STORIA DI VALDAGNO Piccoli, ma grandi

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    Storia della sezione di Valdagno, sempre in prima fila negli interventi di Protezione civile, al servizio della comunit, nel recupero del patrimonio storico e del territorio.

    di Giovanni Lugaresi

     

    Dire Valdagno dire Marzotto, l’azienda che prende nome dal suo fondatore, famoso industriale tessile: illuminato per taluni, paternalista per altri, fondatore della citt sociale. Ma oggi, oltre alla Marzotto, questo centro delle Piccole Dolomiti ha una rete molto ampia di attivit industriali meccaniche, metalmeccaniche, di materie plastiche. E dire che un volta, qui c’erano soltanto pastorizia e attivit artigianali legate al ferro battuto.Proprio ai tempi nei quali tali attivit erano ancora diffuse nacque la sezionedell’ANA (1 agosto 1929), soprattutto per opera del capitano Carlo Pizzati, chemantenne la carica di presidente fino al 1936.Questa di Valdagno una piccola ma orgogliosa sezione, che raccoglie le penne nere della Valle dell’Agno, come sottolinea l’attuale presidente Cailotto. Orgogliosa, per alcune ragioni importanti. La prima che la sede, concessa in comodato d’uso per quindici anni dal Comune, in un palazzo del centro storico, stata letteralmente trasformata con lavori di restauro e abbellimento per merito dei soci. Il secondo motivo di orgoglio rappresentato dal fatto che a partire dal 1976 (il terribile sisma in Friuli) non c’ stata calamit naturale che non abbia visto l’intervento delle penne nere di Valdagno. Magari poche: sei o sette, ma ldove c’era bisogno, loro c’erano. E cos, ecco una presenza generosa e fattiva, un concorso di volontari esemplare al punto che nel 1993 si decise la riorganizzazione del nucleo di Protezione civile, coinvolgendo tutti i gruppi presenti sul territorio. Neppure il tempo per la messa a punto delle attrezzature, ed era subito partenza per il Piemonte alluvionato (novembre 1994).E a seguire: Versilia, Umbria e Marche, Sarno (Campania). E poi, nel 1999, a Kukes e a Valona per la Missione Arcobaleno. Ultimo intervento in Val d’Aosta, dove hanno operato una ventina di volontari.All’estero, la Protezione civile dell’ANA di Valdagno doveva tornare nel 2000, su richiesta del comune di Bergerac in Dordogna (Francia), per sgomberare strade e sentieri dagli alberi abbattuti dalla tempesta di vento. Queste esperienze all’estero sono venute dopo la partecipazione di un gruppetto di volontari alla costruzione dell’asilo scuola materna di Rossosch, intervento ovviamente indimenticabile.Ma la presenza delle penne nere della Valle dell’Agno stata ed particolarmente fattiva sul fronte interno, cio sul territorio di casa. Su invito della Prefettura di Vicenza, nell’estate del 1989, furono gli alpini di Valdagno a sorvegliare la frana di Fonte Abelina che minacciava di isolare Recoaro, la localit turistica legata alle fonti di acqua minerale. Il servizio di volontariato delle pennenere della sezione dur dal 27 giugno al 9 luglio. Ed acqua passata: grazie a Dio, nella zona non c’ pi stato bisogno di operare per calamit naturali. Gli interventi sono stati di altro tipo: dalla assistenza agli handicappati e agli anziani a due pi che consistenti, straordinarie, operazioni.La prima: la costruzione del Centro turistico polifunzionale, su richiesta della Comunit montana Agno Chiampo e del Comune di Recoaro. Di che cosa si trattato?Con i finanziamenti della CEE e con il progetto della stessa Comunit montana, gli alpini hanno costruito questo edificio a Campogrosso e lo hanno intitolato a Gino Sold, scalatore di Recoaro fra i componenti della spedizione del 1954 al K2. Cento volontari per 5.590 ore lavorative hanno firmato quest’opera, una struttura adibita a conferenze convegni, mostre, per un pubblico che a Campogrosso sale sempre piu numeroso d’estate, dal momento che la localit inserita in un pi vasto contesto: il Sentiero storico sull’Alpe di Campogrosso. E anche per questo storico sentiero le penne nere hanno detto la loro.Esso si dipana lungo la linea fortificata durante la Grande Guerra, sui 1400 1500 metri di altitudine, ultimo baluardo difensivo italiano prima della pianura. Fu realizzato nel 1916 dal Genio militare, con la collaborazione della gente del posto.La famosa Strafexpedition austriaca fu fermata prima, a Passo Buole, ma quella linea difensiva era stata ben realizzata, con bunker, camminamenti, trincee,un osservatorio. Terminato il conflitto, col tempo si era persa la memoria di questo manufatto, ma nel 1994 l’allora capitano degli alpini Giuseppe Magrin ebbe l’idea del suo recupero, creando un anello turistico.Consultate le carte militari, aveva sottoposto la sua idea alle penne nere della Valle dell’Agno: si trattava di far riemergere sentiero e postazioni; quindi di ripulire, sbancare, costruire. Con le debite autorizzazioni, l’ANA si mise all’opera: pulitura e sistemazione dei bunker, ripristino e messa in sicurezza dei sentieri. Infine, la posa della opportuna segnaletica tabellare. Un lavoro enorme, svolto da scaglioni di 60 70 volontari, portato a termine nel giro di quattro anni.Il sentiero, si snoda per poco pi di tre chilometri ed percorribile nel giro di un’ora. All’inizio del percorso c’ la statua in pietra stilizzata, su colonna quadrata in pietra grezza, della Madonna di Campogrosso, qui posta dai reduci e che le penne nere hanno adesso restaurato e ripulito (come si legge sulla targa apposta). Un’altra iscrizione incisa sulla pietra recita: Ch’el Signor fermi la uere,cio che il Signore fermi la guerra, un verso delle parole della celebre canta friulana alpina Ai preat la biele stele. Ora, il sentiero viene percorso da turisti, gruppi di scouts, scolaresche e da handicappati accompagnati dalle penne nere. Ma la cosa non finita, perch la sezione della Valle dell’Agno ha redatto un progetto tendente ad allargare e completare l’opera svolta. Si tratter di coprire dieci ingressi ai bunker e le postazioni in caverna con la posa di pali in legno impregnato; di ricostruire circa cento metri di trincea con muri a secco e sacchetti a terra; di ripristinare cinque postazioni per armi automatiche complete di sacchetti a terra e riporto di terreno vegetale; della posa, lungo la mulattiera di arroccamento, di cento metri di parapetto costituito da pali in ferro a T e didoppia corda zincata; della posa, infine, di dieci tabelle in legno per illustrare l’impiego dei manufatti, e della ricostruzione dell’osservatorio franato sotto l’effetto degli elementi atmosferici e dell’incuria. Tutta la manodopera necessaria sar fornita gratuitamente dai volontari alpini; previsto l’impiego di squadre composte da otto elementi per un totale di 160 giorni di lavoro/uomo. Si prevede l’avvio dei lavori ai primi di giugno e quindi,nel giro di qualche settimana, il loro completamento.Insomma, come si vede da questo articolato quadro, si pu convenire col presidente della sezione quando afferma: Siamo piccoli, ma attivissimi!

