Sulla vetta dell’Everest sorvolati da un deltaplano

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    Primi esaltanti risultati dell’impresa alpinistica Himalayana sulle orme della spedizione italiana di cinquant’anni fa: lunedì 24 maggio quattro alpinisti italiani accompagnati da due sherpa, partiti alle 3 della notte dal campo 3, quota 8.300, hanno raggiunto la vetta dell’Everest. I quattro alpinisti sono i valdostani Alex Busca e Claudio Bastrentaz, il gardenese Karl
    Unterkircher e il bergamasco Mario Merelli. Solo quest’ultimo ha fatto uso delle bombole d’ossigeno. Una settimana prima gli alpinisti che si trovavano in un campo a 800 metri di quota avevano soccorso due giovani catalane, sorprese dalla tormenta durante la discesa.
    In vetta, i quattro italiani hanno eseguito una serie di misurazioni per stabilire l’esatta altezza della montagna più alta del mondo. I prossimi appuntamenti saranno il ghiacciaio del Baltoro e lo sperone Abruzzi del K2. Le imprese puramente alpinistiche sono, ovviamente, esaltanti, ma non è meno importante l’aspetto scientifico della spedizione, che svolgerà una serie di esperimenti e rilievi utilissimi allo studio della terra e allo stato di salute di questo nostra pianeta che quotidianamente l’uomo tenta di distruggere, scaricando nell’aria e nell’acqua
    veleni e abbattendo foreste.
    Sempre nella giornata di lunedì c’è stata sull’Himalaya un’altra grande impresa. Angelo D’Arrigo, 43anni, campione di volo libero e sport estremo, padre catanese e madre parigina, dopo essersi fatto trainare in quota con il suo deltaplano si è avvicinato ai massicci del Nuptse e del Lhotse e sfruttando le correnti ascensionali ha raggiunto quota 9000 inseguendo le rotte delle aquile sull’Himalaya. Ha compiuto alcune evoluzioni sull’Everest, a 150 metri dalla vetta, distinguendo nettamente la cordata italiana che stava per raggiungere la vetta. Poi, dopo una lunga picchiata a 140 chilometri all’ora verso il fondovalle, è atterrato nei pressi della Piramide Everest K2 Cnr, a quota 5.050, accolto dagli scienziati e alpinisti italiani che
    hanno festeggiato questa doppia vittoria azzurra sul tetto del mondo. Il giorno dopo, altra impresa: l’Everest è stato raggiunto da Tarcisio Bellò e Marco Confortola.