Sul numero di febbraio, nelle pagine dedicate alla valle d’Aosta in previsione dell’Adunata, è apparso un articolo sul Come eravamo . Conteneva un riquadro su Calvino, teologo e riformatore religioso francese (il suo vero nome era Jean Cauvin) sulle cui teocratiche teorie della doppia predestinazione non intendiamo addentrarci per rispettare tutti e non guastarci con i dotti .
Quello che importa in queste nostre poche righe è dire che abbiamo ricevuto quattro lettere di nostri lettori, indignati perché in quel riquadro la cui chiave di lettura era l’ironia l’autore dell’articolo Umberto Pelazza, alpino nonché professore di lettere, proponeva una similitudine, peraltro legata unicamente alla fuga fra le montagne, di Calvino (inseguito nel 1536 dalle guardie ducali della cattolicissima Aosta sabauda) con un altro personaggio, turbante in testa, braccato sulle Montagne Bianche dell’Afghanistan.
Eresia?Offesa grandissima, dai calvinisti ai valdesi?Nulla di tutto questo volevano essere quelle righe, che andavano prese per quello che erano, alla leggera. Non sollevavano dubbi teologici, non scalfivano verità rivelate né proponevano deviazioni religiose.
E non volevano essere né irrispettose né offensive.
Del resto, se proprio vogliamo scandagliare, per Santa Madre Chiesa che consegnava al braccio secolare gli eretici (quia Ecclesia aborret sanguinem ), Calvino era uno di costoro. E se chiediamo a un musulmano particolarmente convinto come considera quel personaggio col turbante e il Kalashnikov fuggito attraverso le Montagne Bianche, risponderà che è un eroe, un martire.
La discussione potrebbe continuare. O vogliamo tornare indietro di qualcosa come mille anni, o poco meno?
Lo scrittore iraniano Salman Rashdi è stato condannato a morte per i suoi Versetti satanici . Lui dice che non intendeva mancare di rispetto a nessuno. Anche noi, nel nostro piccolo, non vogliamo essere inseguiti né dalle guardie né dalle condanne a morte.
Quindi, i quattro lettori che ci hanno scritto rileggano quelle righe sataniche, e ci facciano un sorriso. L’intenzione nello scriverle era solo questa, niente di più.
C’è dell’altro, per il mondo (ggb)