Il gen. Iob agli alpini: Siate orgogliosi del vostro lavoro

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    Il comando delle Truppe alpine, massima aspirazione di ogni ufficiale del Corpo degli Alpini e poi il comando delle Forze terrestri, cioè della maggior parte dell’Esercito italiano: il generale di Corpo d’Armata Bruno Iob, una vita al servizio dello Stato, in divisa, giunto al termine del suo mandato al Comfoter sta per andare a godersi il meritato riposo. Avrà, avremo più tempo per stare assieme, visto che è iscritto all’ANA, resterà l’amico che ha dimostrato di essere in tante circostanze.

     

    A lui va il merito, e la gratitudine, di aver avvicinato gli alpini in congedo ai vertici militari, in un momento in cui la sospensione della leva aveva lasciato qualche ruggine. Gli abbiamo chiesto un’intervista per parlare del futuro degli alpini, dell’esercito, delle missioni di pace in terre tormentate.

    Questa l’intervista:

    Generale Iob, abbiamo la sensazione che ci sia una evoluzione negativa della situazione in Afghanistan e che ci sia scarsa informazione sull’attività dei nostri militari

    La situazione in Afghanistan è oggettivamente complessa. Tuttavia, anche se tutti gli obiettivi non sono stati raggiunti ed è palese che esistono ancora numerosi problemi, non è corretto affermare che siamo di fronte ad un fallimento. La nostra attività in quel Paese ha dato e dà buoni frutti e la percezione dei nostri soldati è che la loro presenza sia indispensabile per mantenere accesa la speranza in un futuro diverso e migliore. Circa il livello di informazione sulle attività dei nostri militari in quel Teatro, non mi sembra che sia diverso da quello sulle altre operazioni e, più in generale, dall’attenzione riservata ai problemi della Difesa .

    Si può ancora parlare di missione di pace o di missione di salvaguardia della pace in Afghanistan?

    Sicuramente sì. Nel pieno rispetto del mandato, lo scopo dei nostri contingenti a Kabul e ad Herat resta quello di creare le condizioni perché l’Afghanistan possa uscire da questa drammatica situazione e procedere, pacificato, sulla strada della crescita e della democrazia. Questa convinzione permea e qualifica l’attività, il comportamento e l’atteggiamento dei nostri soldati e dei nostri reparti impegnati in quella terra .

    Fermo restando che non abbiamo dichiarato guerra a nessuno, non sono poco chiare le regole d’ingaggio dei nostri militari secondo le quali reagiamo agli attacchi da qualunque parte provengano, ma solo per disimpegnarsi?

    Non siamo all’8 settembre! Le regole d’ingaggio sono, per quanto è possibile, chiare e coerenti con il compito che, a sua volta, è espressione della volontà politica. Non sono tuttavia rigide consegne e la loro applicazione non esime i Comandanti dal valutare sul campo le situazioni e dall’adottare i provvedimenti più opportuni .

    Le disponibilità finanziarie consentono di fornire adeguati mezzi in qualità e quantità idonea per operare nelle missioni a rischio, come l’Afghanistan (VTLM/Lince, giubbetto antiproiettile, qualità equipaggiamento individuale)?

    L’Esercito ha fatto e fa ogni sforzo per garantire, in tutti i Teatri, la disponibilità degli armamenti e dei mezzi più idonei per operare efficacemente e in sicurezza. È evidente tuttavia, che le risorse messe a disposizione della Forza Armata non sono tali da soddisfare appieno tutte le esigenze e, se non ci sarà nel futuro immediato un’inversione di tendenza, gli impegni che il Paese ha assunto difficilmente potranno continuare ad essere onorati. Di queste difficoltà è ben consapevole il Ministro della Difesa che, in più di un’occasione, ha lamentato pubblicamente la gravità di una situazione ormai prossima alla soglia di una irreversibile inefficienza .

    L’addestramento e l’equipaggiamento sono allo stesso livello di standard degli altri paesi NATO con i quali cooperiamo in Afghanistan?Per esempio, a che punto è, e con quale efficacia, l’addestramento preventivo in Patria relativamente alla minaccia degli IED, gli ordigni esplosivi improvvisati?

