Zona franca

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    Rubrica aperta ai lettori.

    Genieri e trasmettitori alpini Adunata!


    Il ten. generale Roberto Scaranari, già comandante delle Truppe alpine e attualmente Ispettore delle Infrastrutture dell’Esercito, a Roma, ci ha inviato questo suo appello che volentieri pubblichiamo. È diretto a tutti i genieri e trasmettitori alpini, perché aderiscano al gruppo Anget (previa iscrizione all’ANA, qualora non fossero ancora iscritti ).


    Mi rivolgo a tutti i Genieri Alpini in servizio ed in pensione o congedo. Al momento, sono ispettore delle Infrastrutture dell’Esercito in Roma, e da poche settimane, nell’ambito dell’ANGET, nuovo capo Gruppo di specialità Alpina, avendo sostituito i generali Stefanon e Ricci che hanno fatto nascere il Gruppo stesso e per diversi anni lo hanno guidato e fatto crescere.
    Non vi annoierò con i miei precedenti di servizio credo che molti lettori mi conoscano già ma vi voglio soltanto rassicurare che, geniere alpino da sempre , non sono rimasto insensibile di fronte al piacere di ritrovarmi in mezzo a voi e, soprattutto, di prendere le redini del Gruppo. So bene che molti di noi, quasi tutti, forse tutti, siamo iscritti all’ANGET e all’ANA, nell’ambito dei vari Gruppi e Sezioni: le due cose sono perfettamente compatibili. Noi genieri e trasmettitori alpini siamo genieri e trasmettitori ma con la penna in testa: questa caratteristica è la nostra forza e dobbiamo saperla esprimere in ogni occasione.
    Oggi i Genieri e Trasmettitori Alpini sono 185, un numero piccolo, piccolissimo, che dobbiamo moltiplicare al più presto per tante volte. So anche che un Gruppo come il nostro, costituito a livello nazionale, non può fisicamente avere una propria sede, intesa come quattro mura dove incontrarsi e scambiare ogni tanto quattro chiacchiere o bere un bicchiere insieme. Questo non è un problema grave, perché il modo di incontrarci e rinsaldare i nostri legami lo troveremo sempre: una importante esercitazione di reparti del Genio o delle Trasmissioni, un giuramento, un’esercitazione di Protezione civile, un’ascensione ad esempio al Bivacco Orobica o altro. Appena saremo cresciuti , valuteremo la possibilità di creare un giornalino periodico tutto nostro, con cui accrescere i legami che ci univano un giorno, ci rendono solidali oggi e ci manterranno uniti domani.
    Perciò, ecco il mio appello: genieri e trasmettitori alpini: se siete già iscritti all’ANGET potete esprimere la vostra volontà di aderire al nostro Gruppo di Specialità, senza ulteriori spese (eventuali oboli per il sostentamento sono sempre bene accetti), scrivendomi all’indirizzo che troverete in fondo all’articolo e comunicandomi cognome, nome, indirizzo completo di CAP, telefono ed eventuale e mail. Se non siete ancora iscritti all’ANGET iscrivetevi o direttamente al nostro Gruppo di Specialità inviando la somma di 15 Euro al C.C. postale n. 43041086, ABI 07601, CAB 03200, intestato a Roberto Scaranari ANGET Via S. Erasmo 15
    00184 Roma , e mettendo nella causale gli stessi dati di cui sopra oltre a iscrizione 2004 (visto che oramai, per il 2003 i giochi sono già fatti). Oppure potete iscrivervi presso la più vicina Sezione ANGET, aderendo poi al Gruppo Alpino come precedentemente indicato.
    Appello aggiuntivo. Chiunque abbia letto quanto precede o sull’ALPINO o sull’ANGET, faccia azione di propaganda con amici e vecchi commilitoni che potrebbero non essere a conoscenza dell’iniziativa e li convinca a diventare uno dei nostri, intendo dire: uno dell’ANA e dell’ANGET. Non ho ancora inventato un premio di produzione per chi porta nuovi iscritti, ma arriveremo anche a questo. Non deludetemi!


    Ten. gen. Roberto Scaranari
    Ispettore delle Infrastrutture dell’Esercito



    In guerra qual è la parte sbagliata?


    Ho letto e riletto con attenzione l’articolo intitolato In guerra qual è la parte sbagliata? , pubblicato su L’Alpino di dicembre 2002.
    Ciò che mi ha colpito al di là dei toni più o meno polemici è stato il fatto che si continui a coinvolgere i militari, reduci e non, nella responsabilità e nelle colpe di aver provocato una guerra.
    Ora, secondo me, occorre invece incominciare a sostenere a chiare lettere che la cessazione dei dialoghi diplomatici in uno con l’affannarsi a ricercare la più o meno giusta causa di un conflitto è e sarà sempre responsabilità della classe dirigente politica. È per il fallimento della diplomazia che i governanti ricorrono poi alle vie di fatto, scivolando inesorabilmente verso la guerra. Così è sempre stato e la storia lo insegna. Volendosi rifare ad avvenimenti non troppo lontani, chi se non la diplomazia della Corte Austroungarica decise di scatenare il primo conflitto mondiale?Chi se non la diplomazia hitleriana ancorché travestita con divise pseudomilitari provocò lo scoppio della seconda guerra mondiale?E così è stato per le guerre del dopoguerra.
    In questi storici tragici momenti non vi è mai stato nulla che possa essere addebitato ai militari. Ai militari se mai può essere attribuita la responsabilità della condotta delle operazioni, il resto è solo polemica. Perché in guerra i soldati
    sono e saranno sempre dalla parte giusta e quando muoiono sono e saranno sempre e comunque unicamente degli eroi.


    Gen. Sergio Russo Belluno