento. Oltre al dramma del terremoto che continua a scuotere il territorio gli abitanti hanno dovuto subire i gravi disagi connessi alle eccezionali nevicate. Giorni e giorni con strade interrotte e frazioni isolate, elettricità assente e comunicazioni impossibili: «Disastrati e tagliati fuori dal mondo», come mi ha detto un signore con amarezza. È come se le difficoltà esaltino virtù e difetti del carattere di ciascuno. Tutti vantano le loro ragioni, ma la verità è che tutti hanno ragioni da vendere. Sradicati dalle loro case e dalle loro comunità il disagio si somma alla paura di essere abbandonati, dimenticati.
IMPERIA – Pontedassio: una giornata da ricordare
Un 4 Novembre da ricordare per il Gruppo di Pontedassio che nel quadro delle manifestazioni legate al 98º anniversario della Vittoria, della Festa delle Forze Armate e dell’Unità nazionale ha ospitato il generale di Divisione Marcello Bellacicco, vice Comandante delle Truppe Alpine e Comandante della brigata Tridentina.
Mario Rigoni Stern
Ci sono luoghi che più di ogni altro legano la storia del battaglione Vestone e delle sue tre compagnie (53ª, 54ª e 55ª) a quella di Mario Rigoni Stern, sergente maggiore della 55a. Uno è l’osservatorio Torino di Cima Caldiera, sull’altipiano dei 7 Comuni. Su quella montagna erano posizionate le truppe italiane che nel giugno del 1917 lanciarono sanguinosi attacchi verso l’Ortigara, tenuta dagli austriaci. Nell’osservatorio, Rigoni mi mostrò una piccola lapide: è l’unica in Italia che ricordi la 55ª compagnia del battaglione Vestone, presente in questi luoghi durante la Grande Guerra e su tutti i principali fronti di guerra nella Seconda.
Una proposta di leva
Considerato il fatto che molto difficilmente il servizio militare obbligatorio verrà reintrodotto, propongo un servizio civile obbligatorio con possibilità di scegliere la specializzazione “Alpina”. Servizio obbligatorio per tutti i ragazzi e le ragazze, da 6 a 12 mesi, al termine del ciclo scolastico scelto; piccola paga giornaliera più vitto e alloggio (magari sabato e domenica a casa); periodo riscattabile ai fini pensionistici; logica stile militare (squadre, compagnie, battaglioni, comandanti a tempo indeterminato, ecc.).
La mia scuola Carlo Buffa di Perrero
Vorrei ringraziarvi perché l’articolo “Ricordi di famiglia” mi ha riportata tra le crode del Cristallo, lungo la stupenda ferrata Di Bona che ho avuto la fortuna di percorrere alcuni anni fa e mi ha fatto conoscere la figura di Carlo Buffa di Perrero. Qui a Pieve di Cadore c’è una grande caserma (ex btg. Cadore) intitolata a suo nome e proprio lì negli anni ’50 io frequentai i tre anni di scuola media. Fu la prima scuola media nata in Cadore.
Personaggi di Marca
Il territorio trevigiano, in cui si svolgerà la 90a Adunata Nazionale in maggio, è anticamente conosciuto come “Marca Gioiosa et Amorosa”, cantata dai poeti trovatori e frequentata da illustri umanisti. Oggi è famosa nel mondo anche per essere “laboriosa”, poiché qui hanno trovato terreno fertile piccole imprese e grandi industrie conosciute in tutto il mondo e operanti nei più svariati settori: dall’abbigliamento, agli elettrodomestici senza trascurare l’enogastronomia che vanta prodotti di fama internazionale (pensiamo solo al prosecco e al tiramisù).