Un mito: il Teatro Regio

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    DI ELENA FORMICA

    La penna sul cappello?È il Teatro Regio di Parma. Gli alpini non amano la retorica, sono allergici alle parole tronfie. Ma sono penne nere. E sanno che, per noi, sono uomini speciali. Vale lo stesso quando si parla del Teatro Regio di Parma. Il melodramma è un oceano di musica, di riti, di emozioni. E nessuno lo naviga più arditamente dei parmigiani. In questa nostra città l’opera è amata, respirata, desiderata al di là d’ogni ricchezza o povertà. È un lusso democratico. Una rivincita della cultura sul censo. Uno spazio di libertà votato a eterna e vittoriosa resistenza.

    Ma è soprattutto espressione di un talento: quello dei parmigiani nel distinguere tra il vero e il falso (nella musica e non solo). Ecco allora che il loggione, in questo teatro delle passioni, è una trincea dove inneggiare Non passa lo straniero , se lo straniero è l’opera vilipesa, bestemmiata, ridotta a bluff o scandalo. Mito, tempio, civiltà del melodramma, il Regio è leonino teatro degli ardori e teca dorata di un’eleganza senza tempo. Venne eretto per volontà di Maria Luigia d’Austria, indimenticata sovrana del Ducato di Parma Piacenza Guastalla, negli anni tra il 1821 e il 1829. Fregi, marmi e mattoni hanno dunque 176 primavere. Dal Regio sono passate voci leggendarie (Callas, Tebaldi, Corelli, Del Monaco, Carreras, Scotto, Kraus, Cappuccilli, Bruson, ecc.) e novizi in attesa di conferme: qui sono stati consacrati giovani talenti e ridotti in cenere schiere di superbi senz’arte né cuore.

    Agitazioni, tremori e scongiuri sono all’ordine del giorno quando i cantanti affrontano il palcoscenico più infuocato d’Italia. Nulla è prevedibile o scontato. L’opera è spettacolo senza rete. Al Regio è adrenalina allo stato puro. Giuseppe Verdi nacque a Roncole di Busseto, in provincia di Parma, il 10 ottobre 1813. Arturo Toscanini, geniale bacchetta dei due mondi (Europa e America), vide la luce il 25 marzo 1867 in un’umile casetta dell’Oltretorrente di Parma, la rive gauche di questa piccola Parigi. Anche Ildebrando Pizzetti, importante compositore novecentesco, ebbe i natali a Parma (1880 1968). E tanti altri musicisti qui crebbero in arte e umanità: tra questi Romano Gandolfi, straordinario maestro del Coro della Scala di Milano nonché affermato direttore d’orchestra, e Michele Pertusi, ineguagliabile basso rossiniano.

    Sta di fatto che il pubblico di Parma è verdiano e del Cigno di Busseto che preferiva chiamarsi Orso conosce a menadito musica e libretti, accreditandosi urbi et orbi come garante di un’autenticità verdiana che non ha imitazioni né concorrenti. Ma anche Bellini e Donizetti, Rossini e Puccini, Bizet, Wagner e Massenet sono pane quotidiano dei melofili ducali, avvezzi da sempre ad alti conversari sulla cultura europea del melodramma. Da qualche tempo, grazie alle scelte del maestro Bruno Bartoletti (direttore musicale della Fondazione Teatro Regio e pluridecorato musicista alla guida del Maggio Musicale Fiorentino e della Lyric Opera of Chicago), si sono infittite a Parma le produzioni liriche dedicate al 900 o al melodramma settecentesco: da Assassinio nella cattedrale di Pizzetti a The rape of Lucretia di Britten fino all’ Alceste di Gluck e all’ Oedipus Rex di Stravinskij.

    Il pubblico, a Parma, non langue. Frequenta l’antico come il moderno e il Regio registra sempre il tutto esaurito . Oggi il cartellone operistico della città è ripartito in due sezioni: la Stagione lirica invernale e il Festival Verdi, che nel bimestre maggio giugno porta in città i migliori interpreti, le firme più note della critica musicale e un pubblico internazionale. Sempre curate dalla Fondazione Teatro Regio sono inoltre attive un’interessante programmazione concertistica all’Auditorium Paganini (progettato dall’architetto Renzo Piano) e una delle più prestigiose rassegne europee di danza, con compagnie quali il Béjart Ballet e il Corpo di ballo del Teatro alla Scala.

    Il Teatro Regio ha un’Orchestra e un Coro propri, che si sono esibiti anche all’estero e in autunno voleranno in Messico per un Rigoletto da manuale con Leo Nucci nel ruolo del titolo. Associazioni liriche, circoli, gruppi spontanei di appassionati d’opera pullulano in città e la Gazzetta di Parma , il più antico quotidiano italiano in edicola dal 1735, segue minuto per minuto le singole opere esattamente come le partite di calcio allo Stadio Tardini. Una prima al Regio?Memorabile. Abiti da sera, gioielli e smoking come in un sogno. Dal loggione silenzi e applausi assoluti. Osanna e fischi inappellabili. L’amore per l’opera come libero pensiero.