UDINE – Galilea: settantaquattro anni dopo

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    Dal 1947 sul Monte di Ragogna, che sovrasta il borgo di Muris, presso l’antico eremo di San Giovanni, si ricorda il migliaio di morti del piroscafo Galilea, silurato da un sommergibile inglese nella notte tra il 28 e 29 marzo 1942, mentre dalla Grecia riportava in Italia il battaglione Gemona, assieme a militari di altri Corpi e reparti.

     

    Dal settembre del 1940, quando era stato acquisito dalla Lloyd di Trieste, il Galilea aveva percorso quella rotta decine di volte, fino a quella tragica notte, quando fu colpito, probabilmente a caso, tra le dodici navi che formavano il convoglio. I verbali dell’archivio storico della Regia Marina, chiamata a indagare sul siluramento, riportano che su milletrecentoventinove imbarcati vi furono ben millecinquanta morti, dei quali circa duecento recuperati.

    Tra i morti, novecentosessantacinque erano alpini del Gemona e di alcuni ospedali da campo della Julia, e solo duecentocinque furono i superstiti. Per ironia della sorte alcuni di essi andranno a morire in Russia, come l’alpino carnico Ugo Pittin, recuperato alle 14,30 del giorno dopo, dall’incrociatore ausiliario Zara, seminudo, ma con il cappello ben calcato in testa. Ultimo superstite di quella tragedia, finirà disperso nella steppa russa. Certamente peggiore fu la sorte di bersaglieri, carabinieri, marinai e altri soldati che ebbero in totale una settantina di superstiti. Come ogni anno il ritrovo era l’area attorno alla medievale chiesetta di San Giovanni Battista. Da antico eremo quindi ad attuale punto di fede e di speranza.

    Analoghe cerimonie si erano tenute il 13 marzo a Chions (Pordenone) e il 9 aprile a Sala Baganza presso Parma, con vasta partecipazione. Come da tradizione, il superstite del Galilea, tenente Antonio Ferrante classe 1914, nella settimana precedente si era recato in visita al Comando della Brigata, per essere poi ospite del Gruppo di San Daniele. Domenica 3 aprile, la cerimonia. Numerose le autorità civili e militari. Numerosi i vessilli e i gagliardetti e, in rappresentanza della Sede nazionale, il Presidente dei Revisori dei Conti Ernestino Baradello. Piacevolmente rappresentate le scuole del Comune, da quella dell’infanzia, all’elementare e quella media, con i loro insegnanti e rispettive bandiere tricolore. Presente da anni il superstite del Galilea alpino Onorino Pierobon, assieme ai reduci alpini Ottavio Pes, Sereno Lesa e Bruno Bigatin. Emozionante la vista del piazzale gremito di autorità, popolo e bandiere.

    A destra le varie rappresentanze civili e d’Arma e a sinistra la marea verde di vessilli e gagliardetti alpini. Sullo sfondo, la grande quinta marmorea con i nomi dei Caduti del btg. Gemona e l’altare per la Messa (nella foto in alto). I discorsi delle autorità, del sindaco di Ragogna Concil, del Presidente Soravito de Franceschi e infine del comandante della Julia, generale Risi hanno preceduto la Messa celebrata dal cappellano militare don Giuseppe Gangiu. Aveva infine luogo la deposizione delle corone ai rispettivi cippi che ricordano i vari Corpi militari che si trovavano sul Galilea nella tragica notte dell’affondamento: 760 alpini (su 965), 33 bersaglieri (su 46), 73 carabinieri (su 80) 29 uomini della Regia Marina, che ebbe due soli superstiti; senza contare i sessanta marinai militarizzati su 97 imbarcati, ecc. Una considerazione finale mi preme infine evidenziare.

    Da tre anni, a cura dello scrivente, è stato pubblicato il volume “La tragedia alpina del Galilea 28-29 marzo 1942” in cui sono raccolti i nominativi dei 1.329 imbarcati, suddivisi per Corpo e reparto. Dati desunti dagli archivi storici dell’Esercito, della Marina militare e dell’Arma dei carabinieri che non lasciano spazio a fantasiose interpretazioni di quella che resta una verità storica provata dal carteggio ufficiale.

    Paolo Montina