
Pur non avendolo conosciuto, ho vissuto con lui, pagina dopo pagina, l’odissea sua e degli uomini del plotone affidatogli, nonché le vicende che li hanno visti protagonisti sul Don a quota 205,6 fra Iwanowka e Deresowka, là intorno al più famoso quadrivio di Selenyj Jar.
In uno dei più incisivi memoriali di quella tragedia, ho conosciuto e apprezzato l’impavido ufficiale, ne sono diventato l’alter ego durante i momenti più significativi di quella triste avventura e, attraverso le sue parole semplici ma incalzanti, con immagini forti e reali, sono entrato nel suo intimo e con lui ho sofferto, ho gioito con amarezza, ho trepidato per i suoi, ho sparato. Il fraseggio è efficace, coinvolgente, immediato: sembra di vederli, in una sequenza cinematografica, con fotogrammi di rara intensità, quegli uomini che, al comando del loro Tenente, soffrono, gridano, combattono. “No, la Julia non moriva, non voleva morire, anche se perfino l’alleato era tentato di abbandonarla a quello che sembrava essere il suo destino”.
Così si avverte la struggente repulsione per la guerra nel “raccapriccio alla vista di tutte quelle centinaia di corpi (di soldati russi) inanimati, smembrati, distrutti, letteralmente accatastati, ma si può penetrare anche nell’anima di quella gente (alpini di razza!) che odiava la guerra che faceva con un senso del dovere ed uno spirito di sacrificio talmente puro da non apparire nemmeno”. Le situazioni belliche e umane sono tanto intense e di profonda drammaticità che si arriva a “pregare bestemmiando” con uno stravolgimento psicologico difficile da accettare, ma che ha trovato nell’autore un veicolo efficace e persuasivo. Un libro che non può mancare in una biblioteca, anche non alpina!
Alessandro Rossi
MARIO TOGNATO |
LA JULIA MUORE SUL POSTO |
Realizzato dalla legatoria e confezioni grafiche “Gruppo Padovana” Euro 10,00 – Il volume deve essere richiesto al capogruppo di Padova Sud Diego Giraldin, cell. 348/7019284, diego@gruppopadovhttps://www.ana.it |