“Eravamo una famiglia, non solo soldati…”
Silenzio al Sacrario del Colle di Nava. In piedi, uno accanto all’altro, gli ultimi reduci della gloriosa Divisione Cuneense rendono omaggio al generale Emilio Battisti e ai Caduti fra i quali volle riposare per sempre. Le loro mani salgono lentamente alle tese dei cappelli, nel fisico il peso degli anni, nelle parole tanta voglia di raccontare. Narrano della ritirata, della prigionia, accennano alle sofferenze che hanno patito nell’animo e nel corpo, e sono tutti d’accordo quando qualcuno di loro dice che laggiù “non ci siamo persi d’animo perché non eravamo solo dei soldati, eravamo una famiglia”. Ed essere a Nava, in fondo, è come partecipare ad un incontro di famiglia a cui non si vuole mancare.
Dottoresse e infermiere
La missione dell’Ospedale da campo ANA è quella di prestare soccorso e assistenza alle popolazioni bisognose che a vario titolo si trovano in situazioni di emergenza (calamità naturali, grandi esodi di popolazioni durante conflitti bellici e altro…). L’Ospedale da Campo, quando schierato al suo completo (Caucaso, Italia, Balcani, Sri Lanka, ecc.), è una cittadella autonoma che prevede al suo interno diversi ruoli, dove la componente femminile è una colonna portante, con compiti di assistenza medico-infermieristica, farmaceutica, compiti tecnico – sanitari e ruoli amministrativo-giuridici e di segreteria.
Da rifugio a rifugio
Molte, e di straordinaria suggestione, sono le leggende che la tradizione attribuisce ai Monti Sibillini permeandoli di un’aura di fascino e di mistero. È sufficiente evocare i nomi ed i luoghi per dare libero corso alla fantasia su questo gruppo montuoso dell’Appennino Umbro-Marchigiano.
Luca tra i suoi della 6ª Compagnia
La sezione di Cividale e gli alpini dell’8° Reggimento hanno accolto il caporal maggiore Luca Barisonzi che per la prima volta dopo l’attentato in Afghanistan ha visitato le sedi del suo reparto a Cividale del Friuli e Venzone. Il 18 luglio Barisonzi si è recato al battaglione “Tolmezzo” nella sede di Venzone, dove circondato dai colleghi della 6ª Compagnia “La Bella” ha ricevuto il grado di 1° caporal maggiore.
Da Cima Vallona messaggi di speranza
Una cerimonia semplice ma, come sempre, molto partecipata, quella svoltasi davanti alla chiesetta di cappella Tamai, a San Nicolò di Comelico, edificata e consacrata in occasione del 3° anniversario dell’eccidio di Cima Vallona, avvenuto il 25 giugno 1967. Erano presenti numerose autorità militari e civili e i familiari delle vittime: Gabriella Piva, sorella dell’alpino Armando, i fratelli del sergente Olivo Dordi, la moglie del sottotenente Mario Di Lecce, Graziella, mentre il figlio del capitano dei carabinieri Francesco Gentile, Massimo, ha mandato un messaggio di partecipazione e saluto. Fra i presenti, anche il sergente Marcello Fagnani, Medaglia d’Argento al Valor Militare, unico superstite della pattuglia antiterrorismo, rimasto gravemente ferito nell’attentato.
Storia di cinque Croci e due eroi
Questa è la storia di cinque croci, su altrettante bellissime vette delle Dolomiti bellunesi, e di due eroi, uccisi dalla montagna che era la loro palestra di coraggio e generosità. La storia comincia quando tre alpini della Julia – Giorgio Dal Pos, Renato Sartor, Gino Barazza e un amico degli alpini, Giorgio Ottavia, tutti iscritti alla sezione di Conegliano, da sempre amanti delle montagne che circondano San Vito di Cadore, decidono di donare una croce alle cinque vette più amate: il superbo Pelmo, l’Antelao “re delle Dolomiti”, il Sorapis e il Marcora che non sono da meno e infine il Bel Pra, nel gruppo delle Marmarole.
