Buon Natale da Bala Baluk

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Una voce potente sparge nella piccola base operativa avanzata (Fob) di Bala Baluk una melodia natalizia. Le strofe sono quelle della famosa “So this is Christmas” e a cantarla è un giovane soldato della 108ª, la Compagnia del 9° reggimento alpini de L’Aquila che fino al mese di marzo avrà il compito di gestire le operazioni nella Fob.

Il giorno di Natale, per i nostri soldati di stanza in Afghanistan, sarà un giorno come gli altri: sveglia presto, colazione in mensa, turno di guardia sulle altane, briefing, visite ai vicini villaggi, distribuzione di medicinali e viveri, controlli per la sicurezza della popolazione. Eppure, a modo loro, sarà comunque un giorno di festa. Un momento in cui penseranno più intensamente a casa, in cui si renderanno conto di aver trovato, nel deserto di Bala Baluk, una seconda famiglia.

I ragazzi e le ragazze della Fob nei pochi momenti liberi a disposizione si danno appuntamento per provare i canti natalizi, per progettare un presepe vivente, per costruire quello di cartone che si trova all’ingresso della mensa. Ognuno di loro sa che nella Fob non esistono giorni di riposo, giorni in cui si può tirare il fiato, giorni in cui si avrà la certezza che non scoppieranno gli ordigni improvvisati Ied, giorni in cui l’infermeria della Fob potrà starsene con le porte chiuse.

Per sei mesi, in ogni momento, quei ragazzi saranno la forza di una terra sofferente, saranno vicini alla popolazione afgana e alle forze armate locali. Ed è proprio a loro, alle forze armate afgane, che entro la fine del 2014 sarà passato il testimone. Un testimone difficile da reggere che implicherà coraggio, perseveranza e grande responsabilità. Una soluzione per guarire le ferite di questa terra ancora non s’è trovata, ma una strada e una direzione, quelle sì.

I talebani, gli insurgent, i signori della droga e i trafficanti d’armi sono ancora una piaga per l’Afghanistan, un male che si confonde fra la sabbia di questa terra e che si fortifica tanto più la situazione politica del governo centrale si fa instabile. Ma la voglia di libertà si legge negli occhi del popolo afgano. Occhi consapevoli come quelli degli anziani del villaggio di Dawlatabad che pochi giorni fa hanno accolto i nostri soldati e il comandante della 108ª, il capitano Gianluca D’Amico, con grande gioia.

«L’ultima volta che siete venuti e avete portato del cibo – fa sapere uno degli anziani con l’aiuto di un interprete – abbiamo ricevuto minacce dai talebani, ma non ci importa. Continuate pure a venire». Al termine della chiacchierata le forze armate afgane al seguito dei nostri soldati hanno distribuito coperte, ciabatte e legna ai bambini del villaggio che si sono radunati incuriositi vicino ai mezzi militari e a noi giornalisti con le macchine fotografiche.

Alcuni di loro si mettevano in posa davanti ai nostri obbiettivi perché catturassimo la loro immagine. E noi l’abbiamo fatto perché quei giovani volti sorridenti saranno il ricordo più bello che ci porteremo a casa dall’Afghanistan insieme all’orgoglio che proviamo per i nostri soldati.

Nicoletta Novara

(Foto di Alberto Alpozzi – www.albertoalpozzi.it)

Dawlatabad: un soldato della Forza afgana distribuisce derrate ai bambini.

Il presepe alla base operativa avanzata di Bala Baluk.

Transizione: i soldati dell’Afghan National Army.