     

    LA SEZIONE

     

    La sezione stata fondata nel 1929; ha 2.628 soci e 332 amici aggregati.I gruppi sono 23, in 27 comuni. C’ un nucleo di Protezione civile di 69 volontari, con un settore sanitariocomposto da 4 medici e 8 infermieri.Giornale sezionale: Alpini Val dell’Agno. Direttore responsabile Luigi Centomo.Sito internet: www.ana valdagno.itPresidenti della sezione sono stati: Carlo Pizzati, Mario Pieriboni, Gino Pesavento, Gaetano Garbin, Mario Callegato, Nicol Zamparetti, Dino Danieli.Il vessillo della sezione non si fregia di medaglie d’oro, ma vanta coi suoi sociben 13 medaglie d’argento al valor militare; 39 decorati della Grande Guerra e 32 del secondo conflitto mondiale.

     

    IL PRESIDENTE

     

     

    Presidente dal 1999, Luigi Cailotto, classe 1962, diplomato in elettrotecnica,responsabile del sistema qualit in un’industria di prodotti in alluminio. Haprestato servizio al 7 Alpini della brigata Cadore (Compagnia comando trasmissioni); stato congedato nel
    1985 con il grado di caporale maggiore.

     

    Vice presidenti: Raffaele Farardo e Riccardo Cecchinato; tesoriere, DinoDanieli; segretario, Claudio Faccin.