Le emergenze, in aula

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    Terremoti, alluvioni, disastri di origine antropica. Sono tutte situazioni di emergenza nelle quali si è trovata e si troverà prima o poi nuovamente ad operare, nel contesto della Protezione Civile nazionale, la P.C. ANA. Nei recenti interventi si è constatato che grazie alla Colonna Mobile dell’ANA e a un addestramento sistematico da parte delle strutture decentrate, i tempi medi della prima emergenza si sono notevolmente ridotti.

    Tuttavia, soprattutto in previsione di un lungo periodo di accoglienza degli sfollati nei campi, rimane fondamentale la gestione in loco di questa “macchina d’intervento in emergenza”. Diventa quindi indispensabile saper coordinare il campo, sopperire alle necessità in un contesto sociale più complesso, garantire agli ospiti una condizione umana e relazionale il meno traumatica possibile, garantire l’incolumità dei volontari.

    Sono attività che richiedono sempre maggiore preparazione, organizzazione, lucidità e affinamento. Per preparare al meglio queste fasi della nostra missione, connaturate e successive alla prima emergenza, si è tenuto a Padova il “Corso formativo dei referenti ANA nei campi di accoglienza”. Primo nel suo genere e destinato a essere diffuso negli altri Raggruppamenti, il corso, istituito dalla Protezione Civile ANA in collaborazione con il Dipartimento, si è svolto per la parte teorica il 25 e 26 maggio e l’8 e 9 giugno presso la sede ANA di Padova e il 29 giugno a Motta di Livenza, presso il nuovo magazzino PC ANA, per la parte pratica e per le riunioni preparatorie.

    Il corso ha coinvolto 38 volontari in maggioranza del 3° Raggruppamento, formati come futuri “capi campo”. A dare il benvenuto il 25 maggio, dopo l’alzabandiera, è stato il presidente della sezione di Padova Lino Rizzi, che ha sottolineato la sempre maggior professionalità riscontrabile oggi all’interno delle squadre di Protezione Civile. Una crescita evidenziata anche dal Coordinatore nazionale Giuseppe Bonaldi: “La PC è come un diamante reperito in natura, non esprime subito il suo valore, ma necessita di una lavorazione, cioè di formazione.

    L’ANA, il contesto in cui operiamo, ci danno la possibilità di crescere, le sfaccettature, le specialità, la trasparenza, che costituiscono il carattere distintivo. Il soggetto che indossa questa pietra preziosa è il nostro presidente. I risultati positivi – ha concluso Bonaldi – sono la nostra brillantezza”. E per delineare al meglio le varie facce di questo diamante le lezioni sono state suddivise in moduli tematici, con l’obiettivo finale di adottare una linea comune nella gestione dei campi sfollati: procedure di attivazione, modalità di gestione, passaggio di consegne, sicurezza dei volontari, mediazione culturale, strutture sanitarie e di igiene sono solo alcuni degli argomenti trattati.

    Ogni aspetto è stato inoltre curato – spiega Orazio D’Incà, coordinatore del 3° Raggruppamento e organizzatore della formazione – da volontari della nostra PC scelti per la loro esperienza interna o per comprovate competenze professionali. “I nostri formatori interni sono un’altra grande soddisfazione per l’ANA” – ha concluso Bonaldi – “di cui la PC è parte integrante, facendosi carico di portare, come fanno i missionari, i suoi valori tra la gente, in modo preciso e puntuale”.

    Désirée Zucchi


    I perché del Corso

    Perché è stato organizzato un “Corso formativo per referenti ANA nei campi di accoglienza (capi campo) della Colonna Mobile ANA?”. I tempi stanno mutando con una rapidità inattendibile e se, come Associazione Nazionale Alpini, desideriamo mantenere un ruolo di riferimento nel mondo del volontariato, ogni attività che ci permette di leggere l’evoluzione nelle risposte alle chiamate emergenziali non deve essere lasciata a se stessa. Con una profonda nostalgia e ricordo, affermo che il momento ardimentoso e valoroso dei nostri volontari che partivano immediatamente alla chiamata in caso di emergenza – i cosiddetti “angeli del fango” – deve ritenersi superato.

    La costituzione della Colonna Mobile dell’ANA è la prima risposta incardinata su attrezzature e strutture fisiche. Chiarisco che non è, e non deve essere assolutamente passato di moda lo spirito di diffusa solidarietà che ci ha animato, anzi in una società cosi individualista e priva di valori dobbiamo mantenere il nostro ruolo di coscienza civile e solidarietà sociale.

    Le ultime emergenze che abbiamo intensamente vissuto (il sisma Abruzzi e in pianura Padana) ci hanno però fatto riflettere su come fornire una risposta associativa adeguata dal punto di vista non solo della quantità, ma anche della qualità. Sono considerazioni che sono state esposte alle istituzioni con le quali l’organizzazione statale in materia di Protezione Civile governa le emergenze. Ed ecco che il progetto formativo rivolto ai capi campo è stato predisposto e, grazie all’operosità del 3° Raggruppamento, abbiamo potuto organizzare un corso ben strutturato.

    La bontà del progetto ci è stata riconosciuta anche dal Dipartimento nazionale di P.C. che ha finanziato tutte le spese connesse con gli spostamenti dei volontari. È d’obbligo ricordare che il corso non tratta formazione e fenomeni connessi con la sola predisposizione di “Campi di accoglienza”, ma fornisce principi e nozioni generali per trattare in modo aperto tutte le tipologie emergenziali (e di addestramento) che possono coinvolgerci. Anche la durata del corso, due giorni del fine settimana per attività teoriche e un giorno per attività pratiche e verifica d’apprendimento, ha creato un profondo affiatamento nei partecipanti che conferma i principi di un diffuso senso di appartenenza ad una Associazione che stimola e raccoglie principi e valori incancellabili.

    Giuseppe Bonaldi