Mi collego alla lettera apparsa sul nº 3 de L’Alpino, intitolata: Non voltiamoci dall’altra parte . Sono d’accordo con il fatto di poter aprire le caserme ad un altro utilizzo non alpino, ma direttamente interessato in quanto responsabile di un gruppo di volontariato formato da ragazzi mi è capitato di prestare servizio a L’Aquila a favore di una parrocchia. Quante tende e quante strutture utilizzate a buon fine, ma che fine faranno?Esistono associazioni, piccole e grandi, che non si possono permettere dette strutture e sarebbero utilizzate a buon fine, ma come fare per non vederle demolite e poterne fare un uso più socialmente utile?Lo stesso vale per le caserme e i mezzi non più utilizzati.
Alessandro Gandino
Alla tua domanda, sconfortato, non ho una risposta. In Italia è ben radicata la cultura delle lobby, meno quella dello Stato gestito con i criteri del buon padre di famiglia. È molto più facile ed elettoralmente redditizio spendere che risparmiare. Una battuta sulle caserme: sono un patrimonio di enorme rilevanza storica e immobiliare. Non esiste però un vero progetto per valorizzarlo e nemmeno la volontà di affrontarlo. Occorrono decenni di pratiche per avere la disponibilità di una caserma dismessa. Queste aree restano nel degrado in attesa di perdere il loro valore. Poi, stiamo tranquilli, gli appetiti si risvegliano. Abruzzo: le tende e i materiali ancora utilizzabili, a quanto mi risulta, sono stati selezionati, igienizzati e immagazzinati.
Pubblicato sul numero di maggio 2010 de L’Alpino.