Zona franca

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    Rubrica aperta ai lettori.

    In ricordo dell’Edolo

    Mi riferisco allo scioglimento del mitico Battaglione ‘Edolo’. Fa un male cane vedere come non esista più alcun valore se non quello del profitto e dei freddi numeri, e come in nome di questi fattori si cancellino parti di storia, queste sì piene di valori ed insegnamenti morali. Un pezzo di storia è rappresentato proprio dall' Edolo , che ha attraversato in pratica tutto il ventesimo secolo e parte del diciannovesimo, lasciandosi dietro pagine epiche improntate ai valori che costituiscono il patrimonio genetico di tutti gli alpini in armi e in congedo, quali il coraggio, la tenacia, il senso del dovere e del sacrificio. In una parola, l'alpinità.
    Due esempi sintetizzano queste qualità: la ridotta ‘Lombardia’, dove partirono pietre in testa al nemico pur di non cedere, e la giornata, tremenda e insieme gloriosa, di Nikolajewka. Senza dimenticare tutte le generazioni di reclute come me, che sono entrati all' Edolo ragazzi e ne sono usciti alpini, ossia persone consapevoli di se stesse e pronte ad affrontare con uno spirito nuovo le prove della vita. Ecco, è nostro dovere ricordare e tramandare ai giovani, alpini e non, tutto questo patrimonio storico e morale perché, come diceva Oscar Wilde, non si ha diritto al futuro se non si tiene al passato.

    Roberto Buffolini Gorizia

    Fare del bene in silenzio

    Scrivo queste righe per rendere omaggio al gruppo ANA di Borgo Santa Caterina, in Bergamo. Sono il sacerdote direttore dell’oratorio del paese e mi pregio di far parte degli amici degli alpini della nostra sezione. Mi piace vedere mensilmente, attraverso la lettura della pagine de L’Alpino, le grandi opere realizzate dai vari gruppi presenti sul nostro territorio, e mi riempie di gioia ritrovare sempre come filo conduttore di ogni gesto il grande valore della generosità e della gratuità. Sono ideali che non sfuggono e che soprattutto ci mostrano che anche oggi si può essere capaci di voler bene e di cambiare la storia a partire da questo. Ecco, il nostro gruppo esprime tutto questo dando prestigio e stima all’ANA con gesti di grande generosità e passione. Sono gesti piccoli e spesso nascosti, ma che dietro hanno tanta fatica ed impegno, senza parlare poi della costanza che non li fa mai mancare alle numerose iniziative che periodicamente coinvolgono il Borgo. Vorrei dare voce a questo bene fatto in silenzio, e ringraziare tutti i gruppi alpini che in diverse realtà non fanno mancare la loro brillante presenza. È un ringraziamento che faccio a nome mio, ma soprattutto a nome di tutti i più piccoli e bisognosi della nostra comunità che hanno potuto recuperare un poco di dignità e vita anche grazie a loro.

    don Cristiano Re Borgo Santa Caterina (BG)

    L’alpinità , valore da condividere per tramandare

    Finisce la naja obbligatoria, ma non finisce l'alpinità. Come farla continuare? Rompendo nei prossimi anni, quando non ci saranno più i giovani di leva, il legame indissolubile tra cappello alpino e servizio militare negli alpini. In questi anni l'ANA si è aperta agli Amici degli Alpini, ma non ha mai concesso di portare il cappello a coloro che non abbiano svolto il servizio militare negli alpini. La situazione dal primo gennaio 2005 cambia. Addio al cappello alpino e all'ANA? Io credo che si potrebbe trovare una soluzione. Ho fatto l'alpino in Cadore, a Tai, non in ufficio, ma sulle montagne come assaltatore, con il mortaio ed il Garand sulle spalle. Tornato a casa mi sono iscritto all'ANA, ma ho partecipato poco alla sua vita. Avevo l'impressione, allora, che per molti fosse solo un fenomeno di cameratismo e non di alpinità. Il cappello alpino l'ho tirato fuori negli ultimi tempi, dopo che ho capito come per tanti il cappello non sia solo una icona, ma il simbolo di alcuni valori, come la solidarietà della donazione di sangue e di organi, l'attenzione all'ambiente, alla protezione civile, l'amore per la montagna, per le sue cante, l'amore per la nostra storia patria. Ed allora la proposta semplice è questa: definiamo una carta scritta dei valori della alpinità. Costituiamo in ogni grande sezione o provincia delle commissioni di saggi ANA, che valutino in futuro le domande di adesione di giovani del post naja obbligatoria, che si riconoscono in questa carta ed abbiano un curriculum personale che testimoni la condivisione vissuta dell'alpinità, tale da meritare il cappello alpino. A questi giovani si potrà concedere il battesimo alpino , con il cappello. Una proposta che i grandi alpini morti sulle montagne o in guerra approverebbero.

    Silvano Bordignon

    In rovina trincee e manufatti della Grande guerra

    Vivendo in Friuli Venezia Giulia, mi è capitato spesso di visitare i luoghi che hanno visto i nostri alpini combattere per la Patria al prezzo della vita. Sono d’accordo con lei, direttore, quando dice: Le sezioni e i gruppi alpini si adoperino per salvaguardare le testimonianze del nostro eroico passato , ma è troppo poco. A parte il museo all’aperto sul Pal Piccolo (allestito dagli austriaci), tutti i santuari di pietra che si incontrano sono abbandonati all’incuria del tempo. Recentemente c’è voluto un incendio sul Carso, per riportare alla luce vecchi manufatti e trincee! Ora, in una grotta scavata nella roccia sul versante sloveno del Sabotino, intendono costruire un’enoteca! Inoltre, in tutta la zona montana carnico friulana, a parte qualche rara eccezione, è tutto abbandonato all’incuria e al degrado! Vedere vecchie costruzioni in pietra invase dalla vegetazione o grotte scavate con fatiche immense lasciate crollare, fa male al cuore! E su tutto questo sembra regnare un’assoluta indifferenza! Sarebbe stato bello mandare i ragazzi di leva a fare un po’ di manutenzione, avrebbero così conosciuto i luoghi della nostra storia. Ma hanno tolto anche la leva!

    Marina Tofful Capriva del Friuli (GO)