    Per quanto concerne l’equipaggiamento, pur con le difficoltà di cui ho detto in precedenza, confermo che i nostri reparti sono nelle condizioni di operare efficacemente al pari degli alleati. Aggiungo che per far fronte alle nuove minacce (mine, IED, attacchi suicidi) si continua a lavorare sia per adeguare il livello di protezione dei mezzi (torrette remotizzate, protezioni aggiuntive, apparati anti RCIED ecc.) sia per migliorare e rendere più efficaci le tecniche d’impiego. Aggiungo ed assicuro che l’addestramento propedeutico all’invio nei teatri, sia individuale sia di reparto, costituisce priorità assoluta per le Forze Operative .

    Con il servizio professionale è reale il rischio di veder invecchiare lo strumento Esercito?

    Gli Eserciti professionali sono, almeno per quanto riguarda la componente di truppa, più vecchi rispetto a quelli di leva . Questo non è di per sé un difetto. Al contrario, disporre di soldati professionisti maturi , addestrati e capaci costituisce un grande vantaggio soprattutto per la prontezza e per la spendibilità dei reparti. È però necessaria una politica di reclutamento e di impiego che, tenendo conto del naturale decadimento delle capacità operative dei singoli con l’aumento dell’età, assicuri un’adeguata mobilità del personale sia all’interno dell’Istituzione sia verso l’esterno .

    Qualche anno fa l’allora capo di SME, generale Ottogalli, sollevò il problema degli alloggi e non solo degli alloggi dei volontari scapoli e con famiglia. Cosa è cambiato da allora?

    Il problema degli alloggi e, più in generale, il problema della qualità della vita sono stati e restano una priorità per la Forza Armata tanto che il generale Castagnetti, attuale capo di Stato Maggiore dell’Esercito, per sottolineare l’importanza che attribuisce a questo argomento, ha citato recentemente, condividendolo, un messaggio lanciato dall’AUSA (Association of United States Army): STRONG FAMILY>>STRONG SOLDIER>>STRONG ARMY>>STRONG COUNTRY (Forte famiglia, forte soldato, forte esercito, forte Paese, n.d.r.). La soluzione di questo problema, che non può evidentemente prescindere dalla disponibilità di adeguate risorse, a mio avviso richiede una decisa volontà realizzatrice, un dettagliato programma di interventi e la disponibilità di strumenti operativi diversificati (permute, cooperative edilizie, ecc.) .

    Veniamo alle Truppe alpine: sono sottoposte a turnazioni veloci, anche rispetto ai reparti degli altri Paesi. È definitivo l’organico attuale?

    Le Truppe Alpine, nell’attuale configurazione su due Brigate, costituiscono una parte importante della componente leggera dello strumento terrestre e non esiste alcun progetto che ne preveda il ridimensionamento. Per quanto concerne il turn over dei reparti alpini nei teatri operativi, esso è pesante quanto quello dei reparti di altre Armi e Specialità ed è legato esclusivamente alla disponibilità, qualitativa e quantitativa, di forze operativamente impiegabili .

    Nei programmi della Difesa si ipotizza una nuova riduzione di organici: può riguardare comandi o strutture non indispensabili o anche i reparti operativi?

    Qualunque provvedimento si intenda adottare, se il Paese vuole mantenere l’attuale ruolo e visibilità, la componente operativa dell’Esercito non può e non deve essere assolutamente ridimensionata. Ciò detto, ritengo che la ventilata riduzione degli organici delle Forze Armate, peraltro di difficile attuazione, almeno nel breve termine non consentirebbe risparmi reali di risorse. Il problema vero sono le risorse dedicate al comparto Difesa che, aggirandosi attorno allo 0,9 del PIL, sono oggettivamente scarse, inadeguate rispetto alla media dei Paesi europei e i
    ncoerenti con i compiti che le Forze Armate sono chiamate a svolgere per onorare gli impegni ed il ruolo del nostro Paese .

    Lei ha avuto il comando di gran parte dell’Esercito, quindi si è trovato in una posizione particolarmente privilegiata per poterne tratteggiare la fisionomia.

    Ho avuto la possibilità di seguire il processo di professionalizzazione della Forza Armata, nella fase concettuale ed organizzativa, presso lo Stato Maggiore dell’Esercito e poi di viverla, questa trasformazione, quale Comandante della Scuola Sottufficiali dell’Esercito e infine come Comandante delle Truppe Alpine e delle Forze Operative Terrestri. Posso affermare che si è trattato di un lavoro complesso, impegnativo, avviato e sviluppato, come si suol dire, con il treno in corsa cioè mentre nascevano e si affrontavano le operazioni fuori area . E proprio in questa difficile situazione l’Esercito ha mostrato di essere un organismo vivo e vitale, ricco di capacità e di energie, dinamico e pronto a rinnovarsi. In altre parole, una vera risorsa per l’Italia, strumento efficace ed indispensabile per la sua politica estera .

