Un piccolo, grande mondo mediatico

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    È una grande e bella realtà nell’ambito dell’Associazione: sono i 76 giornali sezionali, i sette delle sezioni all’estero e i circa cento di gruppo. Circa, perché il numero dei giornali di gruppo – essendo meno legati alle scadenze cui devono sottostare i giornali sezionali – varia di anno in anno, pur restando mediamente compreso fra gli 85 e i 100: sono talvolta semplici fogli formato A4, piegati in due, ma hanno la stessa dignità del giornale di tante Sezioni in carta lucida, con tante pagine e foto a colori.

    Sono, in ogni caso, il risultato dell’impegno di pochi e spesso del sacrificio del singolo, quando non vengono coinvolti dei volontari o addirittura dei famigliari, come vedremo. Il vergognoso aumento delle tariffe postali ha dato un duro colpo ai bilanci delle Sezioni e dei Gruppi anche se per ora i danni vengono contenuti. Per esempio riducendo il numero delle uscite del giornale, ma soprattutto adeguandosi ai tempi di magra ed inventando iniziative e stratagemmi.

    Ogni testata ha una storia a sé; possiamo tuttavia cogliere in alcuni significativi modelli come lo spirito alpino supplisca alle difficoltà di una crisi che grava anche sulla nostra stampa. Una crisi meno pesante per i giornali di Gruppo che, avendo una tiratura contenuta, hanno conseguentemente minori problemi e più facili soluzioni degli altri. Vediamo come questi problemi vengono affrontati. Ca nòsta è il notiziario del gruppo di Rosta, guidato da Renzo Bertoglio che per rispetto al capo, si fa per dire, lascia fare il giornale al suo compaesano Gianfranco Revello, che è il presidente della sezione di Torino.

    Insomma, Revello gioca in casa ma non per questo è facile confezionare il notiziario trimestrale, in 5-600 copie, farlo arrivare agli oltre 150 soci, agli amici, alle Sezioni e ai Gruppi vicini. “Quando abbiamo avuto delle difficoltà economiche ci siamo autotassati”, racconta. E hanno deciso di ricorrere ai volontari per fascettare e recapitare a mano il giornale ai singoli soci, di inviare per posta solo le 120 copie che non è possibile consegnare altrimenti.

    Queste ultime hanno un volontario particolare che imbusta il giornale, applica l’etichetta con l’indirizzo e porta il malloppo in Posta: è Silvia, la moglie del presidente della Sezione. Per quanto riguarda i contenuti, le otto pagine sono zeppe di informazioni: c’è la storia, nazionale e del territorio, il resoconto delle attività, lo sport, perfino i proverbi locali, le “culle alpine” e i decessi. Non manca, nella cronaca delle attività di Protezione Civile, la critica alla decadenza d’una classe politica che perseguendo l’interesse personale ha smarrito il senso dello Stato.

    Chi ci mette i francobolli di tasca sua è il capogruppo di Sulmona Salvatore Di Cesare, al quale è subentrato da poco Olindo Ledonne, grande animatore della Protezione Civile del gruppo (20mila ore di lavoro dei volontari durante il terremoto in Abruzzo!).

    Il notiziario Monte Morrone, esce tre volte all’anno in 5-700 copie. Direttore responsabile è il giornalista pubblicista Concezio Barcone, che sta dando un’impronta di novità: solo otto pagine, ma intense: notizie brevi, cronaca essenziale, storia, vita associativa, ecologia e costume. Bella e razionale l’impaginazione. E quando i giornali da consegnare sono migliaia? Ecco La più bela fameja, di Pordenone: 9.200 copie per 8.900 iscritti in 73 Gruppi. Arrivano dalla tipografia alla Sezione in tre pallets di circa un metro cubo l’uno, vengono imbustati in sede da un gruppo di volontari, divisi secondo i vari Gruppi con tanto di etichettatura (hanno comperato l’apposita macchina), e infine portati in posta già predisposti per la spedizione. “Così abbiamo un notevole risparmio”, dice il direttore Daniele Pellissetti.

    Quanto ai contenuti, le cronache sono improntate al più schietto spirito alpino e soprattutto all’esempio, ritenuto più efficace di ogni critica per influire sulla società, sollecitare la funzione di servizio dei rappresentanti delle istituzioni e soprattutto per dare un esempio ai giovani, anche con la fondamentale presenza nelle scuole. Un esempio di auto distribuzione viene anche dall’Alpin Munfrin, 1700 copie che non gravano sulla quota annuale: viene consegnato ai capigruppo che coinvolgono gli alpini per recapitarlo ai singoli soci nel giro di una settimana. “Un poco – dice il presidente Ravera – anche per stare a contatto con la gente…”. Sarà quanto avverrà con MolisAlpino, come è stato deciso nella recente assemblea sezionale. Fra la cronaca c’è anche dell’altro: il direttore Mastracchio non disdegna di guardare fuori dalla finestra, alla società che cambia, né di inserire pezzi di lettura e cultura, che non guastano. Ogni giornale, una storia a sé, si diceva.

