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giovedì, 5 Giugno 2025

Nikolajewka, per me…

Questo è il discorso pronunciato dall’allora presidente nazionale Leonardo Caprioli a Varese il 26 gennaio del 1997, nel 54° anniversario della storica battaglia. È un testo che non ha bisogno di commenti e che dovrebbe essere letto di tanto in tanto nelle scuole per far riflettere i giovani sui sacrifici sopportati da quanti - giovani della loro età - furono mandati a combattere una guerra che non volevano né comprendevano, ma non per questo vennero mai meno a quanto imponeva loro il senso del dovere.

Nella tana dei “Lupi”

Una porta alla fine di una ripida scalinata. Il presidente Perona la apre ed entra nella tana dei “Lupi dell’Assietta”. Nel corridoio c’è il capitano Luca Del Sole, che il giorno precedente aveva accompagnato gli alpini dell’ANA in pattuglia. Attende accanto all’enorme stemma in legno che replica le insegne della 34ª Compagnia; è stato scolpito dall’alpino Marco Selva durante la missione degli alpini di leva in Mozambico, nel 1993, ed è stato portato in Afghanistan dal Piemonte. Un abbraccio, tanti sorrisi e strette di mano. Sembra una camerata di quando eravamo a naja e, se non fosse per i nostri capelli un po’ più bianchi, dallo spirito dell’incontro si potrebbe trattare di un ritrovo tra commilitoni.

“Cuneense!”

La prima fitta nevicata della stagione ha imbiancato Mondovì proprio nella due giorni – 19 e 20 gennaio – di eventi alpini nel 70° della battaglia di Nowo Postojalowka. Era il 20 gennaio 1943, quando nel ripiegamento dal Don la “Cuneense” si immolava per consentire ai resti dell’armata italiana di guadagnare il varco di Nikolajewka, sottraendosi così alla sacca nella quale i russi l’avevano intrappolata.

Una corona ai Caduti in prigionia

Il cimitero della Grande Guerra di Wegscheid, in Austria, curato dalla Croce Nera austriaca dell’Alta Austria, ha ospitato il 21° Incontro italo austriaco della pace a ricordo dei Caduti e delle vittime civili della Grande Guerra. Nel riquadro italiano del cimitero militare, un tempo annesso al campo di prigionia, sono custoditi i resti mortali di 1.360 soldati italiani, deceduti per tbc, tifo, colera e febbre spagnola o a causa delle ferite di guerra. Complessivamente i militari di varia nazionalità lì sepolti sono 5.163.

Una P.C. dell’ANA a Napoli

Nel numero di dicembre il “diavoletto” che sempre agisce all’interno delle segreterie ha colpito ancora, facendo sì che nella trasmissione di documenti alla redazione de L’Alpino scomparisse la parte che trattava delle Sezioni del 4° Raggruppamento che, al contrario, hanno attivamente partecipato alle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal sisma della pianura Padana. Diamo ora la doverosa informazione sulla loro partecipazione.

Il valore del ricordo

A vederli sfilare per il centro di Brescia a centinaia, a migliaia, con i loro vessilli e gagliardetti, orgogliosi e compatti in una fila che non finiva mai, c’era da chiedersi che senso avesse tutto questo, questa ricorrenza di Nikolajewka, lontana non meno di tre generazioni, e celebrarla come se la battaglia fosse avvenuta ieri. Gli alpini sono gli unici a farlo, e a coinvolgere anche tanta gente.

A Kabul il comando di Corpo d’Armata NATO

Dal 14 gennaio il comando del Corpo d’Armata di reazione rapida della NATO di stanza a Solbiate Olona e comandato dal gen. C.A. Giorgio Battisti, alpino, è a Kabul, sede del comando della Forza multinazionale impegnata in Afghanistan, del quale il gen. Battisti ricopre l’incarico di Capo di Stato Maggiore. In Afghanistan il contingente multinazionale ISAF è costituito da reparti di ben 50 diversi Paesi, della NATO e non, impegnati nel controllo del territorio e nell’assistenza alla popolazione.

Scuola non è più tabù

“We stay to make, not making to stay! Thank you to coming and hard working of, Alpini” (letteralmente “restiamo per fare, non facciamo per rimanere! Grazie per essere venuti e per il duro lavoro, Alpini). Con questa scritta sulla lavagna di un’aula la delegazione dell’ANA viene accolta da un centinaio di studentesse del liceo femminile Mehri Heravi, in cui dodicimila ragazze dai 7 ai 19 anni possono avere un’istruzione scolastica, un vero tabù per l’Afghanistan fino a qualche tempo fa.

Addio al ten. Marchisio, l’ultimo “Leone” del Conegliano

Il tenente Pietro Marchisio, ultimo dei "Leoni" del Gruppo Conegliano, è morto sabato 19 gennaio a Torino dove era nato il 6 novembre 1918, da genitori piemontesi. Il suo servizio militare iniziò il 13 gennaio 1940 alla Scuola Allievi Ufficiali di complemento di Artiglieria Alpina a Bra.

Un’economia tutta tecnologia e qualità

Piacenza, che si appresta a ricevere nel 2013 l’86ª Adunata nazionale degli alpini, è una città fortemente ancorata alla tradizione, ma con lo sguardo rivolto al futuro. Abbiamo già passato in rassegna la sua carta d’identità. Vediamo ora più da vicino la componente economica. In sintesi è una comunità con una forte tradizione agricola. Una tradizione che viene da lontano, ancora nei decenni scorsi il lavoro dei campi assorbiva la maggior parte della forza attiva. Nel 1951 in agricoltura opera il 49,2% degli addetti a livello provinciale contro il 25,9% dell’industria, l’11,2 del commercio e servizi vari, il 3 dei trasporti e comunicazioni e il 9,90 della pubblica amministrazione. Non solo.

Nel cuore gli Alpini più lontani

Si dice che al momento di congedarsi dagli alpini che vivono all’estero si viene colti da un turbine di sentimenti che, condensati, si traducono in grande ammirazione e uno struggente desiderio di tornare da questi nostri connazionali che abbiamo nel cuore e che con il loro lavoro e soprattutto con il loro comportamento hanno fatto e continuano a fare onore all’Italia dovunque si trovino: in Canada o in Germania, in Argentina o in Australia, paese dal quale è tornato da poco il nostro presidente nazionale Corrado Perona, accompagnato dal consigliere Ferruccio Minelli, delegato ai contatti con le Sezioni all’estero.

“Dare un po’ di gioia a chi non l’ha”

Nei Paesi cristiani, specie in Italia, li chiamarono direttori di spirito, poi preti al campo e infine, cappellani militari. Padre Generoso da Pontedecimo era uno di loro. Beffardo il destino che nel 1934 indica “rivedibile per debole costituzione” quel chierico, frate cappuccino, con il naso sottile e aguzzo a sostenere piccoli occhialetti tondi.

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