L’orgoglio Triveneto
Più che un raduno, a Feltre è stata una imponente Adunata, perché gli alpini del 3° raggruppamento hanno dimostrato tutta la loro forza, la loro unità, il loro orgoglio. Ore di sfilata a ranghi stretti attraverso la città fino oltre le mura, in una scenografia naturale che esaltava la loro marcia arricchita da tanti colori e momenti. A far da apripista agli alpini c’erano i simboli e i sindaci delle città del Feltrino e del Veneto, delle associazioni d’Arma e cittadine di questa terra ricca di tradizione e di storia; tutti hanno voluto essere presenti per attestare partecipazione a questo importante evento di penne nere che si è presto trasformato in una grande festa cui hanno preso parte anche tantissimi cittadini.
Tutti insieme da mezzo mondo
Festa di colori e di popoli doveva essere, festa di colori e popoli è stata. Il torneo multietnico di calcio a 5, organizzato dagli alpini nell’ambito delle celebrazioni per il 50° del gruppo “Vincenzo Periz” di Settecà, ha visto trionfare la Costa d’Avorio. Ma, alla fine, hanno vinto un po’ tutti. Accantonati distinguo religiosi, superate le differenze sul colore della pelle, archiviate vecchie ruggini, una decina di nazionalità si sono affrontate sotto il solleone, tra i cori e le danze dei tifosi e gli sguardi divertiti degli stessi organizzatori.
Rimboschimento del parco del Castello
Quarantadue ex allievi ufficiali del 106° corso AUC hanno proceduto alla messa a dimora di 150 nuove piante nel parco del Castello del gen. Cantore di Aosta, alla presenza del comandante del Centro Addestramento Alpino, gen. B. Antonio Maggi e del comandante del Corpo Forestale della Valle d’Aosta, Flavio Vertui. A conclusione del raduno, organizzato in occasione del trentennale di fine corso, gli ex allievi hanno proceduto alla piantumazione con piantine fornite dal vivaio regionale della Struttura organizzativa flora, fauna, caccia e pesca della Regione autonoma Valle d’Aosta e con la collaborazione del personale del Corpo Forestale della Valle d’Aosta e del Centro Addestramento Alpino.
Di scena al Falzarego
In genere si dice – e scrive – che “l’esercitazione è perfettamente riuscita”. Ma questa, svolta sulle Torri del Falzarego da alcuni reparti delle Truppe Alpine con il supporto di altre unità delle forze speciali dell’Esercito, è qualcosa di unico. Lo stesso ambiente selettivo montano, con le sue difficoltà che mettono alla prova anche gli stessi specialisti, dimostra il grado di preparazione e di addestramento raggiunto dai nostri alpini ormai prossimi ad affrontare ancora una volta, con i cinque reggimenti della Taurinense, la difficile missione in Afghanistan.
L’ANA al femminile
Prima ancora che nell’Esercito, le donne sono state arruolate, meglio, accolte, nell’Associazione Nazionale alpini. Una presenza spontanea e generosa, di supporto e aiuto in tanti momenti: per fare la cuoca o il medico, l’infermiera professionale o l’istruttrice di cani da ricerca, la centralinista o nei tanti altri compiti che un intervento di Protezione Civile o di vita associativa comporta. Ne abbiamo tratto lo spunto per dedicare alle donne dell’ANA una serie di servizi, che non sono certo esaustivi dell’attività delle nostre compagne, ma una sia pur parziale presa d’atto della loro presenza in Associazione. Per non parlare del difficile ruolo di moglie e di madre, spesso assolto anche in vece del marito quando “va con gli alpini” lasciandole a casa. E poi ci sono le alpine, con le stellette e il cappello in testa, che svolgono gli stessi compiti dei commilitoni, in Patria e nelle missioni all’estero. E che dire delle giovani che sono venute fra noi attraverso la mininaja, dimostratesi subito in sintonia con i nostri valori. A tutte diciamo: “grazie”.
Dedicato a De Giuli il Museo del Montozzo
Ancora una volta la numerosa famiglia degli alpini camuni si è ritrovata al Montozzo, nel luogo che rappresenta la testimonianza di quel villaggio posto a baluardo e difesa dei territori sottostanti durante la Grande Guerra, le cui trincee, ricoveri e depositi scavati nella montagna sono stati recuperati dagli alpini di tante Sezioni e dagli stessi alpini in armi.