Zona franca

    0
    40

    Rubrica aperta ai lettori.

    Attività culturale dei gruppi

    Ritengo che l'elemento basilare, capace di attirare e di mantenere nel tempo la funzione di collante e di vivificare gli interessi dei nostri associati, sia, sopra ogni altro, quello culturale, inteso nella più ampia accezione del termine. Sono belle le caratteristiche feste alpine, le sfilate, i simposi e le tavolate, insomma gli incontri organizzati per stare insieme. Ma tutto ciò sarebbe poca cosa se rimanesse del tutto assente quel minimo di attività culturale che rende vivo e interessante lo scambio di opinioni, mediante un aperto e costruttivo dialogo tra le persone. Il tutto finalizzato all'arricchimento del bagaglio culturale dei singoli, con evidente vantaggio generale. Nella mia lunga esperienza scolastica ho appreso una regola fondamentale: la persistenza degli interessi di una persona verso un determinato obiettivo è il fondamento dell'attività intellettuale dell'individuo ed è la molla che fa scattare e durare nel tempo ogni sana attività. Intendiamoci, al fine di evitare equivoci, sul termine cultura, in questo preciso contesto, che deve essere inteso come desiderio e aspirazione alla ricchezza interiore, all'educazione e alla tendenza al bello, nel senso classico; quindi: discernimento critico di tutto ciò che la vita di relazione ci presenta e finisce col modificare il nostro comportamento. Pensiamo soltanto all'importanza dei media che oggi imperversano con effetti molto spesso negativi a causa dell'impreparazione della gran parte degli utenti. Basti pensare a frasi ricorrenti come l'ha detto la televisione! . In questi ultimi anni abbiamo dedicato molto tempo alla conoscenza della nostra storia, alle mitiche imprese dei nostri battaglioni, al sacrificio estremo dei nostri Eroi, al fine di far conoscere su quali basi si fonda l'orgoglio di essere alpini. Così pure s'è illustrato quanto è stato fatto e si continua a fare nel campo della Protezione Civile. Oggi però non si può pretendere di vivere di ricordi e degli aloni di gloria del passato, i quali formano pur sempre il grande e solido piedistallo storico della nostra associazione. Quindi, riconosciuta la validità dell'assunto, riteniamo doveroso mettere a fuoco gli argomenti che sicuramente riscuoteranno l'interesse dei nostri associati, come: la storia delle penne nere in guerra e in pace, gli aggiornamenti sulla grande politica (a titolo di esempio: la nascita e lo sviluppo della nuova Europa, con i problemi e i vantaggi che ne derivano); i grandi temi della vita pubblica, le forme di democrazia odierne, la storia delle grandi democrazie; qualche pagina di buona letteratura, opportunamente scelta e accessibile a tutti; qualche argomento di carattere musicale, dando la priorità alla nostra tradizione alpina dei cori, ed altri argomenti ritenuti di basilare importanza. Va ribadita l'assoluta esclusione di qualsiasi argomento concernente la politica partitica. Per ultimo, non certo per importanza, si raccomanda una maggiore cura per i nostri giornali e periodici di sezione e di gruppo che raggiungono capillarmente anche i più tiepidi, cioè coloro che, pur fedeli iscritti, rimangono ai margini della vita dell'Associazione. La nostra grande famiglia dell'ANA è un mondo poliedrico e completo: tutti i tipi di mestiere o professione sono rappresentati. Questa è l'occasione di coloro che sono in possesso di maggiore cultura: si mettano a disposizione per assumere iniziative come sopra accennato. Sicuramente riscuoteranno grandi soddisfazioni. I capigruppo imparino a sfruttare queste nuove vie, d'accordo con i colleghi di altri gruppi anche per lo scambio di relatori capaci e del materiale audiovisivo a disposizione. In tal modo, ogni nucleo diventerà un centro culturale alpino.

    Vito Mantia

    Signore, conservaci così

    A Parma, durante la celebrazione della santa Messa il vescovo, mons. Bonicelli, ha invitato a pregare per tutti gli alpini e per l’Associazione. Mi sono chiesto cosa avrei potuto chiedere al Signore per me, per gli alpini e per i tanti che ancora non conosco ma che sento vicini. Tanti pensieri si sono rincorsi nella mia mente, tanti desideri, tante necessità. Al termine di queste riflessioni mi sono permesso, Signore, di chiederti una sola cosa: la salute, necessaria se dobbiamo fare la Tua volontà, ma per il resto lascia gli alpini così come sono. Lasciali brontoloni, scontenti e criticoni, lasciali litigare nell’interesse delle cose in cui credono, lasciali generosi e diffidenti, imboscati e in prima fila, lasciali così perché così è l’uomo. Conserva lungamente la franchezza, l’umiltà, la serenità, la fratellanza, l’umanità e l’allegria dei nostri alpini. Lasciaci con i nostri difetti e con le nostre debolezze e preservaci nei nostri valori che dobbiamo e possiamo ancora offrire alla società. Ci sentiamo bene così.

    Stralcio dell’editoriale del presidente della sezione di Torino comparso sulla rivista sezionale Ciao Pais .

    Giorgio Chiosso Torino

    Su l’alpinità

    Caro direttore, ho letto il suo articolo sul significato da attribuire al termine alpinità (L’Alpino febbraio 2005). Sollecitata nell’intimo mio dall’argomento, mi sono fermata a metà del pezzo (l’ho terminato successivamente) per non lasciarmi influenzare dalla sua opinione in merito. Seduta in poltrona, ho chiuso gli occhi e mi sono chiesta: e per te, Marcella, cos’è l’alpinità? La risposta è giunta con tale immediatezza da far soprendere me stessa. Sono qui a dirgliela: alpinità è l’immedesimazione morale e in toto alpinomontagna. Questa, dura e rocciosa, quello pervicace e deciso (è o no amico dei muli?); questa, lanciata verso il cielo, quello proteso a cercare di raggiungere le vette dei valori umani e sociali con risultati a frequenza spessissimissima (se, erroneamente, è invalso l’uso del tantissimo , per rabbia e dispetto verso chi strapazza la nostra lingua io conio il superlativo di un superlativo e mi perdonino la grammatica italiana, il Devoto Oli e i lettori). L’una, vivida di freschezza, l’altro fresco di vitalità. E, riflettiamoci, non è un becero gioco di parole. L’una generosa e terribile al variare delle circostanze, l’altro a sua immagine e somiglianza nell’affrontare la vita. La montagna, possente baluardo naturale, l’alpino votato per scelta a ogni tipo di difesa quando il mondo decide di girare al rovescio. Arrivata qui, direttore, non mi è venuto in mente più nulla e mi sono allora fermata perchè le forzature sono sempre pessime consigliere.

    Marcella Rossi Spadea