Ciao, Nardo

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    Leonardo Caprioli si è spento il 2 luglio a Bergamo, dove era nato il 24 novembre 1920. È stato presidente della sezione di Bergamo dal 1969 al 1984, anno in cui viene eletto alla guida dell’Associazione Nazionale Alpini: è stato l’ultimo presidente nazionale ad aver partecipato alla guerra e con uno dei mandati più lunghi, interrotto soltanto da una malattia.

     

    Durante la sua presidenza ha dato un grande impulso alla Protezione Civile dell’Associazione e, forte del suo motto “Ricordiamo i morti aiutando i vivi”, ha avviato numerose iniziative in Italia e all’estero, come la casa per disabili a Endine Gaiano, gli interventi degli alpini in Irpinia, in Piemonte, in Valtellina, in Versilia, in Garfagnana e infine nell’Umbria e nelle Marche colpite dal terremoto. Fiore all’occhiello, la costruzione dell’Asilo Sorriso a Rossosch in terra russa, dove aveva combattuto e dove gli alpini sotto la sua presidenza costruirono un asilo al quale, nel prossimo mese di settembre, ritorneranno per celebrarne il ventennale.

    La sua vita con le penne nere inizia nel gennaio 1941, quando interrompe gli studi di medicina e si arruola volontario nelle Truppe alpine. Frequenta la scuola militare di alpinismo di Aosta al termine della quale viene assegnato prima al 7º Alpini e successivamente al 6º Alpini per la Scuola Allievi Ufficiali di Complemento. Quindi, da sottotenente, viene assegnato al battaglione “Edolo” del 5º Alpini che nel luglio 1942 viene inviato sul fronte russo.

    In Russia Caprioli è aggregato alla compagnia reggimentale di cannoni controcarro, il 15 gennaio 1943 è in partenza per ritornare in Italia in licenza quando i carri armati sovietici irrompono a Rossosch, sede del comando di Corpo d’Armata alpino. A Caprioli viene assegnato il comando del plotone mitragliatrici della 52ª compagnia, con il quale condivide le sorti fino alla battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio. Quindi la stremante, tragica ritirata e l’arrivo in Italia nell’aprile 1943. Congedato, prosegue gli studi laureandosi nel 1945 in medicina e chirurgia. In occasione del 54° anniversario della battaglia di Nikolajewka pronunciò un discorso che è una delle pagine più toccanti sulle vicende degli alpini in Russia, dal titolo Nikolajewka, per me. È anche una delle ultime pagine nella sua autobiografia, intitolata Cantavamo Rosamunda.

    Ci piace ricordare Nardo nella sua ultima uscita in pubblico, all’Adunata nazionale di Bergamo quando, pur minato nella salute ma non nello spirito, sfilò sul far della sera in piedi su una camionetta, accolto da un boato dagli alpini. Era l’immagine del condottiero dalle lunghe battaglie. Vogliamo ricordarlo così, ora che è andato avanti e che – come ha commentato Beppe Parazzini che raccolse il suo zaino alla presidenza – sta finendo un’era, quella dei grandi reduci che ci sono stati maestri.


    Ecco come Leonardo Caprioli viene ricordato dai tre presidenti nazionali che gli sono succeduti: Beppe Parazzini, Corrado Perona e Sebastiano Favero. A ciascuno abbiamo chiesto di tracciare un breve profilo di Nardo, soprattutto dell’uomo, come sarà ricordato dagli alpini.

    BEPPE PARAZZINI

    “Bisognava conoscerlo, Nardo. L’aspetto burbero, chiuso, scontroso dava l’immagine opposta di quello che era veramente: un uomo candido e sincero. Certo, aveva una forte personalità, un indomito carattere e quando si arrabbiava rivelava le sue doti di condottiero. Ma, a conoscerlo bene, quell’uomo che incuteva rispetto e faceva soggezione aveva un animo sensibile e un grande bisogno di affetto: “Dimmi che mi vuoi bene”, chiedeva talvolta. E quando, negli ultimi tempi, andavo a fargli visita gli si spalancava il cuore. Ho cominciato a capirlo alla fine, quando si confidava senza nascondere nulla perché era un galantuomo, integerrimo e rigoroso. Capivo che la visita era finita quando, improvvisamente diceva: “…bene!” , sapevo allora che era il momento dei saluti. Rivelava anche aspetti impensabili. Per esempio, era un grande esperto di canto alpino. Una sera, ad un concerto, mancando il presentatore, lo ha sostituito lui spiegando il significato di ogni canta e lo ha fatto molto meglio di quanto avrebbe potuto farlo qualsiasi altro. La sua scomparsa ci dice che si sta chiudendo l’era dei grandi reduci. Che si chiude una pagina anche della nostra Associazione, quella dei simboli attorno ai quali abbiamo vissuto. Non li abbiamo certo persi, perché ne conserviamo il ricordo e l’esempio. Ma ne sono rimasti pochi, ormai. Nardo era uno di questi”.

