Orgoglio di geniere alpino

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“C’è un orgoglio speciale a essere genieri, oggi. Siamo noi a lottare contro il nemico numero uno, in Afghanistan: le bombe rudimentali pronte a esplodere al passaggio dei convogli. E noi del Genio passiamo per primi, per controllare e disinnescare. A piedi, con i cercamine, con i cani anti-esplosivo, con i Buffalo, i Cougar, i Lince e i MaxxPro”.

Parole del caporal maggiore Mariangela Baldieri, del 32° reggimento guastatori della brigata alpina Taurinense, in servizio a Farah con gli alpini del 9° dell’Aquila, che pochi giorni fa – mentre era sulla torretta di un Cougar in pattuglia di perlustrazione – è incappata nell’esplosione di un ordigno improvvisato che ha soltanto danneggiato il blindato, la cui cellula ha protetto l’equipaggio, rimasto illeso.

“Dopo lo scoppio, non ho provato spavento. La prima cosa a cui ho pensato è stata di verificare l’arma e le munizioni. Un riflesso istantaneo dovuto a un addestramento meticoloso. Poi il tenente mi ha tirata dentro il Cougar mentre il team di bonifica ha subito iniziato a perlustrare i dintorni, trovando un altro ordigno che ha fatto brillare sul posto. Dopodiché abbiamo ripreso l’operazione.”

Il caporal maggiore Baldieri è uno dei genieri inquadrati nelle compagnie della Task Force Genio guidata dal colonnello Ovidio Esposito, in Patria comandante del 32° di Torino, impegnata quotidianamente nella regione ovest dell’Afghanistan nel delicatissimo ed essenziale compito di proteggere le nostre pattuglie ma anche la popolazione locale, visto che le vittime principali degli IED (gli ordigni esplosivi improvvisati) sono proprio i civili.

Nello scorso mese gli specialisti del genio hanno distrutto 84 ordigni, nel corso delle operazioni del 2°, 3° e 9° Alpini condotte in partnership con le forze di sicurezza locali, le quali stanno diventando sempre più autonome anche grazie ai corsi di formazione che la Task Force Genio realizza in favore dei militari afghani.

L’orgoglio di Mariangela Baldieri – che compirà 24 anni in Afghanistan il prossimo 31 dicembre, lontano dalla sua Aversa – è dunque più che motivato così come è motivatissima lei nel continuare la missione e la carriera militare, intrapresa per passione dopo tre anni di università, con l’ambizione originale di diventare paracadutista e la soddisfazione attuale di portare, anche sull’elmetto, la penna innestata sulla nappina amaranto del genio alpino.