Sono mesi di celebrazioni, con interminabili riunioni preparatorie, ricerca di fondi; impegni organizzativi, giornate di apparati, divise, bandiere, discorsi e retorica a fiumi. Al contrario, la due giorni di luglio a Ponte in Valtellina ed in Valfontana, si è svolta quasi in silenzio, nella semplicità più autentica e maggiormente apprezzata.
La giornata di sabato era datata 7.7.2007; ma gli alpini sono persone semplici per cui nessuno ha osato fare scongiuri, riserve o ricerche di segni nell’oroscopo o nella costellazione. Sono venuti da Biella per vivere alcune ore di ricordi con gli alpini di Ponte; con loro, infatti, vent’ anni or sono, e precisamente nell’agosto del 1987, avevano condiviso le preoccupazioni, le fatiche, i disagi conseguenti all’alluvione del 18 e 19 del mese precedente.
Sono venuti con il cappello d’alpino, vera ed unica nostra divisa, facendo sosta a Ponte, nella cornice delle Orobie che sabato sembravano scolpite e lucidate per far festa; si sono intrattenuti nella sede degli alpini di Ponte apprezzando l’ottimo spuntino; la merenda sarebbe stata preparata ed offerta al Pian dei Cavalli, il pranzo alla sera, al Rifugio dei Campelli.
Verso le 15 li ho raggiunti all’uscita di un’osteria di Ponte, in piena euforia; e per me la sorpresa più bella è stata quella di essere stato letteralmente travolto dall’abbraccio di Corrado Perona, nostro presidente nazionale e di Edoardo Gaja, presidente della sezione di Biella; miei amici, autorità associative che valgono; non per nulla il capo gruppo di Ponte, Giacomo Beltramini, raggiante e sincero, andava poi ripetendo ‘che uomini…! , commento esaustivo.
Sono venuti per celebrare la ricorrenza che definisco della vera amicizia; avevano anche loro lavorato, vent’anni fa, nell’alta Valfontana, fra le rovine lasciate dal torrente impazzito; avevano anche loro risalito la ‘Valtellina, sudario d’acqua e di fango’, così era riportato a caratteri cubitali su Il Giornale di lunedì 20.7.1987. Sicuramente si erano fermati in piazza Garibaldi di Sondrio, dove nel fabbricato ora sede di una filiale del Credito Valtellinese, era stato approntato il Centro operativo dell’ANA Protezione civile’.
All’epoca stazionava in permanenza il nostro presidente Gino Azzola che, fra una sigaretta e l’altra, dispensava ordini e direttive anche agli alpini di Biella, accorsi per dare una mano. Avevano trascorso quattordici giorni, con sede logistica nel Rifugio degli Alpini, ai Campelli, incontrando alpini, gente del posto.
Il loro ritorno su questi luoghi tornati alla loro serena quotidianità è stato quindi molto toccante; mi sono accorto dello stato d’animo, salendo con loro, sino al Rifugio e poi ancora, al Piano dei Cavalli e, ancora più in su, all’Alpe Campiascio. La giornata luminosissima, i contrasti della sera, l’acqua limpidissima del torrente ritornato nel suo alveo, i pascoli verdi, riemersi dal ghiaione e dalla sabbia, i sentieri rimessi al loro posto, persino il camoscio, a vista d’occhio, indisturbato.
Ho visto il presidente Perona assorto contemplare questo ritorno all’ordine, al pulito; forse ha pensato che dobbiamo continuare ad avere fiducia, ad andare avanti, insistere nei nostri progetti, perché i tempi difficili sono destinati a rimanere alle nostre spalle, perché il bene che lasciamo sul nostro cammino, anche senza clamore e rumore, un giorno è destinato ad illuminarsi d’immenso.
Piero Camanni