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C’è un modo singolare per raccontare le battaglie: da quel che resta sul campo. È quanto ha fatto Massimo Borelli, che ha percorso con il metal detector i ridenti campi e vigneti a ridosso del Garda e recuperato quanto basta per descrivere le posizioni dei due schieramenti, l’austriaco e il franco piemontese, individuando le postazioni delle artiglierie, catalogando le varie lapidi dei più illustri Caduti sul campo, raccogliendo palle di cannone, pallettoni, pallottole, capsule di innesco, proiettili e schegge che di tanto in tanto affiorano anche dalla terra scossa dall’aratro o lavata dalla pioggia. Sembra quasi che gli stessi luoghi vogliano tramandarci la memoria di quelle sanguinosissime battaglie che indussero Napoleone III a prendere l’improvvisa decisione di fermare tutto, e chiedere l’armistizio all’imperatore Francesco Giuseppe.
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