Uomini della memoria senza fughe nel passato

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    Ho letto recentemente una frase che mi ha molto colpito. L’ha citata il sociologo Baumann, ma non so se sia sua. La frase è questa: “Quando il ghiaccio si fa sottile, l’unica salvezza è la velocità”. Cosa voglia dire ghiaccio sottile, è presto detto. Significa lo spessore sociale, culturale, economico, relazionale in cui ci muoviamo. È indubbio che la “lastra” su cui pattiniamo è diventata davvero sottilissima e, da qui, la velocità del nostro modo di vivere. Velocità di opinioni che cambiano in continuazione senza che nessun pensiero prenda consistenza e si sedimenti.

    Velocità nelle informazioni, quantitativamente sempre più in dosi massicce, ma anche rapidissime nello sparire dallo scenario. Anche ciò che un Tg ha detto ieri è superato da quanto ci propone l’oggi. Sbrigativi e veloci sono anche i rapporti umani. Non c’è tempo, si dice. Non ha tempo il genitore di stare coi figli, preso da mille incombenze. Non ne ha il prete di ascoltare la sua gente. Pensate poi al medico, ridotto spesso a passacarte sanitarie… Rimane il campo della comunicazione. Ormai si fa ricorso alle protesi, quelle di Twitter o dei sofisticati telefonini, ormai dei veri e propri computer.

    Spopola Facebook, il grande mare degli amici come lo si vorrebbe presentare. Qualcuno ha scritto sulle sue pagine che l’importanza di una persona si misura dal numero di amici che ha sul digitale. Gli ha risposto un altro, evidentemente più realista, che con una simile logica è come dire che uno è ricco coi soldi del gioco del monopoli. Si comunica, ma ormai non è più tra persone, ma tra strumenti. Si pensi ai ragazzi. Spesso a pranzo, tra una forchettata e l’altra, mandano messaggi, leggono annunci, dicono di comunicare con gli amici… ma scordano di parlare con chi hanno a fianco.

    Niente moralismi. Se mai dovessi farne uno me la prenderei con la scuola che dopo quarant’anni da quando l’Unesco ha deciso di educare le nuove generazioni all’uso dei media ancora non ha fatto nulla. Eppure tra i reati più frequenti commessi dagli adolescenti, la maggior parte è legata al cattivo uso dei social network e alla valanga di porcate che vi passa dentro. È come aver dato loro il tritolo senza spiegargli i vantaggi e i pericoli. Ma perché vi racconto queste cose, cari lettori? Primo perché penso che qualche problema ci possa essere anche dentro le nostre case. In secondo luogo perché gli alpini hanno un ruolo importante in questa fase della storia. I quali alpini non sono gli uomini del passato, ma della memoria, che è cosa ben diversa.

    Questo deve essere ben chiaro. Le fughe nostalgiche nel passato non sono consentite. Abbiamo i piedi ben piantati nel presente e nessuno di noi si sogna di mangiare polenta e cipolla o vestirsi con le braghe alla zuava. La nostra è una continua rivisitazione perché, da uomini della memoria, sappiamo che il presente è costruito sullo spessore alto di un ghiaccio fatto di eroismo, dei valori e delle virtù di chi ha creduto e sofferto per il bene comune. A ridosso delle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra, con i suoi 650 mila morti e il milione e mezzo di feriti, l’essere alpini non può esibirsi in slalom veloci nel presente, mentre si fa sempre più debole il senso di appartenenza e di responsabilità sociale e qualche spiffero di anti italianità in terre di confine soffia inesorabilmente.

    Lo dobbiamo a chi ha fatto la nostra storia, dando fondamento al nostro presente. Rifletterci non è soltanto un obbligo morale. È prima di tutto una questione di intelligenza.

    Bruno Fasani