    Generale, dovendo sintetizzare in una risposta lo spirito d’una vita in divisa e il senso dello Stato che ha accompagnato il suo servizio, cosa si sente di dire agli alpini e ai militari delle altre armi che ha avuto al suo comando?

    Agli Alpini raccomando di continuare ad addestrarsi in montagna. Essa è un’ineguagliabile palestra per mettere alla prova ed accrescere la forza di carattere, la tenacia, la generosità e lo spirito di sacrificio dei singoli e per assicurare la solidità e l’affidabilità dei nostri Reggimenti. Agli Alpini e ai Soldati di tutte le Armi, Corpi e Specialità che ho il privilegio di comandare, dico: siate consapevoli del vostro ruolo, siate orgogliosi del vostro lavoro che, svolto con spirito di servizio, vi conferisce dignità; e, infine, abbiate fiducia nel futuro, perché chi ha la responsabilità del governo del Paese non vorrà colpevolmente consentire che un patrimonio di capacità e di valori quale è l’Esercito sia dissipato .


    IL GENERALE BRUNO IOB

    Il generale di Corpo d’Armata Bruno Iob è nato a Colleferro (Roma) il 30 gennaio 1945, da genitori friulani. Ha frequentato il 20º Corso dell’Accademia Militare di Modena e la Scuola di Applicazione d’Arma di Torino. Nel settembre 1965 è stato nominato sottotenente degli Alpini. Dei suoi comandi ricordiamo la 12ª compagnia del btg. Tolmezzo con la quale, nel 1976, ha partecipato alle operazioni di soccorso dopo il devastante terremoto in Friuli. È stato vice comandante del Feltre , comandante del btg. Bassano e quindi del Distretto militare di Firenze. Ha avuto diversi incarichi presso lo Stato Maggiore dell’Esercito. Promosso generale, ha comandato la brigata alpina Taurinense, è stato responsabile del II Reparto dello SME ed infine come tutti i nostri iscritti ricordano comandante delle Truppe alpine. Ha assunto il comando delle Forze operative terrestri il 19 luglio del 2005.


    COMFOTER, ovvero due terzi dell’ Esercito italiano

    L’Esercito, a seguito della legge sulla riforma dei vertici militari, ha iniziato, nel 1997, un processo di revisione della sua struttura per rendere l’organizzazione idonea a confrontarsi con i moderni scenari operativi nazionali ed internazionali. In questo contesto, il Comando delle Forze Operative Terrestri (COMFOTER), ha assunto la responsabilità di tutte le Unità Combat , Combat Support , Combat Service Support e di quelle specialistiche, che comprendono circa 75.000 effettivi, pari a circa due terzi dell’intero Esercito.

    Costituito a Verona il 1º ottobre 1997, dispone di 7 Comandi in sottordine: Comando del Corpo d’Armata NATO di Reazione Rapida, 1º Comando Forze di Difesa (Brigata Ariete, Brigata Pozzuolo del Friuli, Brigata Paracadutisti e Brigata Friuli), 2º Comando Forze di Difesa (Brigata Sassari, Brigata Granatieri di Sardegna, Brigata Pinerolo, Brigata Aosta e Brigata Garibaldi), Comando Truppe Alpine (Brigata Taurinense e Brigata Julia), Comando Aviazione dell’Esercito (Brigata Aviazione dell’Esercito), Comando Trasmissioni ed Informazioni dell’Esercito (Brigata Trasmissioni e Brigata Rista EW) e Comando dei Supporti (Brigata Artiglieria, Brigata Artiglieria Controaerei, Brigata Genio, Brigata Logistica di Proiezione).

    Ha sede a Palazzo Carli, a Verona, ed è supportato da uno Stato Maggiore e da un Centro Operativo nella Caserma Rossani e da un Reparto Comando dislocato nella Caserma Dalla Bona (ex Ospedale militare). Il Comandante delle Forze Operative Terrestri dipende direttamente dal capo di Stato Maggiore dell’Esercito ed ha il compito di:

    • garantire la massima capacità ed efficienza operativa delle forze;
    • approntare i contingenti per l’impiego all’estero;
    • condurre, per delega, operazioni sul territorio nazionale ed assicurare i concorsi per pubbliche calamità, per pubblica utilità e per ordine pubblico in sostegno alle forze dell’ordine.