Purch si canti (alpino)

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    Egregio Direttore,

    in tema di coralità alpina desidero portare a conoscenza l’esperienza che vivo dal 6 dicembre 1958, data della fondazione del ‘coro alpino Grigna di Laorca’ in seguito divenuto ‘coro Grigna dell’A.N.A sezione di Lecco’ del quale sono stato uno dei cinque fondatori e, da sempre, ininterrottamente, il direttore. Il nostro repertorio comprende armonizzazioni e composizioni di autori vari: Mino Bordignon, Paolo Bon, Bepi De Marzi, Zoltan Codaly, Antonio Scaioli, Molfino, solo per citarne alcuni. Il repertorio comprende anche mie armonizzazioni di canti popolari, composizioni su testi di vari scrittori e, in particolare, del poeta Padre Davide Maria Turoldo, amico e estimatore del coro Grigna, del quale ho musicato alcune poesie.

    Questa premessa per arrivare al ‘Canto alpino’, più precisamente ai ‘Canti degli alpini’. Dalla pubblicazione della raccolta dei ‘Canti degli alpini’ del gennaio 1968, e dopo aver letto gli atti del ‘Convegno in difesa del canto alpino’ tenutosi a Lecco nel giugno 1965, ho accettato la proposta di armonizzare i 30 canti degli alpini e di inciderli cantati dal coro Grigna dell’A.N.A. di Lecco. Dopo attenta riflessione ho ritenuto di armonizzare questi canti spogli di ricercatezza armonica e contrappuntistica, perché potessero essere studiati e cantati anche da piccole formazioni all’inizio della loro esperienza. Nei nostri variegati programmi vengono sempre inseriti alcuni canti degli alpini. Con soddisfazione o stupore notiamo l’attenzione del pubblico nell’ascoltarli e il calore dei loro applausi alla fine di ogni canto, in particolare quando lo facciamo diventare coro cantando assieme a noi.

    Elemento importante è l’interesse che dimostrano i giovani ai Canti degli alpini che, dopo aver ascoltato la motivazione, (motivazione, non apologia) si uniscono a noi e cantano con estrema naturalezza ‘Il primo pezzo al Re d’Italia, che si ricordi del suo alpin ‘. Ritengo interessante citare i concerti del coro Grigna, le volte che è stato a Budapest, alla presenza di illustri maestri ungheresi che hanno apprezzato, oltre alla vocalità, la scelta del programma e, in particolare, i nostri Canti degli Alpini. A dimostrazione che anche le cose semplici possono essere accolte favorevolmente alla pari di altre composizioni e armonizzazioni di classico livello musicale. È vero: ognuno canta ciò che vuole e come vuole.

    Cantiamo e facciamo cantare tutti, anche a una sola voce, ma cantiamo, cantiamo anche i canti degli alpini e presentiamoli al pubblico senza reticenza, con naturalezza, come cantiamo le nostre composizioni e i canti tradizionali delle nostre regioni. L’importante è far partecipare la gente e renderla, anche soltanto per qualche minuto, protagonista: che bel Coro! Nel rispetto e nell’apprezzamento di quei musicisti che lavorano con competenza, in un contesto di evoluzione, apportando nuove idee e con altrettanto apprezzamento del nostro patrimonio tradizionale e la storia della nostra coralità, auguro: buon lavoro.

    Giuseppe Scaioli