    CORRADO PERONA

    “Mi appresto a scrivere queste poche righe per ricordare la grande figura del presidente Leonardo Caprioli ma l’emozione fa groppo. È il momento della commozione che invade, tanto da serrare la gola e caricare gli occhi di lacrime. È riconoscenza, ammirazione, gratitudine, amicizia che devo al Nardo che ha vissuto per questa nostra Associazione guidata per anni amandola e sostenendola da par suo. Lui, che aveva conosciuto e vissuto la tragedia di Russia e che proprio sulla tragedia tenne alto il suo e nostro impegno affinchè non ne venisse meno la memoria. Sui valori di quella storia tragica pronunciò una frase eloquente “Le nostre armi improprie: il cuore per amare e le braccia per lavorare”. Con l’“Operazione Sorriso” instaurò, tra le altre cose, un felice rapporto con le autorità sovietiche, cooperazione preziosa che aprì una nuova fase di vita e prevalse sui rancori e sulle incomprensioni. Ci ha sempre indicato la strada che porta ai grandi impegni e a quei principi che sgombrano il buio delle difficoltà e spronano all’entusiasmo e alla speranza. Su alcuni concetti espressi a suo tempo da uno di noi in una sorta di composizione poetica a ricordo della costruzione dell’asilo di Rossosch, mi è caro, oggi, riportare quanto segue: è facile far scorrere fiumi di inchiostro sulle buone intenzioni. Difficile è scrivere ciò che si è fatto, poche penne lo sanno fare bene; una di queste è la Penna degli Alpini. Grazie Nardo per averci insegnato a scrivere la storia associativa con la nostra Penna! Non ti scorderemo mai”.

    SEBASTIANO FAVERO

    “La notizia che il past-president Leonardo Caprioli è andato avanti mi è giunta quasi subito nel primo mattino di martedì 2 luglio, e seppur a conoscenza del suo stato di salute mi ha colto di sorpresa. Per un presidente la notizia che un suo alpino è andato avanti è sempre un grande dolore, se poi il presidente è eletto da poco e l’alpino andato avanti è una delle figure che hanno fatto grande la nostra ANA, il fatto assume una dimensione notevole e l’emozione ti assale fino a farti perdere il controllo di te stesso e ti viene un groppo alla gola. Era da tempo che avevo programmato di andarlo a salutare, dovevo farlo proprio in questi giorni, e non lo avevo avvisato per fargli una improvvisata, ma è accaduto l’imponderabile. A Leonardo Caprioli mi legavano i ricordi particolari ed intensi vissuti in Russia: il primo nell’ultima settimana di costruzione dell’asilo di Rossosch, di quello che lui ebbe sempre a definire “l’entusiasmante operazione sorriso”, ed il secondo qualche anno dopo quando volle ripercorrere il tragitto della ritirata della sua Divisione Tridentina dal Don a Nikolajewka. In quelle due occasioni ho avuto modo di apprezzare appieno sia l’uomo che l’alpino che erano in lui. Perché dietro un aspetto severo e a volte burbero si nascondeva un cuore ed un animo disponibile e generoso. Esce un uomo che ha onorato fino in fondo il suo essere alpino e che ha percorso la lunga strada della vita dedicandosi alla famiglia, al lavoro ed agli alpini. Reduce della seconda guerra mondiale e soprattutto di quella immane tragedia che è stata la ritirata dalla steppa del Don, si è subito impegnato nell’ANA percorrendo tutto l’arco associativo dalla sua sezione di Bergamo fino alla presidenza nazionale, che ha ricoperto per oltre 14 anni. Per l’ANA un esempio ed una guida sicura, testimone fedele dei nostri valori che ben sapeva trasmettere ai suoi alpini nei suoi appassionati ed illuminati interventi. Caro Nardo lasci un grande vuoto, ma come sempre gli alpini sapranno guardare avanti e nel tuo ricordo proseguire nella giusta direzione”.