Una sfida esaltante

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    Le due mezze giornate in cui si è articolatol’8 Convegno della Stampa Alpina, di cui altrifarà la cronaca, si sono svolte alla tacitainsegna di tre motti. Il primo è il titolo stessodel Convegno, dettato dal presidente Parazzini: Il futuro arruolamento dell’ANA . Esso rappresentaun concreto passo avanti rispetto alconclave dei presidenti di sezione del 19 ottobre2003 a Milano, quando lo stesso Parazzinipose il dilemma se lasciarci sovrastare dagli avvenimentied estinguerci per consunzione oppurese reagire creandoci da noi (leggi arruolando)i futuri associati all’ANA. Una buonametà degli intervenuti, alcuni dei quali nostri Amici , hanno dibattuto su questo concettoche rappresenta una svolta epocale nella storiadell’ANA e che dovrà essere discusso in ben piùdi un Consiglio direttivo nazionale e in Assembleadei delegati cui spetta l’ultima parola. Lapartecipazione emotiva con la quale gli oratorihanno sviluppato il tema, in positivo o in negativonon importa, è segno che il problema è benradicato nelle coscienze. Del resto anche la base è partecipe della questione se ogni settimanaricevo lettere e messaggi da lettori che desideranofar sentire la loro voce in proposito.Personalmente propendo per un’accoglienzameglio definita quanto a diritti e doveri dei nostriAmici, superando alcune barriere che, francamente,oggi sono diventate anacronistiche.Quanto ai simboli da consentire loro, copricapocompreso, mi sembra questione piuttostomarginale da risolvere a decisioni avvenute.Il secondo motto, lanciato qualche anno fa daqueste colonne, è noto a tutti: Ogni capogruppoarruoli un volontario . Esso è tornato di attualitàproprio nei giorni del Convegno a propositodella dichiarazione del sottosegretarioCicu che gli alpini saranno considerati, bontàsua, una truppa di spicco avente diritto a untrattamento economico migliore con Il mantenimentodi caserme in ogni zona di reclutamentoalpino in modo da consentire ai giovani disvolgere il proprio servizio nelle aree di provenienza .È venuto dunque il momento di rendere operanteil nostro motto; i capigruppo potranno,con azione maggiormente convincente, presentareai giovani della propria zona i reali vantaggidel servizio militare che una subdola azionedenigratrice ha da sempre demonizzato.Il terzo motto è quello che lo Stato Maggiore coniònei primi anni Settanta, quando pose manoalla prima ristrutturazione dell’Esercito: Rinnovarsinella tradizione . Tema valido ancheper l’ANA di oggi; il calo drastico dei reparti alpini,lo spostamento per ora dei bacini di reclutamento,il sorgere di interessi materiali cheattraggono e distraggono i giovani, stanno portandola nostra Associazione al bivio dianzi citato:estinguersi nel tempo o arruolare , noi,gli associati?Il motto dello Stato Maggiore, rinverdito,si può così tradurre per l’Associazione:mantenere salda una tradizione forte di 85 annie rivedere le nostre convinzioni circa la figuradell’iscritto del futuro.Questo ottavo CISA ha fornito risultati accettabili.Ritengo che il tema, Il futuro arruolamentodell’ANA sia stato trattato in modo soddisfacente,anche se qualche oratore è uscito fuoriargomento. Ne ho tratto l’impressione chequanto già apparso evidente nella riunione deipresidenti del 19 ottobre a Milano, qui abbiatrovato la sua naturale continuazione. Non certola conclusione; per quella occorrerà aspettareancora, ma il terreno è ben dissodato: ora sitratta solo di far crescere, con pazienza, le idee.Il nostro futuro sarà pieno di ostacoli, ma la sfidaè esaltante.

    Cesare Di Dato