Se il re fugge

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    Mi ha addolorato una sua frase in risposta al generale Paolo Matucci a proposito del rientro in Patria delle spoglie del Duca d’Aosta.
    Il re Vittorio, durante la ’15 ’18 trascorse in trincea l’intero periodo bellico, assoluto protagonista a Peschiera e a Vittorio Veneto. Inoltre, la pur affrettata partenza da Roma nel 1943 permise la continuità dello Stato in terra italiana
    non occupata da forze straniere.


    Fernando Zanda Milano


    Sono indignato per la frase in risposta alla lettera su Amedeo di Savoia Aosta nel numero di febbraio. Quella che lei chiama meschina figura di un Savoia in fuga
    ha permesso all’Esercito del Sud al comando del re (e di cui faceva parte
    il presidente Ciampi) di risalire al nord con gli anglo americani e di contribuire alla Liberazione.


    Marco Palmanova Torino


    Vittorio Emanuele III, già re soldato nella Prima Guerra mondiale, l’otto settembre si diede a ignominiosa fuga abbandonando al loro destino, per molti tragico, oltre due milioni di soldati. Egli avrebbe dovuto rimanere sul posto per guidare la resistenza che si stava imbastendo nella Capitale contro i tedeschi, inviando al sud il figlio Umberto per garantire la continuità del casato. Se così avesse fatto oggi sarebbe considerato il migliore dei Savoia: preferì la fuga. Io non resto zitto.