Lavoro per maestri di vita
Lavoro per maestri di vita A settembre si tirano le somme dei nostri incontri estivi, quelli che potremmo chiamare, senza forzature, gli appuntamenti con la storia. Adamello, Ortigara, Contrin, Monte Piana, Pasubio, Monte Grappa, Col di Lana, Monte Tomba… Per molti si tratta di nomi sconosciuti, per tanti altri punti topografici e niente più. Primo Levi diceva che la memoria dovrebbe essere il segnalibro dentro la storia.
La naja ci ha fatto alpini
Intanto mi permetta di farle i complimenti per la rivista L’Alpino, veramente ben fatta. Poiché Stato e politici non sono minimamente interessati a mantenere il Corpo degli alpini, credo sia un problema, quello della prosecuzione delle tradizioni del Corpo, di cui debba occuparsi direttamente l’Ana.
PADOVA – L’ultimo saluto a Padre Poiana
Fra la posta inevasa, perché pervenuta dopo la sua morte, nell’apposita casella nel convento del Santo a Padova, s’è trovata una busta gialla tipo commerciale con dentro un foglio e l’intestazione “Giovanni Pascoli”, in rosso: la fotocopia della famosa poesia “10 Agosto” che un vecchio amico di padre Enzo Poiana aveva spedito a mo’ di augurio per il suo onomastico.
Grazie alla terra Giuliana
Gorizia, un raduno festoso, protetto da un tempo favorevole, finalmente senza il fastidio dei trabiccoli e dell’ineducazione di chi li conduce e li usa. La città è stata una piccola Berlino. Il muro che divideva la città, protetto da torri armate di mitragliatrici, separava l’abitato goriziano rimasto italiano, dai quartieri periferici e dalla stazione della ferrovia Transalpina.
La prassi ha le sue regole
Quando i miei figli, influenzati da luoghi comuni troppo semplicistici, trovavano qualcosa da ridire sugli immigrati, rammentavo loro che non avevano alcun merito per essere nati nel Veneto opulento e in un’Italia democratica.
Il gen. Biagini alla guida della Taurinense
Lo scorso 29 luglio si è svolta alla caserma Montegrappa la cerimonia di cambio di comando della Taurinense tra i generali Franco Federici e Massimo Biagini, che torna alla Brigata dopo l’impiego come Capo dipartimento al Centro Studi Post Conflit Operations del Comando per la formazione e scuola di applicazione dell’Esercito, a Torino.
UDINE – Galilea: settantaquattro anni dopo
Dal 1947 sul Monte di Ragogna, che sovrasta il borgo di Muris, presso l’antico eremo di San Giovanni, si ricorda il migliaio di morti del piroscafo Galilea, silurato da un sommergibile inglese nella notte tra il 28 e 29 marzo 1942, mentre dalla Grecia riportava in Italia il battaglione Gemona, assieme a militari di altri Corpi e reparti.
Riflessioni sulla strage di Nizza
Vorrei riproporre un pensiero di S.E. mons. Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara: «Intervengo sull’orrenda vicenda della strage di Nizza per dire, insieme alla mia più grande vicinanza a tutte le vittime e ai loro familiari, alcune parole che sento dalla gente, la quale si sente profondamente smarrita e abbandonata.
Lì ci sono gli alpini
È qui che si comincia. Mario ha uno zaino stracolmo e il cappello sempre ben calcato sulla testa. Lo toglie solo per asciugarsi la fronte. Nel tondino sotto l’aquila, il numero 8 e la nappina blu che rimanda alla terra d’Abruzzo, al battaglione L’Aquila. Sotto alla tesa gli occhi azzurro cielo si aprono in uno sguardo fiero. «Io sto in coda» dice a Velon, punto di partenza della prima tappa. Ed è lì che starà sempre, per tutti e quattro i giorni.
Battisti, cento anni dopo
Nel quinquennio di cerimonie per il centenario della Grande Guerra, una delle figure di spicco è senza dubbio Cesare Battisti, di cui quest’anno ricorre l’anniversario della cattura e della morte. Nelle varie manifestazioni organizzate in Trentino è stato ricordato nelle sue vesti di alpino fra gli alpini e di martire. Ma è stato anche riscoperto il Battisti geografo, politico, giornalista, uomo.
Premiato il lavoro in quota
Gli alpini di Azzano San Paolo (Bergamo) sono uomini di poche parole, con tanta volontà e un grande cuore alpino. Da anni portano avanti l’iniziativa del Premio Ifms, acronimo di Federazione Internazionale dei Soldati di Montagna, per far capire da sempre l’importanza di chi opera per il mantenimento dei ricordi, la storia, i sacrifici, la dedizione e il lavoro di chi tiene viva la memoria in ossequio all’etica alpina.
Un figlio della guerra
È da tempo che gli alpini o chi vuol commemorare il centenario della Grande Guerra, mi invogliano a scrivere qualcosa che mi ricordi mio padre o forse ancora di più mio nonno. Sono figlia di Gino Boldo. Suo padre Luigi detto “Sissi”, della famiglia dei Menotti era nato nel 1885. Veniamo all’inizio del 1916. A casa mio nonno aveva lasciato 4 figli, la giovane moglie che all’epoca aveva 30 anni. Lui era a combattere sul Monte Cauriol.