    L’Alpin d’Abruzzo, direttore Enrico Carli, raggiunge con oltre 11mila copie gli alpini di 190 Gruppi in quattro province, L’Aquila, Teramo, Chieti e Pescara. Ha ridotto da tre a due numeri all’anno, ma la redazione, con Mario Salvitti direttore editoriale, segue le manifestazioni con una presenza capillare, pur con notevole sacrificio personale. E c’è chi ha inventato una lotteria per finanziare il giornale, ridotto da quattro a tre numeri all’anno: è il caso di Alpini Marchigiani, che viene inserito anche in rete, migliorato nella forma e nei contenuti. Chi “dà l’anima” per avere notizie dai Gruppi (si sa, gli alpini preferiscono l’azione alle parole, per non dire degli scritti…) come avviene per i redattori de L’Alpin del Vittoriese, 3.200 copie all’anno per 19 Gruppi. Viene consegnato a mano, soltanto il centinaio di copie riservato alle altre Sezioni e all’estero viene spedito per posta. Ma Vittorio Veneto è Vittorio Veneto! portare il giornale ad almeno due numeri? “Ci stiamo provando”, dice il segretario Roldano De Biasi. C’è chi non ha problemi economici, come il capogruppo di Borgomanero Augusto Cerutti con L’Alpin da Burbané, le cui 500 copie vengono consegnate per metà a mano e le altre spedite per posta.

    Va aggiunto che l’attivissimo Gruppo non ha tolto nulla alle iniziative di solidarietà: l’anno scorso ha distribuito 8mila euro in beneficenza. A proposito di gratuità, L’Alpino in Europaè un caso davvero singolare. L’idea l’- hanno avuta nel 2004, durante la riunione dei presidenti delle sezioni in Europa, l’allora direttore de L’Alpino gen. Cesare Di Dato e il gen. Lombardi; il primo numero è uscito sei anni dopo, realizzato – non senza problemi – da Giovanni Camesasca. È diffuso fra le sezioni di Germania, Belgio, Lussemburgo, Nordica e Balcanica- Carpatica-Danubiana. Viene impaginato a Milano, stampato in mille copie nel Veneto, recapitato alle poste di Heubach, nel Baden-Württemberg, che provvedono alla spedizione. “È più conveniente rispetto alle Poste Italiane – dice Camesasca – nonostante il costo del trasporto dal Veneto in Germania”. Come faccia a trovare i cinquemila euro a numero è un piccolo miracolo, da alpini.

    Lo scarpone canavesano, 4.500 copie per 4.200 soci, 4 numeri di 20 pagine, costo intorno ai 18mila euro l’anno coperti dalla quota annuale. Le copie vengono imbustate in sede dai volontari di Protezione Civile della sezione che poi le portano in posta. “Le spediamo anche all’estero – dice il presidente della sezione Marco Barmasse – a tutte le sezioni e i gruppi del libretto ANA. Ci costa un po’, ma va bene così”.

    La redazione ha fatto una scelta: contenere la cronaca delle varie manifestazioni per dare maggior spazio alle idee, alle iniziative, alla storia e ai personaggi del territorio. Per Posta viene spedito anche Noi dé la Valcamonica, circa 6.000 copie per 66 Gruppi. Per stamparlo i soci (4.116, più 1.652 aggregati e 107 aiutanti) si sono tassati di un euro al rinnovo della tessera. Prima consegnavano le copie ai Gruppi, ma la distribuzione si è rivelata difficile e laboriosa. Con il “Progetto Alpini nelle scuole”, il giornale viene distribuito a cinque istituti ed è molto apprezzato Ci fermiamo qui, non senza dire quanta generosità, quanto attaccamento all’Associazione, quanto rispetto per gli iscritti e quanta importanza viene data alla necessità di legare la Sezione e il Gruppo con i propri iscritti e le istituzioni del territorio attraverso le pagine di un foglio, di un notiziario, d’una rivista.

    Quanto impegno alla base di queste 180 (circa!) testate: un piccolo universo editoriale creato dal senso di servizio, per stare meglio insieme, parlarci a distanza. Lo faremo anche incontrandoci al prossimo convegno della stampa alpina, a Vicoforte, Mondovì. Intanto, a tutti coloro che si trasformano in cronisti alpini e a quanti collaborano con loro diciamo, con grande riconoscenza: grazie!

    Giangaspare Basile