«Questo museo è una testimonianza importante, perché custodisce e tramanda i valori incarnati dagli alpini, con cui il Paese ha un debito costante di gratitudine ». È stato chiaro il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che lo scorso 18 ottobre ha tagliato il nastro tricolore, sancendo di fatto l’apertura al pubblico del Museo Nazionale Storico degli Alpini sul Doss Trento.
La bellissima struttura espositiva, che, grazie all’opera dell’Ana ed al fondamentale contributo di Provincia e Comune di Trento, è stata ristrutturata, ampliata e ammodernata, passando da poco più di 200 metri quadrati di esposizione ad oltre 1.700, sull’onda dell’Adunata di Trento del 2018 ed era stato inaugurato (pur non ancora completo) poco meno di due anni dopo: ma la sua possibilità di fruizione era slittata in avanti a causa della pandemia.
La visita del ministro, che ha accolto l’invito del Presidente nazionale Sebastiano Favero, ha costituito così un’occasione importante per sancire la riapertura, che era molto attesa, non solo dalle penne nere. Oltre che da Favero, l’on. Guerini è stato accolto dal comandante delle Truppe Alpine, gen. C.A. Claudio Berto, assieme al sindaco di Trento Franco Ianeselli, al Presidente della Provincia Maurizio Fugatti, al Presidente della Sezione di Trento, Paolo Frizzi e al suo predecessore Maurizio Pinamonti.
Nel discorso di saluto e ringraziamento per la visita, il Presidente Favero ha sottolineato l’importanza dell’opera di testimonianza storica, che ha nel Museo di Trento la sua rappresentazione più plastica, ricordando come gli alpini abbiano fatto e facciano del servizio alla Patria l’essenza stessa del loro agire: perciò ha sostenuto con determinazione la proposta di coinvolgere i giovani italiani in un servizio obbligatorio al Paese per essere formati nel campo della Protezione Civile e della difesa dell’ambiente, attraverso forme di addestramento basate proprio sull’esperienza e sulle capacità formative dell’Ana e delle Truppe Alpine.
Il ministro ha dal canto suo ribadito l’ammirazione e la riconoscenza del Paese per l’operato delle penne nere, sia quelle in armi, «che si sono distinte in qualunque teatro operativo grazie alla loro elevata specializzazione e professtato pochi giorni prima in Kosovo per il cambio di comandante della missione, che nell’ultimo anno era affidata al gen. Federici, alpino), sia quelle in congedo, che in oltre un secolo di storia sono state capaci di costruire un enorme patrimonio di valori, in cui la gente si identifica con fiducia.
«Abbiamo bisogno – ha detto Guerini – di esempi credibili, come questi, incarnati dagli alpini come da tutte le donne e gli uomini in divisa delle Forze Armate, che possano anche essere un punto di riferimento soprattutto per i più giovani». Il taglio del nastro ha poi dato ufficialmente il via alla nuova vita del rinnovato museo, un gioiello di storia e testimonianza degli alpini, dalle origini, di ormai quasi 150 anni fa, ad oggi.
ma. cor.