Fra la posta inevasa, perché pervenuta dopo la sua morte, nell’apposita casella nel convento del Santo a Padova, s’è trovata una busta gialla tipo commerciale con dentro un foglio e l’intestazione “Giovanni Pascoli”, in rosso: la fotocopia della famosa poesia “10 Agosto” che un vecchio amico di padre Enzo Poiana aveva spedito a mo’ di augurio per il suo onomastico.
“San Lorenzo, io lo so perché tanto/ di stelle per l’aria tranquilla/ arde e cade, perché sì gran pianto/ nel concavo cielo sfavilla…”, con quel che segue. Un gesto augurale che il religioso non ha fatto in tempo ad avere perché già dal 7 agosto era per un po’ di riposo nella casa per ferie dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali a Bibione, e lì, in quel mare che gli è stato fatale il giorno dopo la festa dell’Assunta. In occasione di quella morte improvvisa, il 16 agosto 2016, si era letto sul Gazzettino che padre Poiana era stato un grande frate, perché era un grande uomo.
Nulla di più vero. E la sua stessa biografia lo racconta. Intanto l’aver respirato fra le mura domestiche di Corona di Mariano del Friuli il culto antoniano, poi quella vocazione meditata a lungo prima di indossare il nero saio dei frati minori conventuali. Al servizio militare fra gli alpini della Julia attribuiva lui stesso “il merito di avermi aiutato a maturare la vocazione religiosa”. Era studente dai frati, quando decise di interrompere, partire per la naja, quindi, a servizio militare concluso, prendere la decisione definitiva, irrevocabile, in ciò ben consigliato anche da una figura straordinaria del mondo ecclesiale: l’arcivescovo di Gorizia Vitale Bonmarco, a sua volta frate minore conventuale e già ministro generale dell’Ordine.
Che cosa sia stato Lorenzo Paolo Poiana lo dicono i fatti: la fede sempre testimoniata, predicata, dimostrata con le opere. La validità del ministero esercitato come vice parroco a Roma, prima, a Trieste in San Francesco, poi, infine (dal 2005) al Santo, la possono testimoniare in tanti. Le sue iniziative anche oltre i confini nazionali, all’insegna di quel “Andate e predicate a tutte le genti” (nel nome, e con la reliquia di Sant’Antonio) sono state costanti del suo sacerdozio. Per non parlare della costante, intensa presenza in loco: sia per il Giugno Antoniano, sia per il collegamento (e incoraggiamento) a quelle iniziative che nel nome del Santo venivano intraprese a vari livelli e da vari sodalizi sul fronte della carità.
C’è da aggiungere del suo carattere e del suo modo di rapportarsi agli altri. Sincero, onesto intellettualmente, dotato di un senso critico e di un buonsenso non comuni, rispettosamente, ma quanto aveva in animo di dire, diceva: a tutti, frati, superiori, vescovi perfino. Buone maniere sì, ambiguità cerimoniose no. La verità, la lealtà, innanzitutto.
Giovanni Lugaresi
Padre Enzo Poiana è sempre stato vicino e dentro al mondo degli alpini, un mondo nel quale sentiva di avere le radici del suo Dna esistenziale. Era sempre disponibile a presiedere celebrazioni commemorative delle penne nere. Il cappello, che ha voluto sulla propria bara, è il segno più eloquente di questa appartenenza. L’Ana tutta, con il Presidente Sebastiano Favero, si stringe al dolore dei familiari e dell’Ordine dei Frati Conventuali, nonché alla Sezione di Padova, ove risiedeva Padre Enzo.